venerdì 5 luglio 2019
A bordo del veliero i 54 salvati tra cui donne incinte e bambini. La Valletta? Troppo lontana. Se Malta mandasse una motovedetta «disposti ad andare loro incontro per il trasbordo in sicurezza»
Un momento del salvataggio in acque internazionali davanti alla Libia (foto Rescue Mediterranea)

Un momento del salvataggio in acque internazionali davanti alla Libia (foto Rescue Mediterranea)

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Siamo arrivati navigando tutta la notte davanti all'isola di Lampedusa fuori dal limite delle acque territoriali dalle 3.30 del mattino. La motovedetta della Guardia di finanza ci ha notificato alle 4.30 del mattino il divieto di ingresso in Italia, conseguenza del decreto sicurezza bis.

Mrcc di Malta ha offerto al veliero di Mediterranea di raggiungere il porto della Valletta che rispetto alla posizione di Alex & co si trova a 96 miglia di navigazione.

Mediterranea ha risposto di non essere nelle condizioni di sobbarcarsi altre 11 ore di navigazione. Troppe persone a bordo. E ha aggiunto che se Malta mandasse una delle loro motovedette sarebbe disposta ad andare loro incontro per il trasbordo che metta in sicurezza le 54 persone. Tutto questo solo laddove l'Mrcc maltese offrisse delle garanzie scritte sull'operazione di trasbordo.

La giornata di giovedì: il salvataggio al largo della Libia

Quando la motovedetta libica fa manovra per tornare indietro, le urla di gioia scoppiano sulla Alex & Co di Mediterranea che ha appena soccorso 54 vite umane, tra loro anche 5 bambini, 11 donne, di cui quattro incinte e in totale 11 minori. È il momento catartico che arriva dopo quattro giorni di pattugliamento e a meno di una settimana dall'approdo tumultuoso della Sea Watch 3 a Lampedusa, un canto liberatorio a sciogliere tutta la tensione che si è respirata a bordo del gommone e del veliero, pronto a fare rotta verso la Sar maltese e a chiedere l'indicazione di un porto sicuro.

Anche le ore prima del soccorso erano state concitate, perché era stata avvistata all'orizzonte dal comandante Tommaso Stella una macchia nera che avrebbe potuto essere un gommone, e invece sono dei tubolari affondati, della chiglia non c'era traccia. La tensione che serpeggia sulla Alex & Co viene frustrata e si trasforma in disperazione per essere lì e non aver potuto fare nulla: difficile dire quanti dispersi ci siano stati e quando sia stato il naufragio.

Fatto sta che il pattugliamento in Sar libica prosegue e intorno alle 16.20 viene comunicata la posizione di un rubber boat con a bordo 54 persone: attraverso una mail mandata anche alla cosiddetta Guardia costiera libica da Alarm Phone, il call center degli attivisti di Watch Med che ha fornito le prime coordinate del gommone, poi aggiornate con altre due segnalazioni.

Il capomissione Erasmo Palazzotto riunisce l'equipaggio e avvisa l'Mrcc Roma per informare che si sta dirigendo con l'Alex & Co a verificare le condizioni: il gommone si trova a ridosso delle piattaforme petrolifere di Al Zawiyah e si apprende che una delle donne incinte a bordo si trova in condizioni molto serie. Davanti al fuocoammare che riempie il cielo libico, il rhib con i soccorritori di Mediterranea scende in acqua e si avvicina al gommone con i lifejackets per mettere in sicurezza le persone a bordo. Nel frattempo l'Mrcc Roma aveva avvisato che all'evento Sar avrebbero pensato i libici, perché quell’area Sar è di loro competenza.

In mezzo tra il fuocoammare delle petroliere e il possibile arrivo della motovedetta che di fatto avrebbe deportato le persone migranti nei centri di detenzione, e soprattutto vedendo le condizioni di non stabilità del gommone e avendo grande preoccupazione per le donne incinte in condizioni serie e tutti i piccoli a bordo, il capomissione Palazzotto ha disposto il soccorso e il trasbordo sulla Alex & Co, appoggiato dall'intero equipaggio.

Una volta che tutte le persone erano in salvo il veliero di Mediterranea ha ripreso il mare, affiancato dal rhib di soccorso e soprattutto tallonato da una motovedetta libica, la 656 che mietendo i 40 nodi di velocità ha recuperato nel giro di 15 minuti l’imbarcazione a vela di Mediterranea. Mentre il capomissione informava l’Mrcc Roma dell’avvenuto soccorso e del sopraggiungere dei libici, si sentiva rispondere: “Avete fatto l’operazione in una zona Sar che non è di nostra competenza, buon lavoro”.

Sull’altro capo del bridge i libici si accostavano, chiedendo ai giornalisti a bordo, tra cui i colleghi di Rai News e Repubblica, di spegnere le videocamere, e via radio intimavano al comandante della Alex & Co Tommaso Stella: “Spegnete i motori” e una volta spenti ribadivano: “Avete fatto l’operazione di soccorso in una area Sar che non è di vostra competenza”, Mediterranea dal canto suo rispondeva che al momento del distress la motovedetta libica non era lì.

Dopo momenti di tensione altissima e vari tentativi di Mediterranea di ricontattarli, i libici non si è capito perché mollavano il colpo e giravano lo scafo per rientrare verso Tripoli.

È stato quello il momento della gioia, degli abbracci spontanei e della sensazione di sentirsi al sicuro che si legge sul volto di salvatori e salvati: vengono subito distribuiti acqua e sali minerali dal medico di bordo Giulia Berberi che dopo un primo check medico - e aiutata dai medici di Open Arms che si sono accostati coi rhib di soccorso - rassicura sulle condizioni delle persone salvate, tra loro anche una donna che sembra essere incinta e al controllo ecografico risulta esserlo: dovrebbe essere una notizia bella, ma lo è a metà poiché si scopre essere senza marito a bordo e questo lascia un senso di disperazione per la donna che porta in grembo i segni delle violenze e delle torture dei libici.

L'equipaggio chiede un porto sicuro e in serata fa rotta verso nord e chiede l'assegnazione urgente del porto di Lampedusa. Il ministro dell'Interno Salvini protesta e chiede alla barca a vela di tornare verso la Tunisia. Se questa Ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati - afferma il titolare del Viminale - faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l'Italia come punto di arrivo".

I resti di un gommone

Poco prima, sembrava non ci fosse traccia di vita, in questo tratto di mare: non ci sono più navi cargo, né navi militari, né pescherecci. È il deserto blu nel Mediterraneo, puntellato solo da gabbiani e delfini. Poi d'improvviso i resti di un gommone, sott'acqua si riconoscono soltanto i tubulari, della chiglia non c'è traccia, il motore era ancora agganciato.

Sembra lo scenario di un naufragio di cui non si è avuto notizia, almeno 30-35 persone disperse nel Mediterraneo. Il ritrovamento è avvenuto grazie al pattugliamento della barca a vela di Mediterranea Saving Humans, a 70 miglia dalle coste libiche di Sabrata.

«Queste sono le conseguenze delle politiche europee e italiane: la desertificazione del Mediterraneo. È terribile che solo noi siamo qui a raccontare questi errori» ha commentato Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans, a bordo della Alex & co. dopo il ritrovamento del gommone affondato.

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