giovedì 21 settembre 2017
I guardacoste sono riusciti a salvare "qualche naufrago". E i miliziani rivelano i contenuti delle trattative con Roma e Bruxelles
Naufragio Libia: oltre 100 dispersi. Scontri sul negoziato con l'Ue
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Un naufragio di migranti al largo della Libia con oltre cento dispersi è stato segnalato dalla Marina libica sulla base di testimonianze di sopravvissuti. Il portavoce della Marina Libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem, contattato dall'Ansa ha detto che "oltre cento migranti sono dati per dispersi" per l'affondamento di un barcone davanti alla costa ovest del Paese. La Guardia costiera di Zuara ha ricevuto "ieri" una richiesta di soccorso da parte di un barcone in difficoltà.

I guardacoste sono riusciti a salvare "qualche naufrago", ha aggiunto il portavoce senza poter fornire cifre. Secondo i superstiti, le persone a bordo dell'imbarcazione erano "più di 120", ha detto ancora Ghasem.

Negli ultimi giorni sono riprese le partenze dei barconi di migranti, specie dopo l'annuncio della visita del generale Haftar (avversario del governo riconosciuto del premier Serraj) la prossima settimana in Italia. Le bande di scafisti usano infatti i migranti da loro tenuti prigionieri come strumento di ricatto e pressione sull'Unione europea.

Sullo sfondo, restano le faide tra i diversi gruppi armati che sperano di ottenere una legittimazione e parte dei fondi promessi dall'Italia e dall'Europa a Tripoli.


Un potente gruppo armato, coinvolto nel traffico di esseri umani dalla Libia, sta cercando di legittimarsi e di ottenere impieghi di Stato nel settore della sicurezza dal governo di Tripoli in cambio del blocco alle partenze dei barconi dalle coste di Sabrata verso l'Italia. Lo rivela un componente di alto livello dell'organizzazione. Il gruppo, la brigata Anas al-Dabbashi, quest'estate ha raggiunto un accordo per bloccare il traffico con il governo libico di unità nazionale (Gna) sostenuto dalle Nazioni Unite, ha rivelato all'agenzia Reuters l'esponente dell'organizzazione, che si è identificato come Mohamed.

La necessità per il governo di raggiungere una simile intesa rifletterebbe il potere dei gruppi armati attivi nella Libia occidentale, che localmente detengono il potere effettivo dalla rivolta del 2011, che portò alla deposizione di Muammar Gheddafi. La rivelazione farebbe anche luce sulla precarietà della netta riduzione negli arrivi di migranti registrata negli ultimi tempi in Italia, lungo la rotta che ha sostituito quella dell'Egeo nelle preoccupazioni dell'Europa. Il Gna non ha risposto alla richiesta di commenti. Fonti locali, che hanno voluto rimanere anonime, hanno dichiarato che c'è stato almeno un incontro tra funzionari del governo e Ahmed al-Dabbashi, indicato come uno dei maggiori "facilitatori" del traffico di esseri umani in Libia in un Rapporto Onu pubblicato quest'anno e anticipato da Avvenire.
Mohamed ha detto che gli incontri sono stati più di uno, e che alla brigata è stata offerta anche la possibilità di un'amnistia per le attività legate al traffico svolte in passato. Per mostrare la propria capacità di sostenere un accordo con Tripoli il gruppo, composto da centinaia di uomini, ha imposto con l'aiuto della guardia costiera un giro di vite sulle partenze che il mese scorso ha portato a un crollo dell'80% degli arrivi di migranti in Italia, ha aggiunto Mohamed a Reuters.
Con le elezioni che incombono nella prima parte dell'anno prossimo il governo italiano, che ha accolto con favore l'improvviso calo degli arrivi fotografato dai dati ufficiali, è sotto pressione per dimostrare che può bloccare, o quantomeno rallentare, gli arrivi di migranti dallo Stato produttore di petrolio.
Alcuni media internazionali hanno riferito che Dabbashi avrebbe ricevuto cinque milioni di euro direttamente dai servizi segreti italiani per bloccare le barche di migranti, ma Mohamed nega questa ricostruzione. Anche l'Italia ha smentito qualsiasi pagamento diretto ai gruppi armati. E' più probabile che gli aiuti siano arrivati sotto forma sdi sostegno a strutture esanitarie e infrastrutture locali.
La fragilità della situazione a Sabrata in termini di sicurezza è stata sottolineata dagli scontri territoriali scoppiati nel fine settimana scorso, con il gruppo Dabbashi coinvolto in alcuni tra i confronti armati più pesanti registrati in città negli ultimi anni. Solo ieri vi sarebbero stati almeno sei morti negli scopntri tra milizie. Le esplosioni si sentivano fino al porto di Zawiya, a 22 chilometri di distanza da Zuara.
Entrambe le parti coinvolte nella contesa sostengono di avere l'appoggio del governo di Tripoli, e l'anno scorso hanno combattuto assieme per scacciare le forze di Stato islamico dalla zona.
Con l'Italia e l'Unione europea che offrono milioni di euro alle autorità locali libiche capaci di bloccare il traffico, i gruppi armati hanno interesse a provare di essere gli unici nelle condizioni di controllare il territorio. "Quest'affare del traffico... tutti sanno che la Libia non rimarrà così per sempre", dice Mohamed. "Se hai anche un minimo di intelligenza, vai con il governo".



Come risultato della sorveglianza da parte di Dabbashi e delle intercettazioni dei barconi da parte della guardia costiera, gli arrivi in Italia di migranti salvati in mare sono diminuiti del 50% a luglio rispetto a un anno prima, e di oltre l'80% ad agosto. Negli ultimi tre anni, questi due mesi sono stati quelli di picco.
I dati ufficiali dicono che ci sono stati complessivamente più di 100.000 arrivi in Italia quest'anno, in diminuzione di oltre il 20% rispetto al 2016.
Per tenere a freno il traffico, l'Italia è in prima fila nel tentativo di rafforzare la guardia costiera libica, e sta trattando direttamente con le autorità locali, incluso il sindaco di Sabrata Hussein al-Thwadi, a cui offre incentivi per fermare i flussi. Thwadi ha cercato sostegno direttamente dall'Italia, incontrando l'ambasciatore italiano questo mese e il ministro dell'Interno Marco Minniti a luglio.
La brigata Dabbashi, che sorveglia anche un impianto di estrazione di gas e petrolio a ovest di Sabrata gestito dalla Compagnia nazionale petrolifera libica (Noc) e dall'italiana Eni , ha negato qualsiasi contatto diretto con l'Italia. È alleata con la Brigata 48, un gruppo di circa 300 soldati allineati al governo Serraj.
"Abbiamo accordi soltanto con il governo di Tripoli", dichiara Mohamed. "Ci hanno detto che potrebbero perdonare tutto ciò che abbiamo fatto in passato", aggiunge, facendo riferimento al traffico di esseri umani.
Ma non è chiaro se Tripoli potrà mantenere le promesse di inserire gli uomini di Dabbashi nei propri ranghi, o se altri gruppi potranno contenere le forze che intendono andare avanti con il traffico.
Sabato esponenti della guardia costiera libica hanno comunicato di aver riportato indietro oltre 1.000 migranti che viaggiavano in almeno otto barche. Quello stesso giorno, la brigata Dabbashi ne ha intercettati altri 3.000, dice Mohamed. Più di 1.500 sono stati salvati in mare e portati in Italia.
"Molte persone ci stanno facendo pressione perché smettiamo", dice Mohamed a proposito del giro di vite imposto da Dabbashi sulle partenze di migranti. "Vogliono riprendere (con il traffico di esseri umani)". Quei migranti la cui sorte è in balia di un negoziato nel quale i diritti umani non sono il primo punto all'ordine del giorno.




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