venerdì 8 marzo 2019
Le parole di due ex vittime della tratta commuovono il pubblico. Il Capo dello Stato: è l'infame schivitù del nostro secolo
Le ex vittime di tratta raccontano la loro storia al Quirinale (frame dalla diretta Rai Uno)

Le ex vittime di tratta raccontano la loro storia al Quirinale (frame dalla diretta Rai Uno)

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C'è ancora una schiavitù moderna. È quella che caratterizza le donne vittime di sfruttamento sessuale. Donne di cui si approfittano uomini di ogni età e censo; vittime non meno di quelle che vengono uccise per mano di compagni e mariti. Il grado di civiltà di un Paese, ricorda infatti il presidente della Repubblica durante le celebrazioni per l'8 marzo al Quirinale, si misura infatti dalla condizione della donna in quella società. Davanti ad un platea in maggioranza femminile, il capo dello Stato sottolinea come «lo sfruttamento sessuale delle donne è una pratica criminale purtroppo diffusa. È bene chiamare questa condizione con il nome appropriato: schiavitù. Si tratta dell'infame schiavitù del nostro secolo». La domanda di «prostitute schiave» è infatti alimentata «da uomini, di ogni età e censo, che approfittano di queste povere donne, indifferenti davanti alla violenza, alla riduzione in schiavitù, spesso anche di fronte alla minore età delle ragazze. È un fenomeno diffuso, che, in realtà, esprime una acquiescenza se non una tacita connivenza con il crimine».

Ci sono lezioni del passato «su cui è opportuno meditare», continua Mattarella riferendosi alla Legge Merlin che sessantuno anni fa dichiarò fuorilegge lo sfruttamento della prostituzione. «Dovette lottare, in Parlamento e fuori da esso, contro pregiudizi e stereotipi inaccettabili, duri a morire - sottolinea - Vi erano parlamentari che sostenevano persino che alcune donne nascevano prostitute e pertanto non sarebbero mai cambiate. Quella legge fu una tappa importante nel cammino di liberazione della donna. Oggi quella senatrice, Lina Merlin, sarebbe in prima linea contro la tratta di questo nostro tempo».

Non meno importante la reazione ferma che bisogna avere contro chi usa violenza fisica e psicologica, fino in molti casi a procurarne la morte, contro mogli, figlie e fidanzate. «Non possiamo continuare ad assistere inerti alla violenza nelle case e nelle strade - avverte Mattarella - Ancora ieri, nel nostro Paese, sono state assassinate due donne - Alessandra e Fortuna - vittime di una violenza prodotta da distorte e criminali mentalità di possesso e dominio».

È infatti un compito costante di tutti «rimuovere gli ostacoli che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo di ogni persona umana - conclude il presidente della Repubblica - Sul mercato del lavoro le condizioni delle donne italiane sono ancora critiche e il tasso di occupazione femminile insoddisfacente, soprattutto se paragonato agli altri Paesi europei». Nella nostra società infatti ci sono risorse civili e morali in grado di continuare il percorso della libertà, della parità, della differenza che arricchisce la comunità. «L'8 marzo - l'augurio di Mattarella per la festa a loro dedicata - ci ricorda che le donne sono protagoniste preziose e imprescindibili per progettare i tempi nuovi che ci attendono».

La cerimonia, trasmessa in diretta da Rai1 e condotta da Nicole Grimaudo, si era aperta con la proiezione di un filmato prodotto da Rai Cultura seguito dall'intervento della giornalista e scrittrice Anna Pozzi, collaboratrice di Avvenire, sul tema della tratta di esseri umani. La conduttrice ha intervistato due ragazze vittime. Le loro testimonianze, durissime, hanno fatto commuovere fino alle lacrime i presenti, compreso il presidente Mattarella.

Il racconto di Stefania (di Viviana Daloiso)

L'emozione, fortissima, nella voce. Poi il coraggio di raccontare da capo l’orrore dei suoi 17 anni. Quando da un paesino sperduto della Bulgaria, con la promessa fatta da alcuni amici dei suoi genitori di portarla in Italia a lavorare, Stefania ha iniziato il suo calvario. Nella sala del Quirinale scende il silenzio assoluto. Stefania è girata di spalle, leggermente piegata: «Mi hanno buttato sulla strada a calci e pugni. Mi hanno tagliato le orecchie, strappato i capelli. Porto i buchi, nella mia pancia: mi ci saltavano sopra, coi tacchi a spillo». Erano in quattro, gli aguzzini della ragazza: «Due uomini e due donne», racconta dopo la mattinata passata con Mattarella, ancora scossa. Difficile, parlare con lei, perché le torture subite l’hanno resa parzialmente sorda.

Quelli della Papa Giovanni XXIII l’hanno trovata in ospedale, ricoverata da due mesi, allo stremo fisico, senza capelli, piena di ferite: «Furono i carabinieri a chiamarci per segnalarci il suo caso – ricorda don Aldo Buonaiuto, ieri al Quirinale insieme a Stefania e ad altre due ragazze vittime di tratta –. Quando l’abbiamo vista la prima volta sembrava uscita da un campo di sterminio». La vità di Stefania è ricominciata da lì: l’accoglienza in una casa rifugio, l’aiuto, l’ascolto. I capelli, bellissimi, che sono ricresciuti. «Oggi, a 24 anni, finalmente anche il lavoro. Che era il mio sogno fin dall’inizio» racconta lei. Il pensiero corre subito alle «altre», «le ragazze come me che sono sulla strada anche adesso.

La forza per andare dal presidente Mattarella, oggi, e di parlare davanti all’Italia, l’ho trovata soltanto per loro. Perché sappiano quello che mi è successo, che non sono sole, che possono ricominciare». Poi la voce trema di nuovo: «Anche per gli uomini, ho voluto parlare. Perché sappiano che sbagliano e smettano di farlo».Il passaggio sui “clienti”, nella testimonianza di Stefania al Quirinale, è stato il più drammatico: «Questi uomini che voi chiamate “clienti” sono uomini che vanno a fare la spesa, a comprare qualcosa di cui hanno bisogno – ha detto –. Così anche io sono diventata una cosa da comprare, come quando si va dal macellaio». E ancora: «Non riuscirò mai a capire come una persona che si definisce “uomo” possa non avere pietà di una ragazza che piange, sanguina e che soffre. Come possa comprarla, per fare sesso, mentre piange e sta male».

E proprio le parole durissime di Mattarella sugli uomini «complici», nel suo discorso per l’8 marzo, hanno colpito particolarmente Stefania e le altre due ragazze che ieri erano al Quirinale, Hope ed Esther: «Per chi vive e per chi tocca la sofferenza di queste ragazze con mano ogni giorno, quella sottolineatura è stata davvero importante» continua don Buonaiuto ricordando che l’8 dicembre, quando Mattarella aveva partecipato a Rimini al 50esimo anniversario della Papa Giovanni incontrando molte ragazze salvate dalla strada, «gli avevamo chiesto di pensare a una festa della donna pensando alle vittime di tratta. Lui ci ha ascoltato».

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