mercoledì 28 ottobre 2020
Lettera dei direttori delle Caritas diocesane al governatore: dormitori, mense e aiuti a domicilio sotto stress, per le istituzioni gli invisibili sono diventati fantasmi
Una mensa della Caritas

Una mensa della Caritas - Siciliani

COMMENTA E CONDIVIDI

Le Caritas diocesane della Regione Campania hanno inviato martedì sera una lettera al governatore Vincenzo De Luca con la richiesta di essere urgentemente ascoltate. Mense e dormitori allo stremo delle forze, volontari ormai in numero insufficiente rispetto alla mole delle richieste di aiuto che giungono agli sportelli parrocchiali e diocesani, difficoltà a raggiungere tutti gli anziani e le famiglie con minori e disabili che chiedono sostegno di ogni tipo: dagli alimenti alla connessione per la didattica a distanza, dalla compilazione dei moduli per i sussidi economici e farmaci e cure.

I direttori delle Caritas campane sono concordi nel rilevare che le istituzioni pubbliche sono arrivate impreparate anche alla “seconda pandemia sociale”, e chiedono a De Luca di istituire un “Comitato sociale” che affianchi le scelte della Regione e le orienti verso l’inclusione delle fasce più deboli.

Ecco il testo della lettera-appello:

“Gentile Presidente De Luca,
a seguito delle notizie che annunciano un nuovo “blocco totale”, i direttori delle Caritas campane si sono riuniti via web sabato 24 per fare una riflessione sugli scenari a cui andremo incontro. Durante la prima ondata, quella dell'"andrà tutto bene", le nostre Caritas hanno assistito una marea di"invisibili" che decine di DPCM, ordinanze e decreti non hanno nemmeno sfiorato: chi una casa non ce l'ha, e quindi non poteva "restare a casa"; chi non ha gli strumenti per decriptare norme, misure e indirizzi sanitari, sociali, economici; chi non sa compilare un modulo; chi non ha una connessione in casa per seguire i social o garantire l'istruzione ai minori; chi associa tre componenti letali: disagio economico, solitudine e disagio psichico... la lista potrebbe essere più lunga: una visita ai nostri dormitori e alle mense ci risparmierebbe tante parole.

Il Santo Padre, nell’ultima Enciclica “Fratelli tutti” ci dice: Nessuno può affrontare la vita in modo isolato (...). C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! (...) Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme. Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!”

Sono passati cinque mesi, questi invisibili sono diventati fantasmi. Non ne siamo usciti migliori, signor Presidente. Perciò,come Caritas di tutta la Regione Campania avvertiamo l’urgenza,ormai indifferibile, di scriverle questa lettera alla luce della preoccupante situazione sociale che registriamo quotidianamente. Anche alla seconda ondata del Covid, signor Presidente, i servizi pubblici risultano totalmente in difficoltà. Motivo per cui la pressione sui nostri servizi è altissima. Ma noi non ci sottraiamo.

Ma questo nostro “non sottrarci” non deve essere scambiato per una silente rassegnazione a servire senza parlare, senza denunciare, senza svolgere quella funzione di Advocacy che è nostra. La situazione, signor Presidente, è preoccupante. E noi siamo soli. Lo ripetiamo: le Caritas sono sole. Sole! Con volontari impagabili, ma impauriti. Strutture sotto stress e già ai limiti delle capienze. Sole e senza risorse sufficienti.

Signor Presidente,i poveri che assistiamo ordinariamente sono precipitati sotto le ultime soglie di dignità ammissibili. E gli impoveriti della prima ondata si stanno ripresentando in questi giorni ancora più impoveriti: parliamo di persone che hanno sempre lavorato nella vita, parliamo di anziani soli, parliamo di mamme con figli che non svolgono più lavori saltuari, di padri separati –anche di discreto livello culturale –in crisi professionale.

Le misure nazionali e regionali non guardano a queste categorie. Guardano,legittimamente, altrove. Ma ciò significa che questa sacca di povertà vera e incontestabile, non solo dichiarata dinanzi a un modulo telematico, è tutta integralmente a nostro carico. I servizi sotto pressione sono i dormitori, le mense, le attività di assistenza alle famiglie in blocco sanitario, i giovani e i bambini, gli anziani e le persone con abilità diversa. Questi cardini delle politiche sociali sono ormai abbandonati a se stessi.

Signor Presidente, le chiediamo di mettersi in “ascolto”.
La Delegazione Caritas Campania può essere un interlocutore privilegiato per la Regione. Istituisca a fianco al Comitato tecnico-scientifico un “Comitato sociale” che la aiuti a capire tutti gli effetti del Covid così da strutturare interventi di sostegno che includano tutti, anche gli “invisibili”.

Noi saremo sempre disponibili a mettere insieme tutte le nostre forze, in rete con le altre realtà territoriali, perché nessuno rimanga solo e disperato. Le auguriamo buon lavoro nella piena consapevolezza delle responsabilità che ha e a cui deve rispondere”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI