giovedì 14 ottobre 2021
La Asso28 dopo avere soccorso 101 migranti, tra cui doversi minori, accettò di consegnarli a una motovedetta nordafricana. Affidare i migranti alla cosiddetta guardia costiera libica è reato
Migranti consegnati ai libici, prima condanna in Italia per un comandante
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Affidare i migranti alla cosiddetta guardia costiera libica è reato. Lo ha stabilito con una sentenza che farà da apripista, il Tribunale di Napoli che ha condannato il comandante della nave Asso28 a un anno di reclusione perché dopo avere soccorso 101 migranti, tra cui diversi minori e alcune donne incinte, accettò di consegnarli a Tripoli.
È la prima volta che in Europa si arriva a un verdetto di questa portata e che, di fatto, conferma come la Libia non possa essere riconosciuta come luogo sicuro di sbarco. D’ora in avanti qualsiasi nave civile coinvolta nei respingimenti rischia un processo e una condanna.
A disposizione dei magistrati, oltre alle indagini svolte dalla capitaneria di porto di Napoli, c’erano anche le registrazioni audio delle conversazioni radio ascoltate il 30 luglio 2018 dalla nave “Open Arms”. Le comunicazioni, che vennero pubblicate da “Avvenire”, mostravano una serie di anomalie nella gestione del caso e vennero immediatamente acquisite dalla procura di Napoli, con una inchiesta dei magistrati Barbara Aprea e Giuseppe Tittaferrante e il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone. «Alla nostra richiesta di fornirci i dettagli delle posizioni, ci diedero indicazioni poco chiare - aveva ricordato l’allora capomissione di Open Arms, Riccardo Gatti -. Questo per farci allontanare, ma poi abbiamo capito che era successo qualcosa di strano». La Asso 28 è un rimorchiatore di proprietà della compagnia Augusta, di supporto alle piattaforme petrolifere al largo della Libia. Sulla vicenda era intervenuta l’Eni lo stesso giorno del respingimento, smentendo di essere stata coinvolta nell’episodio. «La nave Asso 28 che opera per conto della società Mellitah Oil & Gas (gestita da Noc, la compagnia petrolifera statale libica di cui Eni è azionista, ndr) a supporto della piattaforma di Sabratah - spiegò il 30 luglio 2018 un portavoce all’Ansa - ha prestato soccorso ad un barcone con a bordo 101 migranti arrivato in prossimità della piattaforma a causa di condizioni meteo avverse». Poi aggiungeva: «L’operazione di soccorso è stata gestita interamente dalla Guardia Costiera Libica che ha imposto al comandante dell’Asso 28 di riportare i migranti in Libia».
La lettura delle motivazioni della sentenza, che come di consueto verranno depositate entro tre mesi, chiariranno cosa ha convinto la corte a ritenere il comandante colpevole di avere abbandonato i migranti che pure aveva soccorso a delle autorità di un Paese che le Nazioni Unite non riconoscono come “luogo sicuro di sbarco”. Sia il comandante che il rappresentante della compagnia di navigazione sono stati assolti dall’accusa di abuso d’ufficio.
Durante il trasferimento dei migranti verso Tripoli, a bordo della nave italiana «era presente anche un rappresentante della guardia costiera libica che - insistevano fonti vicine alla compagnia di navigazione - presidia ogni piattaforma che opera nelle sue acque territoriali e ha gestito l’operazione di soccorso in totale autonomia».
Nei nastri a disposizione dei magistrati spesso si sente in sottofondo la voce di un’altro testimone a bordo della Open Arms. Era il parlamentare Nicola Fratoianni, attuale segretario di Sinistra Italiana. «Ci dissero di avere avuto indicazione di recarsi in Libia - ricorda Fratoianni - per ordine dei loro responsabili sulla piattaforma. Quando alla Asso 28 ricordammo che i respingimenti sono illegali, il comandante ci rispose con imbarazzo, come se costretto a subire un ordine da molto in alto». Il processo, svolto con rito abbreviato, non ha potuto accertare da chi fosse arrivato quell’ordine. E oggi a pagare è il solo comandante.
«Possono inondare il web delle loro farneticazioni, possono diffondere l’odio e i pregiudizi, ma non possono cancellare le norme e le leggi a difesa degli esseri umani e della loro dignità», ha commentato Fratoianni. «Sono contento - ha aggiunto - di quanto ha stabilito la giustizia a Napoli: la solidarietà e l’umanità non sono un reato».
Per scontato viene dato il ricorso in appello del comandante del rimorchiatore. Tuttavia la sentenza apre le porte alle richieste di risarcimento dei migranti respinti.

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