giovedì 28 marzo 2024
Gli ultimi dati disponibili del Sipri ci dicono che nel 2022 la spesa militare mondiale è stata di 2.200 miliardi di dollari. Il 55% li ha spesi la Nato, la Russia 86,4 miliardi
Le armi e la pace: la deterrenza non evita le guerre, lo dicono i numeri

Foto d'archivio

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Ma davvero «la pace è soprattutto deterrenza», come sostiene la presidente del Consiglio in visita in Libano? È proprio indispensabile spingere sugli investimenti militari sottraendo risorse a sanità, scuola, ambiente? Prima di esprimere un’opinione vale la pena di dare un’occhiata ai numeri. Gli ultimi dati disponibili del Sipri, ci dicono che nel 2022 la spesa militare mondiale è stata di 2.200 mld di dollari. Il 55% li ha spesi la Nato, cioè 1.230 mld, di cui 877 gli Stati Uniti (il 71%) e 355 gli altri Paesi Nato. E la Russia? 86,4 mld. L’Alleanza Atlantica, insomma, investe in armi quasi 15 volte più dell’Orso russo. Un potenziale bellico soverchiante che però non sembra avere minimamente intimorito Putin. Ed è così da anni.

Un recente rapporto di Greenpeace spiega che i paesi Nato dell’UE negli ultimi dieci anni hanno aumentato la spesa militare di quasi il 50%: da 145 mld di euro del 2014 a 215 del 2023. In un decennio la spesa pubblica degli stessi Paesi è aumentata del 35%, l’acquisto di armi del 168%. «La pace non si costruisce con i buoni sentimenti - avverte Giorgia Meloni - di chi sta comodamente seduto sul divano». Sicuramente la premier non pensava alle carovane pacifiste della rete #StopTheWarNow che in due anni hanno portato cibo, farmaci e generatori agli ucraini. Ai volontari della Papa Giovanni XXIII nei campi profughi siriani o in Colombia. A “Un ponte per...” impegnato in Irak. Ai medici di Emergency che curano in Sudan le vittime della guerra.

Di sicuro la «pace della deterrenza» è utile ai fatturati del comparto bellico. E ricorda parecchio quella “pax romana” che Tacito aveva spiegato bene: «Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant», dove fanno il deserto, lo chiamano pace. Ecco, alla pace in negativo del terrore, che ha la sua massima espressione nel ricatto reciproco dell’apocalisse nucleare, è più che legittimo preferire la pace positiva costruita attivamente dalla politica, dalla diplomazia, dai popoli, dalle società civili e dalle comunità dei credenti.

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