martedì 1 febbraio 2022
Se n'è andato a 92 anni un grande del giornalismo che ha raccontato l'Italia del secondo Novecento
Morto Tito Stagno, raccontò lo sbarco sulla Luna
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Un giornalista per vocazione: sempre preparato, preciso, elegante anche nel linguaggio, garbato nel porgere le notizie davanti alla telecamera. Ma raccontava le notizie senza censurare le emozioni: il modo migliore, diceva, per farle passare ai telespettatori, perché le immagini da sole non possono spiegare tutto. Tito Stagno, deceduto stanotte nella sua casa romana a 92 anni, è stato un maestro per almeno due generazioni di reporter.

Il grande pubblico della televisione lo ha apprezzato soprattutto come responsabile della Domenica Sportiva dal 1976 al 1995 ma il suo nome e la sua faccia gentile, con quegli occhiali spessi dalla montatura nera e quel ciuffo biondo a coprire la fronte spaziosa, sono conosciuti anche oltre i confini italiani per la diatriba con Ruggero Orlando durante la telecronaca dello sbarco sulla luna, la sera del 20 luglio 1969. «Ha toccato, ha toccato in questo momento il suolo lunare!» annunciò all'Italia il Tito nazionale ingannato da un bip giunto negli studi Rai di via Teulada senza però le immagini dello storico allunaggio (era il segnale della sonda che precedeva il tocco vero e proprio della navicella). E fu il corrispondente dagli Usa Ruggero Orlando (altro grande professionista) a correggerlo dalla centrale di Huston, dove ascoltò invece i tecnici della Nasa pronunciare "Reached land", qualche attimo dopo. Ne scaturì un battibecco tra i due che passò alla storia. Stagno però, anni dopo, minimizzò la vicenda, senza retrocedere di un millimetro. «Con Ruggero eravamo molto molto amici: comunque, anche per motivi tecnici, io diedi la notizia 20 secondi prima di lui».

Ma il giornalista sardo (nacque a Cagliari nel 1930) era un appassionato ed esperto in astronautica: si occupò anche dello Sputnik, la navicella sovietica che perse la guerra spaziale con il progetto americano dell'Apollo e per lo sbarco sulla luna si preparò seguendo un corso della Nasa a Cape Canaveral. L'allora presidente del consiglio Mariano Rumor lo definì "astronauta ad honorem". Condusse sul primo canale della Rai, con Enzo Forcella, la diretta dell'allunaggio che durò 25 ore.

Appassionato, preparato, sempre. Tito Stagno lasciò gli studi di medicina per diventare giornalista agli albori della Rai, direttore Vittorio Veltroni. Fu inviato speciale per i grandi avvenimenti, fu al seguito dei papi Giovanni XXIII e Paolo VI nei loro storici viaggi, e dei presidenti della Repubblica Antonio Sergni e Giuseppe Saragat. Fu conduttore del Tg1, autore di documentari e seguì pure il Festival di Sanremo.

Se n'è andato in punta di piedi un grande del giornalismo che ha raccontato l'Italia del secondo Novecento. Un esempio anche per le giovani generazioni. Faceva informazione televisiva senza mai urlare (nemmeno quando aveva ragione) e riusciva lo stesso a farsi ascoltare, con quel suo sorriso ammaliante, la voce impostata, la conoscenza approfondita dei fatti e, soprattutto, il garbo del galantuomo.

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