mercoledì 31 gennaio 2024
Matteo di Pietro, il content creator del gruppo The Borderline, ha patteggiato 4 anni e 4 mesi. Il legale della madre del piccolo: «Eravamo preparati, ma resta la tragedia per una famiglia»
Investì e uccise un bimbo. Niente carcere per lo youtuber

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Matteo Di Pietro, lo youtuber del gruppo “The borderline” che nel giugno scorso investi è uccise un bambino di 5 anni a Casal Palocco (Roma), non andrà in carcere. Il giovane content creator ha infatti patteggiato una pena di 4 anni e 4 mesi e poiché ha già scontato 8 mesi potrà accedere a misure alternative alla detenzione (essendo il residuo inferiore a 4 anni, ovvero il termine massimo per la concessione dei domiciliari). È quanto stabilito ieri dal gup di Roma, dopo il parere favorevole della Procura alla richiesta avanzata dalla difesa del 20enne romano, accusato di omicidio stradale e lesioni.

L’incidente, hanno stabilito i giudici, avvenne «per colpa consistita in negligenza, imprudenza ed imperizia», oltre che per «l’inosservanza delle norme sulla circolazione stradale, avendo (Di Pietro ndr.) tenuto una velocità eccessiva in rapporto al limite imposto (50 km all’ora) e – secondo il capo di imputazione – comunque non adeguata alle caratteristiche e alle condizioni della strada urbana percorsa e all’approssimarsi ad una intersezione». Al momento dello schianto lo youtuber era alla guida di una Lamborghini Urus, un potente suv noleggiato appositamente per una challenge, cioè una sfida da postare sui social network per l’intrattenimento dei propri follower. In questo caso l’obiettivo era rimanere a bordo dell’automobile per 24 ore senza mai mettere piede fuori dall’abitacolo.

La vettura travolse il lato della Smart For Four guidata dalla madre della vittima e all’interno della quale si trovava anche la sorellina (entrambe rimaste ferite). Di Pietro, si legge ancora nelle carte del processo, si trovava a bordo della macchina con «l’unico ed evidente fine di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web, per aumentare i guadagni della pubblicità a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere a una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km all’ora».

«Credo che questa sia una condanna in linea con le finalità del nostro ordinamento, di rieducazione, di risocializzazione proprie della sanzione penale – ha commentato il legale di Di Pietro, Antonella Benveduti –. Sono cardini fondamentali del nostro ordinamento penale, previsti dalla Costituzione e importanti nel valutare poi la correttezza di questa pena. Nessuna condanna può mitigare il grave lutto, la grave perdita». In ogni caso, ha aggiunto, davanti al gip Di Pietro «ha espresso le sue scuse e il suo dolore. Ha riconosciuto nuovamente la sua responsabilità, come aveva già fatto nell'interrogatorio e ha espresso anche il suo desiderio di impegnarsi in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale. Quindi un suo impegno sociale che lui stesso ha definito come obiettivo sociale». «Eravamo preparati, oggi (ieri per chi legge), non è stata una sorpresa – ha dichiarato invece l’avvocato della madre del bambino ucciso –. Resta la tragedia per una famiglia, per una madre. Oggi abbiamo una condanna che rispettiamo ma che non potrà restituire la vita di un bimbo di 5 anni».

Sulla sentenza si è espresso ieri anche il vice premier leghista e ministro dei Trasporti Matteo Salvini, convinto che la decisione dei giudici evidenzi la «necessità» di «una riforma della giustizia». Mentre la senatrice di Fratelli d’Italia, Cinzia Pellegrino, coordinatrice nazionale del dipartimento Tutela vittime del partito ha parlato di «un’insoddisfazione palpabile per una giustizia che sembra non dare giustizia alle vittime».


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