martedì 24 settembre 2019
La campagna di organizzazioni cristiane e laiche lancia un appello a Governo e Parlamento - e una raccolta di firme - per abolire le misure contro Sprar e Ong di soccorso e il sostegno a Tripoli
Foto di gruppo con le coperte termiche distribuite ai naufraghi sulle navi di soccorso, simbolo della campagna #IoAccolgo

Foto di gruppo con le coperte termiche distribuite ai naufraghi sulle navi di soccorso, simbolo della campagna #IoAccolgo

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Abrogare i due decreti sicurezza voluti dal ministro Matteo Salvini e il memorandum di intesa con la Libia per il contrasto dei flussi migratori verso l'Italia firmato dal presidente del governo Paolo Gentiloni. L'appello è promosso da #IoAccolgo, progetto lanciato a giugno con un flash mob a Roma a Trinità dei Monti, cui hanno aderito fino ad oggi oltre 40 realtà nazionali e internazionali (tra cui A Buon Diritto, Acli, Arci, Asgi, Caritas, Centro Astalli, Cgil Cisl e Uil, S.Egidio, Fcei, Focsiv, Gruppo Abele, Intersos, Legambiente, Migrantes, Msf, Oxfam). «L'obiettivo politico dell'iniziativa - dicono i promotori - è quella di riaprire il dibattito nella società e nelle aule parlamentare su questi temi. Senza un intervento di modifica, infatti, le norme approvate dalla precedente maggioranza restano pienamente in vigore, continuando a produrre effetti devastanti in temini di violazioni dei diritti e di esclusione sociale dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione». #IoAccolgo ricorda che «il nuovo Governo ha in programma la revisione della disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica» ma allo stesso tempo «richiama l'urgenza di intervenire» per «l'abrogazione o comunque una profonda modifica dei due decreti, nonché l'annullamento degli accordi con la Libia».

Cinque i punti imprescindibili dell'appello della società civile. Primo: reintrodurre la protezione umanitaria, abrogata dal decreto legge 113 del 2018. «Decine di migliaia di persone che pure avrebbero diritto all'asilo ai sensi dell'articolo 10 della Costituzione o che si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità per gravi motivi di carattere umanitario vivono oggi nel nostro Paese senza poter ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno, condannate così all'emarginazione o allo sfruttamento»

Seconda richiesta: abrogare la norma riguardante la residenza dei richiedenti asilo. «Nella maggior parte dei comuni i richiedenti asilo non vengono più iscritti all'anagrafe. L'impossibilità di ottenere la residenza determina enormi problemi nell'inserimento lavorativo e nell'accesso ai servizi, contribuendo a ostacolare l'inclusione sociale».

La terza richiesta dell'appello è ristabilire un sistema nazionale di accoglienza che promuova l'inclusione sociale di richiedenti asilo e titolari di protezione. Per colpa dei Decreti sicurezza «i richiedenti asilo non possono più essere inseriti nel sistema di accoglienza gestito dai Comuni, ex-Sprar, ma possono essere accolti unicamente nei Cas (centri di accoglienza straordinaria), strutture prefettizie spesso di grandi dimensioni e privi di servizi fondamentali come i corsi di italiano, l'orientamento lavorativo e la mediazione interculturale».

Il quarto punto dell'appello riguarda l'abrogazione dei divieti per le navi impegnate nei salvataggi. «Norme che hanno comportato gravi violazioni del diritto internazionale che impone agli stati di indicare alla nave che abbia soccorso dei naufraghi un porto sicuro dove farli sbarcare» nel più breve tempo possibile». Il osservanza del decreto legge 53 del 2019 «uomini, donne e bambini già provati dalle violenze subite in Libia sono stati trattenuti per settimane sulle navi soccorritrici in condizioni inaccettabili». Il risultato ottenuto, sostengono le organizzazioni, «ostacolando le navi umanitarie e scoraggiando le navi commerciali dall'intervenire nei salvataggi è di aumentare le morti in mare».

L'ultimo auspicio della campagna #IoAccolgo è che il governo «annulli immediatamente gli accordi col governo libico e che, fatti salvi gli interventi di natura umanitaria, non vengano rifinanziati quelli di supporto alle autorità libiche nella gestione e controllo dei flussi migratori». Numerosi rapporti di organismi indipendenti e internazionali hanno comprovato che i migranti intercettati dalla cosiddetta guardia costiera libica «vengono sistematicamente rinchiusi nei centri di detenzione, in condizioni disumane, e sono sottoposti a torture, stupri e violenze».

#IoAccolgo lancia una raccolta di firme a sostegno dell'appello. Oltre ai banchetti nelle piazze, è possibile firmare anche online sul sito della campagna.

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