
Tommaso Foti, ministro degli Affari europei e del Pnrr, durante le comunicazioni nell'aula del Senato. - ANSA
Scorre inesorabile la clessidra per il Pnrr. E nel lungo cammino di 6 anni del Piano di ripresa e resilienza, che vede ormai avvicinarsi il termine, si affacciano continue novità, ma anche nuovi allarmi. Appena il tempo per Tommaso Foti, il ministro competente, di difendere la quinta revisione in due anni portata a casa e già si affaccia una nuova richiesta di modifiche, anche «strutturali», da presentare all’Europa. Foti lo ha detto chiaramente nell’aula del Senato, nelle seconde comunicazioni in 24 ore (mercoledì c'erano state alla Camera) tenute appunto per aggiornare il Parlamento sulla rimodulazione d’investimenti e riforme nel Pnrr. Sul quale l’esecutivo, in attesa d’incassare a breve la settima rata da 18,3 miliardi di euro, fa sapere che «a fine giugno formulerà alla Commissione Europea la richiesta per validare gli obiettivi dell’ottava rata», la terzultima da cui dipendono ulteriori 12,8 miliardi.
Fin qui le note positive, unitamente a quella che, secondo il titolare degli Affari europei, l’indicazione programmatica di spendere al Sud il 40% dei fondi «è stata mantenuta» anche nel 2024: «Posso dire che la tendenza che ho visto fino a oggi è che il limite del 40% è decisamente superato». I problemi però, come detto, non sono finiti. I Comuni sono infatti in difficoltà, fra collaudi e questioni «non risolubili», nel portare avanti le metropolitane in alcune grandi città. Spunta intanto qualche criticità per la “missione Salute”: la spesa è in linea, ma ancora lontana dal totale delle risorse, avverte l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che indica nei ritardi e nella carenza di personale le sfide da vincere per il reale potenziamento del sistema sanitario, specie in relazione alle previste Case di comunità.
Davanti ai senatori Foti ha confermato che alcuni settori sono «oggetto di preoccupazione». Condivisa dall’Anci che ha incontrato Foti, da qui la richiesta di cambiamenti in vista della 9ª e 10ª rata. Foti ha rassicurato su tutta la linea, anche sui livelli attuali della spesa: «Non è pregiudizievole», ma «sto cercando di capire cosa non funziona», ha detto. E ha replicato alle critiche: «Lascio che gli altri si divertano a tifare contro l’Italia, mentre io vedo che raggiungiamo dei successi».
Nell’aula di Palazzo Madama, che ha approvato la risoluzione di maggioranza, le opposizioni parlano però di fallimento del piano. E qualche dubbio arriva anche dalla maggioranza, con il senatore della Lega, Claudio Borghi, che semina il dubbio: «Non sarebbe meglio finanziarci con i Btp?». Il piano concordato con l’Ue per sostenere la ripresa dopo il Covid-19 sta diventando un nodo cruciale per l’esecutivo, calcolando che al momento ne è stato realizzato meno del 40% e che i prestiti Ue andranno rimborsati alla fine.
Qualche criticità sul Pnrr l’ha segnalata anche l’Upb, che ha analizzato lo stato di avanzamento della “missione 6 - Salute”. La spesa effettuata è pari a 2,8 miliardi, poco meno dell’obiettivo del cronoprogramma (3,1 miliardi), ma “lontano dal totale di risorse da utilizzare”, cioè 15,6 miliardi. Ci sono ritardi soprattutto nel Mezzogiorno, dove nonostante il vincolo di destinazione “non è garantito il riequilibrio infrastrutturale”. Inoltre, avverte l’Authority, la realizzazione degli investimenti “non garantirà l’entrata in funzione a pieno regime delle strutture” se non saranno anche riempite di operatori: serve dunque un piano di reclutamenti, sollecita l’Upb, che invita anche a verificare che le risorse per il personale dell’assistenza territoriale siano “sufficienti e utilizzate”.