sabato 13 gennaio 2024
La tensione resta alta: le forze statunitensi hanno colpito per la seconda notte siti militari del gruppo filoiraniano che comanda a Sanaa. Tajani: azione giusta ma l'Italia non può partecipare
I nuovi attacchi su  Sanaa

I nuovi attacchi su Sanaa - Ansa

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Gli attacchi statunitensi sullo Yemen, incluso quello della notte scorsa contro una base militare a Sanaa, non avrebbero avuto un impatto significativo sulle capacità degli Houthi di continuare a impedire alle navi commerciali di passare attraverso il Mar Rosso e il Mar Arabico. Almeno questo è quanto sostengono gli stessi miliziani sciiti filoiraniani, tramite il portavoce Mohammed Adulsalam. Un funzionario del gruppo, Nasruldeen Amer, ha detto ad al-Jazeera che «non ci sono stati feriti né perdite materiali» nell'ultimo attacco ed è tornato a minacciare una «risposta forte ed efficace».

Seconda notte di raid americani sullo Yemen

Nella notte gli Usa hanno lanciato un nuovo raid contro siti militari degli Houthi. Colpita una postazione che sarebbe stata utilizzata nei giorni scorsi per prendere di mira le navi in transito tra Mar Rosso e Golfo di Aden. L'azione fa seguito al massiccio attacco angloamericano dell'altra notte su siti militari in Yemen.

ll Comando militare centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha confermato che «le forze americane hanno effettuato un attacco contro un sito radar nello Yemen» intorno alle 3.45 ora locale di sabato (1.45 in Italia). Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato gli Houthi di ulteriori attacchi contro le loro postazioni se non avessero fermato il fuoco nel Mar Rosso.

Nonostante la reazione Usa, i miliziani che hanno conquistato il potere a Sanaa non accennano a interrompere le ostilità sulle rotte marittime tra lo Yemen e il continente africano. Dopo gli attacchi britannici e americani di ieri il gruppo aveva infatti lanciato almeno un missile, senza peraltro colpire alcuna nave.

A New York, davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu riunitosi d'urgenza, l'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha ribadito che i raid sono stati effettuati «per riportare la stabilità nel Mar Rosso e sostenere i principi fondamentali della libertà di navigazione». La diplomatica ha ricordato che gli Houthi prendono a bersaglio «qualsiasi nave, senza riguardo alla bandiera o alla nazionalità: molte delle imbarcazioni prese di mira non hanno infatti nulla a che fare con Israele (gli Houthi rivendicano i loro attacchi come filopalestinesi per la guerra a Gaza, ndr). E questo è completamente inaccettabile».

Il ministro Tajani: «Reazione giusta, ma l'Italia non poteva partecipare»

di Luca Liverani

L’Italia è stata informata in anticipo dagli Usa dell’attacco in Yemen, ma non avrebbe potuto intervenire perché la Costituzione impedisce azioni di guerra senza un voto del Parlamento. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiarisce che il governo si batte per la libera circolazione marittima, ma che non è stato coinvolto nel blitz, mentre a Bruxelles si riflette su una possibile missione europea di tre navi nell’area.

Palazzo Chigi chiarisce dunque che «l'Italia condanna con fermezza i ripetuti attacchi degli Houthi a navi mercantili nel Mar Rosso e conferma il proprio deciso sostegno al diritto di libera e sicura navigazione». Nella stessa nota il governo precisa che «l'Italia sostiene le operazioni dei Paesi alleati, che hanno il diritto di difendere le proprie imbarcazioni, nell’interesse dei flussi commerciali globali e dell’assistenza umanitaria».

Tajani lo ribadisce: «Siamo impegnati per garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso – spiega – e partecipiamo alla missione europea Atlanta. Chiederemo anche che questa missione possa avere competenze più larghe, oppure dar vita addirittura ad una nuova missione europea per garantire la libera circolazione delle merci». Il titolare della Farnesina ricorda che l’Italia «ha sottoscritto un documento a favore di questa libertà con gli Stati Uniti e abbiamo apprezzato la decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite». Ma l’Italia non ha partecipato: «Siamo stati informati dagli Stati Uniti con parecchie ore di anticipo, ma noi non possiamo, perché la Costituzione non permette di agire in azione di guerra senza un dibattito e un voto del Parlamento». Per Tajani «è giusto difendere la libertà di navigazione, ma non possiamo partecipare a improvvise azioni di guerra».

L’Europa non sta a guardare. L’Eeas (il servizio di azione esterna dell’Ue) ha già presentato ai 27 Paesi membri la sua proposta di missione nel Mar Rosso a difesa del commercio internazionale: «Almeno tre cacciatorpedinieri o fregate antiaeree con capacità multi-missione» per almeno «un anno». Una proposta presentata prima degli attacchi di Usa e Regno Unito.

Il blitz angloamericano dell'altra notte ha comunque coinvolto – anche se indirettamente – Paesi dell’Ue. Come Cipro, che si affretta a precisare di non avere partecipato all’azione militare contro i ribelli Houthi in Yemen, come ha precisato il ministero degli Esteri, visto che aerei di stanza in una base britannica sull’isola si sono uniti agli attacchi. La Gran Bretagna ha infatti il controllo sovrano su due aree di base nella sua ex colonia. E aerei da guerra britannici sono decollati dalla base aerea di Akrotiri sull’isola per bombardare obiettivi Houthi nello Yemen.

Anche la Germania difende gli attacchi: «La risposta di Usa e Uk è mirata a obiettivi militari Houthi nello Yemen per prevenire ulteriori attacchi ed è coerente con la Carta delle Nazioni Unite», si legge in un tweet del ministero degli Esteri tedesco.

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