domenica 20 ottobre 2019
Nuove carte attestano: Mifsud e Papadopoulos si conoscevano già a Londra, prima dell’incontro alla Link Non ci sono evidenze sulla pista della contro-indagine che ha portato in Italia il ministro Barr
A destra, Papado-poulos a una conferenza del Lcilp a Londra nel 2016

A destra, Papado-poulos a una conferenza del Lcilp a Londra nel 2016

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Il filone italiano del Russiagate potrebbe star viaggiando in realtà su un binario morto. Continua a far discutere la duplice missione romana (tra Ferragosto e fine settembre) di William Barr, il segretario alla giustizia Usa spedito dal presidente Donald Trump nella Città eterna assieme al procuratore del Connecticut, John Durham, per una contro-indagine finalizzata a carpire dai nostri Servizi informazioni in grado eventualmente di screditare l’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller sulle presunte interferenze russe nella campagna elettorale americana del 2016.

Una missione che sta creando qualche grattacapo anche al premier Giuseppe Conte, che in settimana riferirà al Copasir. L’assioma di questo ragionamento finora è stato univoco: cioè che due dei personaggi-chiave di questa complicatissima - e un po’ sgangherata ' spy story', ovvero il 59enne maltese Joseph Mifsud, scomparso nel nulla a maggio del 2018, enigmatica figura a metà tra il presunto '007', il faccendiere e il professore, e il 32enne George Papadopoulos, nel 2016 per un periodo nello staff elettorale di Trump e unica persona finora condannata (a 12 giorni di carcere, per aver mentito al Fbi per il Russiagate), abbiano stabilito il primo contatto proprio a Roma a metà marzo 2016, a un’iniziativa della Link Campus University (Lcu) presieduta dall’ex ministro Dc Vincenzo Scotti, fucina di parte della classe dirigente M5s e nella quale aveva un ruolo anche Mifsud.

Sarebbe nato qui, a due passi dalla via Aurelia, quel rapporto che avrebbe portato in breve Mifsud a riferire al secondo che i russi erano in possesso di «migliaia di e-mail» di Hillary Clinton, l’allora candidata democratica. Questa è la narrazione dominante. Ma nuove carte che abbiamo potuto visionare spostano il baricentro di questa storia in un’altra direzione: a Londra. Di mezzo c’è un’altra struttura di cui si è parlato, il London Centre of international law practice (Lcilp), misterioso e chiacchierato centro sorto negli ultimi anni che avrebbe agganci con diversi servizi d’intelligence.

Nell’ultima intervista a un giornale italiano ( la Repubblica) Simona Mangiante, avvocata casertana 34enne moglie di Papadopoulos (anche lei convinta che il primo incontro fra il marito e Mifsud sia stato a Roma), l’ha definito un «posto finto, una copertura ». E sarebbe qui, in un appartamento al 19 di Gray’s Inn Chambers, zona chic di Londra, che si annidano le vere radici di Mifsud e anche il primo, vero incontro con Papadopoulos, precedente a quello poi avvenuto (dopo la tappa romana) il 24 marzo 2016 nella capitale inglese di cui parla un documento del Dipartimento di giustizia Usa.

Una pagina Internet del 7 ottobre 2015 annovera Mifsud nell’' Our team' (nostro staff) con l’appellativo di ' professor' e l’incarico di direttore dello sviluppo strategico internazionale, a fianco del direttore Nagi Idris, cittadino britannico di origine sudanese. Vicinanza non casuale: è proprio Idris che Mifsud propone, il 6 novembre 2015, alla Link per farlo professore (Idris non vi insegnerà mai). Ed è con un’altra mail (per la quale Mifsud era solito però usare il dominio di un altro ateneo, l’East Anglia) che il maltese il 23 febbraio 2016 invita la Link a un convegno sull’energia a Londra, dal 7 al 9 marzo, dove apparirà Papadopoulos già come direttore del settore ' International energy and natural resource law & security' del Lcilp. L’analista con cittadinanza greca, insomma, lavorava per questo piccolo centro del cui sviluppo si occupava Mifsud. Seppur indirettamente, lo si può definire uno dei suoi datori di lavoro.

A provare l’inserimento di Papadopoulos nel centro Lcilp è anche una foto postata su Twitter il 25 febbraio di quell’anno da Rebecca M. Peters, esperta del centro londinese per il diritto delle acque e oggi nell’executive team del 'Veterans in global leadership' (società non profit da taluni indicata come vicina alla Cia), in cui i due figurano assieme all’ambasciatore del Togo in Gran Bretagna. Nel frattempo Mifsud ha inviato a Scotti una mail per organizzare a Roma un seminario sui temi dello sviluppo sostenibile, per il quale si ipotizzano i giorni dal 12 marzo 2016 in poi.

Finalmente, il 3 marzo di quell’anno è una mail inviata alla Link (e per conoscenza a Mifsud e Idris) da Martin Wilson, manager di Lcilp, a svelare in un allegato i nomi della delegazione di 7 persone che andrà a Roma: fra questi, appunto, Papadopoulos (oltre alla Peters), descritto come gli altri in una 'bio' di una quindicina di righe che ricorda i suoi trascorsi all’Hudson Institute e gli studi all’University College London, alla DePaul university e all’Università cattolica di Louvain. E a Roma ci sarà pure Mifsud. Sono giorni cruciali per Papadopoulos: sempre secondo il Dipartimento di giustizia proprio il 6 marzo ha un colloquio per lavorare nello staff trumpiano e il 21 marzo vi entrerà, fra i 5 esperti di politica estera per la campagna elettorale (una foto del 31 marzo lo ritrae seduto a un tavolo ristretto, con Trump). È l’inizio del Russiagate e dell’intera vicenda che si trascina fino ai giorni nostri. Fino alle prossime puntate.

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