giovedì 8 gennaio 2009
La diocesi ambrosiana annuncia un gesto distensivo da parte di alcuni leader musulmani Milano, chiesto incontro a Tettamanzi. La Curia: «Pregare, un bisogno e un diritto. Ma è un gesto che non può essere usato contro qualcuno e va praticato in luoghi e modi opportuni». INTERVISTA al gesuita Samir Khalil Samir:«Islamici in preghiera: niente ambiguità»

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Dopo le polemiche, le scuse. Con un comunicato diffuso nella serata di ieri, l’Arcidiocesi di Milano ha infatti dato notizia della richiesta da parte di alcuni leader della comunità islamica milanese di incontrare il cardinale Dionigi Tettamanzi per esprimergli personalmente il proprio rincrescimento per quanto accaduto nel pomeriggio di sabato, quando un gruppo di manifestanti che stavano concludendo il corteo contro l’iniziativa militare israeliana a Gaza si era soffermato nella rituale preghiera islamica proprio davanti alla cattedrale. Un gesto interpretato da alcuni come un’aperta provocazione, con una coda di polemiche mediatiche e politiche che si è trascinata sino a ieri: «L’architetto Asfa Mahmoud – si legge nella nota della Curia milanese –, presidente della Casa della cultura islamica di viale Padova, disponibile anche a coinvolgere il dottor Abdel Hamid Shaari del Centro Islamico di viale Jenner, ha chiesto all’arcivescovo di Milano cardinale Dionigi Tettamanzi un incontro per chiarire quanto è successo sabato scorso e portare le scuse». «Le cronache – spiega il comunicato – parlano di un corteo che doveva interrompersi in piazza San Babila, ma che – violando le indicazioni delle forze dell’ordine – ha invece raggiunto piazza Duomo, dove insieme ad altre manifestazioni (deplorevole il gesto di bruciare le bandiere) – essendo giunto l’orario prescritto – si è tenuta la preghiera». Questa «è un bisogno e diritto fondamentale, inalienabile per l’uomo: ogni uomo, appartenente a qualsiasi religione, dovunque, anche a Milano». Non solo: essa «aiuta l’uomo a considerare gli altri uomini come fratelli», ma «per essere autentica non può mai essere usata 'contro' qualcuno e deve essere praticata – se pubblica – nei luoghi, nei tempi e nelle modalità opportune». Tuttavia, nota la Curia milanese, «nella manifestazione di sabato scorso alla preghiera si sono uniti elementi estranei alla religione e alla spiritualità», così che «molti hanno interpretato questa preghiera come un affronto alla fede cattolica nel suo luogo più simbolico ed alto in città: la piazza del Duomo». Di qui l’annunciato incontro per un opportuno chiarimento. Partita alle 15 dai bastioni di Porta Venezia, la manifestazione promossa dalla comunità palestinese lombarda era proseguita fino a piazza San Babila, dove era previsto che dovesse concludersi. Ma alcuni tra i manifestanti, che già avevano bruciato una bandiera d’Israele sormontata dalla svastica gridando slogan contro lo Stato ebraico, avevano proseguito imboccando le strade che portano verso piazza Duomo e forzando un cordone di Carabinieri, che li avevano lasciati proseguire scortandoli a distanza per evitare lo scontro. Una volta giunti alle 17 davanti alla cattedrale, dopo l’attraversamento di piazza Scala, circa 200 manifestanti si erano inginocchiati per pregare sulla piazza, ai piedi del sagrato, rivolti verso Palazzo Reale nella direzione della Mecca. A guidarli con un megafono l’imam della moschea di viale Jenner, Abu Imad. La preghiera era durata alcuni minuti, sotto lo sguardo di molti milanesi che affollavano il centro per l’avvio dei saldi di gennaio. Appena conclusa la preghiera, i manifestanti si erano riuniti al centro della piazza scandendo slogan contro Israele e bruciando altre bandiere con la stella di Davide. Nelle stesse ore anche piazza Maggiore, a Bologna, era al centro di un’iniziativa del tutto analoga. Nell’omelia per la solennità dell’Epifania, il cardinale Tettamanzi aveva affrontato in Duomo il tema dell’integrazione degli immigrati pur senza mai fare riferimento all’episodio di pochi giorni prima: Gli immigrati «sono i nuovi cittadini italiani – aveva detto l’arcivescovo di Milano –. Certamente si portano dietro la difficoltà di un viaggio anche solo interiore, di un cambiamento culturale che lascia tracce profonde. Ma hanno anche la ricchezza di conoscenze e di aperture più vaste che dobbiamo saper accogliere e incanalare per il loro stesso bene». Qui a fianco musulmani davanti alla basilica di San Petronio a Bologna A centro pagina la preghiera islamica di sabato scorso in piazza Duomo Circa duecento musulmani, giunti nel cuore di Milano per protestare contro la guerra nella striscia di Gaza, giunta l’ora di pregare si sono inginocchiati verso la Mecca
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