giovedì 21 marzo 2024
A Bruxelles si evocano scenari bellici. Borrell frena: «Conflitto non imminente». Pressing su Israele per Gaza e Rafah.
I leader europei riuniti a Bruxelles

I leader europei riuniti a Bruxelles - Reuters

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Più armi all’Ucraina sempre più sotto pressione, più fondi per l’industria della Difesa europea per prepararsi agli scenari peggiori di fronte a una Russia sempre più minacciosa. I 27 leader si ritrovano a Bruxelles in un clima cupo e preoccupato, aggravato dall’altra guerra sul tavolo dei leader: quella di Gaza, con un lungo incontro a pranzo con il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, e poi discussa ieri sera a cena. Con la novità di una richiesta ora a 27 di una tregua, mentre finora vari Paesi (dalla Germania all’Austria, alla Repubblica Ceca) non andavano oltre le mere «pause umanitarie». «Il Consiglio Europeo – recita il testo di conclusioni – chiede un’immediata pausa umanitaria che porti a una tregua sostenibile, il rilascio incondizionate di tutti e gli ostaggi e la fornitura di assistenza umanitaria». Il tutto con la richiesta al governo di Israele «di non attuare un’operazione di terra a Rafah».
Alla fine, il nodo più complicato si è rivelato proprio quello sull’Ucraina e la sicurezza europea, trattate insieme. «Ci troviamo di fronte – ha scritto il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel nella lettera di invito ai leader – alla maggiore minaccia alla sicurezza dalla Seconda guerra mondiale. È urgente prendere passi radicali e concreti per essere pronti a difenderci e mettere l’economia Ue su una base di guerra». Anche se, precisa l’Alto rappresentante Ue Josep Borrel, «non bisogna impaurire la gente inutilmente: la guerra non è imminente». Resta, ma spostato più avanti e "distante" dal dossier ucraino, il paragrafo in cui si parla anche della «necessità imperativa di una preparazione coordinata militare e civile».

I leader ribadiscono che l’Europa è «solida nel suo sostegno» a Kiev, «la Russia non deve vincere». «Putin – dice il cancelliere Olaf Scholz - ha sbagliato i calcoli se ritiene che non saremo in grado di sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario». Putin, avverte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky collegato in video, «deve perdere. È questione di vita o di morte per tutto ciò ha valore per noi in Europa». Zelensky ringrazia gli europei per i sistemi di difesa aerea, ma, avverte, quelli in possesso di Kiev «non bastano a proteggere il nostro intero territorio dal terrore russo». E poi c’è il problema delle munizioni che si stanno esaurendo. «Purtroppo – lamenta il presidente - l’uso dell’artiglieria da parte dei nostri soldati al fronte è umiliante per l’Europa, che può fornirne di più».

Nelle conclusioni c’è la promessa che «l’Ue e gli Stati membri accelereranno e intensificheranno la fornitura di tutta l’assistenza militare», con l’occhio rivolto alle crescenti difficoltà di Kiev sul terreno. C’è il sostegno all’iniziativa della Repubblica Ceca per una mega-colletta per comprare munizioni, reperiti 800mila pezzi. E c’è la questione dell’utilizzo dei profitti dei beni russi congelati (2,5-3 miliardi di euro), su cui due giorni fa la Commissione ha presentato una proposta per l’utilizzo al 90% per le armi (il resto andrà per la ricostruzione). I Paesi neutrali dell’Ue (Austria, Malta, Irlanda, Cipro) chiedono garanzie, mentre l’Ungheria agita il veto sul loro uso per le armi. Mosca intanto minaccia «ritorsioni». Ieri, comunque, non erano attese decisioni, nelle conclusioni si parla solo di fare «passi concreti», «inclusa la possibilità di finanziare il sostegno militare».

Ucraina a parte, pesa la preoccupazione generale per la sicurezza dell’Europa. Al centro è il finanziamento dell’industria della Difesa. Francia ed Estonia hanno proposto titoli di debito comune Ue, appoggiati da Italia, Belgio, Grecia, e Michel. Scontato il no di Germania e degli altri “frugali” (Svezia, Danimarca, Olanda, Austria). Qualsiasi allusione ai bond comuni è stata espunta, nelle conclusioni si afferma solo che «l’Ue è impegnata alla preparazione e alla capacità generali di difesa per soddisfare le sue esigenze e ambizioni nel contesto di crescenti minacce e sfide di sicurezza» con la richiesta alla Commissione Europea di «esplorare tutte le opzioni per mobilitare i fondi». Se ne riparla a giugno.

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