Viaggio a Case Sottane, il paese abbandonato che accoglie i più fragili
Il piccolo gruppo di case, in provincia di Parma, tornerà ad essere abitato a gennaio. Il promotore Codeluppi: oltre ai residenti ci sarà spazio per i ragazzi in difficoltà

Il sogno di abitare Case Sottane si avvicina: il borgo nei dintorni di Porcigatone – circa 13 chilometri da Borgotaro, sulla strada che porta a Bardi, provincia di Parma ma diocesi di Piacenza-Bobbio – sta rinascendo grazie alla “visione” di un gruppo di amici capitanati da Giovanni Codeluppi.
Parmigiano di Gaiano di Collecchio, con la moglie Alessandra nel ‘95 ha dato vita in pianura alla fattoria sociale “Terre e Sole” accogliendo ragazzi in percorsi di inserimento lavorativo. Da tempo culla il sogno di associare l’accoglienza alla valorizzazione di un luogo in abbandono. Nel 2017, durante una delle sue passeggiate “esplorative”, grazie alla guida ambientale della vicina Oasi Ghirardi del WWF scopre Case Sottane: un insediamento coperto di rovi, nove edifici in sasso, alcuni parzialmente ristrutturati per un progetto turistico mai decollato a causa della morte del proprietario, una stalla e una barchessa per gli attrezzi, immersi in 200 ettari tra boschi e terreni. Tutto intorno, una vista mozzafiato sul passo della Cappelletta e delle Cento Croci. È un colpo di fulmine. Nasce l’associazione (tra i soci fondatori Albino Ivardi Ganapini, fondatore di Alma, la Scuola internazionale di cucina italiana di Colorno), viene sottoscritto il contratto d’affitto con la proprietà per 18 anni, con l’opzione per altrettanti. Un bando Pnrr dà la spinta iniziale. Diverse aziende danno il loro contributo, come la Fondazione Munus. Regione e comune di Borgotaro sostengono il progetto. «La ristrutturazione ce la siamo caricata sulle spalle noi: il cantiere è diventato un laboratorio comunitario con i ragazzi che accogliamo e persone che dovevano svolgere lavori socialmente utili», spiega Codeluppi.

I due appartamenti per i futuri residenti sono quasi pronti. Così come l’edificio per l’ospitalità (7 i posti letto) e la sala comune. «L’obiettivo che ci siamo dati è abitare Case Sottane entro fine anno, nel modo giusto e tenendo conto delle finalità del progetto: accoglienza, rispetto del creato, attenzione alle fragilità», puntualizza Codeluppi. I “pionieri” saranno una famiglia e una persona singola, oltre a Giovanni e la moglie. «Ma non vogliamo né possiamo abbandonare l’accoglienza a Collecchio, sarebbe da irresponsabili. Stiamo ragionando di inserire in forma semiresidenziale una o due situazioni in difficoltà, facendo alcuni giorni a Case Sottane e alcuni giorni in pianura».
A Giovanni non basta costruire case di mattoni. Cresciuto nel clima della Casa della Carità a Gaiano, ha imparato che con le persone, così come con la natura, non bisogna avere fretta. «Quest’estate abbiamo provato a venire su alcuni giorni con qualche ragazzo. Condividere la fatica, il sudore, la tavola, per chi viene da storie pesanti è terapeutico». Le porte in legno le hanno fatte con le loro mani, con materiale di recupero. Così le panchine ai piedi degli alberi secolari, ciascuna dedicata a uno dei benefattori di Case Sottane, inaugurate in questo week end di festa del borgo. “Un’umanità che torna”, hanno scelto di intitolarla, non a caso. L’obiettivo è arrivare ad autosostenersi. Il professor Gabriele Canali della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza ha steso uno studio agronomico per individuare le colture più adatte e sostenibili per questo territorio. E il prossimo anno partirà l’accoglienza turistica nel segno della sobrietà e delle relazioni. «Chi viene qui, può recuperare il contatto con la natura, passeggiando tra i boschi - esemplifica Codeluppi -. Negli alloggi degli ospiti non c’è angolo cottura, perché possano condividere con noi il momento del pasto. Non stiamo inventando nulla, proviamo a riscoprire qualcosa che le comunità hanno sempre avuto dentro di sé. Credo sia l’unica ricetta che può dare buoni risultati per ripopolare la nostra splendida montagna, evitando abbandono e incuria».

Il cuore di Case Sottane è la piazzetta, proprio al centro dell’insediamento, una piccola agorà dove fermarsi, fare due chiacchiere, rilassarsi. C’è una piccola cappella. Negli edifici ancora da recuperare si vuole ricavare, oltre ad altri posti per l’ospitalità, un laboratorio di trasformazione dei prodotti agricoli e di panificazione, ma pure una biblioteca, «perché non bisogna dimenticare di coltivare quell’umanità che riscopre la bellezza, riconosce l’altro e la gioia del percorrere strade condivise». Le radici sono i valori cristiani, «ma sarà accogliente verso ogni fede, provenienza e condizione sociale: tra i futuri abitanti ci sarà un ragazzo musulmano». La grande sfida è l’acquisto dell’area, magari costituendosi in Fondazione. «Però il principale investimento - ci tiene a precisare Codeluppi - sono le risorse umane: se Case Sottane servisse anche solo a favorire il recupero di Luigi, 14 anni, di Caivano, per me è già una vittoria».
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