venerdì 6 settembre 2013
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Le preoccupazioni per le ricadute della moratoria votata ieri al Senato «hanno fatto gettare la maschera all’intero sistema dell’azzardo, che sperava di espandersi all’infinito». Maurizio Fiasco, docente di Sociologia a Tor Vergata e consulente della Consulta nazionale antiusura, sembrava non aspettasse altro.Cosa rivelano le reazioni della filiera di "azzardopoli" al voto avvenuto in Senato?Finalmente viene ammesso ciò che sempre è stato negato: che la loro architettura di business si basa sull’espansione all’infinito delle possibilità di poter scommettere. Un sistema costruito per attirare un sempre maggior numero di giocatori e che se vede bloccare la possibilità di offrire nuove occasioni di gioco rischia di andare in crisi.Dicono che sono a rischio 6 miliardi di gettito e 200mila posti di lavoro?È un trucco. Nelle cifre sui posti di lavoro i gestori ci aggiungono anche quanti, come baristi e tabaccai, in realtà un lavoro ce lo hanno già, mentre i dipendenti diretti dell’azzardo saranno circa 75 mila. Questi posti però sono messi a rischio dal sempre crescente gioco su internet, che non necessità di personale come se ne trova nei centri scommesse. Cosa dovrebbero dire allora quei venti ippodromi chiusi, con tutta la filiera dell’ippica sul lastrico, perché soppiantati dalle slot machine e da internet? E poi bisogna dirla tutta: se i 90 miliardi di giro d’affari fossero dirottati su altri settori, potrebbero produrre non meno di 700mila posti di lavoro.E i timori per i 6 miliardi in meno nelle casse pubbliche?A voler ragionare per esempi, possiamo dire che i 90 miliardi bruciati dagli italiani nel gioco, se fossero usati per i consumi tradizionali, non solo rimetterebbero in moto l’economia, ma darebbero allo Stato un gettito nettamente superiore a quello dell’azzardo.In cifre?Nel 2010 si è avuto il gettito massimo, intorno ai dieci miliardi. Da allora si scende sensibilmente. Il gioco on-line, ad esempio, tocca livelli di tassazione ridicoli: appena superiore allo 0%. Tornando ai 90 miliardi di spesa, dirottati su altri comparti darebbero, solo di Iva al 21%, quasi 20miliardi di euro. Lo ripeto: l’azzardo, oltre che un problema sociale, è un cattivo affare proprio per il bilancio dello Stato.A questo punto è probabile che il governo trovi comunque il modo di riaprire la partita.Speriamo che sia l’occasione per rimettere mano all’intero sistema, soprattutto raccontando la verità agli italiani. Che devono sapere come stanno davvero le cose.Torniamo al modello di business. Cosa non va?I concessionari hanno accettato di ridurre gli utili sulle singole scommesse a patto di moltiplicare le giocate e i giocatori. Questo per una ragione semplice. I giochi tradizionali (come il Superenalotto, il Lotto, altre scommesse sportive) assicuravano vincite altissime a pochissimi scommettitori. Per superare la frustrazione di quanti restavano a bocca asciutta si è sccogitato il sistema delle piccole vincite.Con quali effetti?Si ha la sensazione di poter ottenere risultati perdendo la cognizione del denaro realmente speso. Le ricadute sono devastanti. E sarebbe il momento che la politica tutta ne prendesse atto.
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