giovedì 30 settembre 2021
La vicenda riguarda presunti illeciti nella gestione dei migranti. La sentenza condanna Lucano a quasi il doppio degli anni di reclusione chiesti dalla pubblica accusa (7 anni e 11 mesi)
L'ex sindaco Mimmo Riace nel 2018

L'ex sindaco Mimmo Riace nel 2018 - Fotogramma

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Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace fautore di uno dei prima più lodati poi più discussi modelli di accoglienza dei migranti, è stato condannato a 13 anni e 2 mesi. È l’esito del processo di primo grado scaturito dall’operazione "Xenia" della Procura di Locri. Il collegio presieduto da Fulvio Accurso, riunito in camera di consiglio da lunedì scorso, ha raddoppiato la condanna richiesta dalla pubblica accusa nei confronti di Lucano. Il pubblico ministero Michele Permunian, al termine di una lunga requisitoria, aveva infatti chiesto per Lucano una condanna di 7 anni e 11 mesi di reclusione.

Oltre alla pena di reclusione sono state disposte alcune confische nei confronti degli imputati del processo Xenia. Tra le più rilevanti si evidenziano quelle a carico di Mimmo Lucano, in solido con altri condannati, per più di un milione di euro. Inoltre, Mimmo Lucano e altri 8 condannati dovranno risarcire il ministero dell’Interno, costituitosi parte civile nel processo, per una cifra pari a 200mila euro.

Lucano era stato posto ai domiciliari nel mese di ottobre 2018 dalla Guardia di Finanza. Contro di lui e altre 26 persone l’accusa della Procura di Locri, guidata da Luigi D’Alessio, di aver messo in piedi un vero e proprio sistema criminale, con al vertice l’ex sindaco, per sfruttare i fondi destinati all’accoglienza per vantaggi personali.

Le accuse contro l’ex sindaco e le persone che hanno lavorato con lui nella gestione dei progetti erano, a vario titolo: associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti.

Il sindaco calabrese, secondo l’accusa, era il promotore di un’associazione a delinquere che aveva lo scopo di «orientare l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace».

Le indagini hanno totalmente mutato la prospettiva sul lavoro di Lucano nel piccolo borgo della Locride. L’inchiesta Xenia ha, di fatto, smontato il Modello Riace, nonostante l’ex sindaco abbia sempre rimarcato che «nel villaggio globale, anche senza fondi, l’accoglienza non si è mai interrotta». Dopo la condanna, ha espresso la sua amarezza nei confronti della sentenza di condanna: «Ho speso la mia vita per rincorrere ideali, contro le mafie, mi sono schierato dalla parte degli ultimi, ho contribuito al riscatto della mia terra, ma oggi per me finisce tutto. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze così pesanti».

La sentenza di Lucano arriva come un sasso nello stagno a ridosso della tornata elettorale regionale, in cui, oltretutto, Lucano è candidato nelle fila di De Magistris. Le reazioni della politica calabrese non si sono fatte attendere. Il sindaco uscente di Napoli, candidato alla presidenza della Regione, conferma la candidatura di Lucano: «Per me Mimmo è un uomo giusto, un simbolo di umanità e di fratellanza universale – ha dichiarato De Magistris –. Non è certo un cultore del diritto amministrativo, avrà pure commesso delle irregolarità ed illegittimità, ma sono convinto che alla fine del suo calvario verrà assolto perché ha agito per il bene e mai per il male». Dal centrodestra locale, invece, piovono critiche. Su tutti il presidente della Regione, Spirlì, attacca: «La Calabria non sentirà la mancanza del condannato Lucano. È anzi doveroso – aggiunge Spirlì – che l’uomo che per anni è stato il beniamino di tutto il Pd e di tutta la sinistra, si ritiri immediatamente dalla contesa elettorale. E visto che De Magistris ha puntato tutto su Lucano – conclude il presidente facente funzione – farebbe meglio a ritirarsi anche lui. La Calabria non sentirebbe nemmeno la sua, di mancanza».

Il procuratore: Tribunale più duro rispetto alle nostre richieste

«Non è che io sia soddisfatto di tutti questi anni che il tribunale ha comminato. Noi ci eravamo tenuti sui minimi di legge possibili. Il Tribunale gli ha dato ben di più». Lo ha detto al Giornale radio Rai il procuratore di Locri, Luigi D’Alessio, in relazione alla condanna dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. «Le sentenze – ha aggiunto D’Alessio – non si commentano. Bisogna leggere le motivazioni, ma evidentemente la nostra ricostruzione non era così folle. Umanamente mi dispiace per Lucano, ma è stato riconosciuto l’impianto accusatorio». Venerdì alle 16, nel borgo di Riace, si svolgerà una manifestazione di sostegno e solidarietà a Lucano: il rischio di una strumentalizzazione in ottica elettorale c’è, dal momento che vi parteciperà anche de Magistris, nelle cui liste l’ex sindaco di Riace è candidato come capolista.

La Lega plaude, Pd e Leu: siamo esterrefatti

La vicenda irrompe nelle cronache nazionali, nel pieno del rush finale per le elezioni locali e scoppia lo scontro tra Lega e forze di centrosinistra, che fanno quadrato a difesa di Lucano: "Sono esterrefatto", dice Enrico Letta. Tra i primi a commentare a caldo la sentenza è Matteo Salvini: "Altro che dare la caccia agli omosessuali nella Lega, la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni di carcere!", afferma, riferendosi senza citarlo al 'caso Morisi' "Guadagnava illecitamente sulla gestione degli immigrati, paladino dei radical chic", aggiunge. Subito dopo parte il fuoco di fila leghista, con una serie lunghissima di dichiarazioni contro Lucano. Un attacco a tutto tondo che culmina con la richiesta avanzata dai ministri leghisti Erika Stefani, Massimo Garavaglia e Giancarlo Giorgetti di "fare un passo indietro per coerenza e rispetto delle istituzioni. Non vorremmo che trasparenza e correttezza
valessero solo per alcuni ma non per tutti". Ma De Magistris si schiera subito al fianco dell'ex sindaco di Riace: "Gli ultimi passi verso la vittoria e verso la liberazione della Calabria li compiremo domani proprio da Riace per abbracciare e sostenere ancor di più il nostro Mimmo Lucano, un uomo che è l'antitesi del crimine".

Nette le parole di Enrico Letta, che non ha dubbi su da che parte stare: "Solidarietà e vicinanza a Mimmo Lucano. Credo sia incredibile quello che è successo, sono esterrefatto per quello che è accaduto", afferma il leader dem, che poi attacca: "È ovvio che le sentenze, nel nostro Paese, si devono applicare e si rispettano sempre, ma ho come l'impressione che in questo caso ci sia magari il gioco della prima sentenza che deve essere magari sproporzionata, perché poi si pensa che tanto quella successiva ridimensionerà", detto questo, incalza il segretario Pd, "credo che qui si dia un messaggio terribile, pesantissimo, un messaggio che credo alla fine farà crescere la sfiducia nei confronti della magistratura".

È unanime la difesa di Lucano da parte dell'area del centrosinistra: "Mimmo non ha rubato un centesimo, non si è arricchito sulle spalle dei migranti. È una sentenza ingiusta. Siamo convinti della sua innocenza. Ci sarà l'appello e sarà assolto perchè Mimmo Lucano ha portato umanità a Riace e nel mondo", dichiarano Loredana De Petris, Vasco Errani e Sandro Ruotolo, senatori di Leu-Ecosolidali. Per il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni "una condanna così non l'abbiamo vista nemmeno per i peggiori criminali in Italia". Esprimono solidarietà a Lucano schierandosi al suo fianco parlamentari e eurodeputati della sinistra, da Pietro Bartolo a Laura Boldrini a Gennaro Migliore e Rossella Muroni e tanti altri. Teresa Bellanova osserva: "Le sentenze non si commentano e aspetteremo gli altri gradi di giudizio. Ma lascia dentro una amarezza enorme sapere che si inchioda a una condanna di 13 anni e 2 mesi la vita di una persona che si è spesa da sempre per i più fragili. Per quei figli della disperazione", mentre il radicale e deputato di +Europa Riccardo Magi parla di condanna "sproporzionata, abnorme".

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