sabato 29 aprile 2023
Il 4 maggio, a New York, la Società americana di Chirurgia toracica conferirà l'“Oscar” alla carriera al medico che ha rivoluzionato il trattamento di molte patologie valvolari
Il cardiochirurgo Ottavio Alfieri

Il cardiochirurgo Ottavio Alfieri - Ufficio Stampa

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​Quando, nell’ottobre 2009, la 77enne Liz Taylor, da anni sofferente a causa di un’insufficienza della valvola mitrale che le procura scompenso cardiaco e difficoltà respiratorie, viene operata al cuore in un ospedale di Los Angeles, i cardiochirurghi scelgono di intervenire con la tecnica “Edge-to-Edge”, un’intuizione rivoluzionaria di un cardiochirurgo italiano, Ottavio Alfieri, che ha aperto la strada al trattamento percutaneo, e quindi mininvasivo, di molte patologie valvolari.

Lo stesso giorno dell’intervento Liz Taylor affida a Twitter queste parole: «Cari amici, è andato tutto perfettamente. Grazie per le vostre preghiere e per i vostri auguri che mi hanno aiutato. È come avere un cuore nuovo di zecca». Poi, gli specialisti americani comunicano alla famosa attrice che nell’occasione hanno utilizzato la metodica di un italiano, Alfieri. La reazione della paziente è immediata: «Dite ad Alfieri che l’amo». E così, racconta oggi il cardiochirurgo bergamasco, classe 1947, «mi arrivò questo messaggio d’amore d’oltreoceano da quella donna incredibile, cha già da ragazzo, a 16 anni, ammiravo al cinema mentre interpretava Cleopatra. Chi l’avrebbe mai detto?».

C’è un’altra cosa che Alfieri proprio non avrebbe mai previsto né detto. E cioè che giovedì prossimo, 4 maggio, a New York, la prestigiosa Società americana di Chirurgia toracica (Aats), nell’ambito del più importante evento scientifico per il trattamento della valvola mitrale, gli conferirà quello che per gli addetti ai lavori è l’“Oscar alla carriera”, ovvero il “Mitral Conclave Lifetime Achievement Award”. Il premio celebra così l’intera attività professionale di Alfieri che, nel 1996, avviò all’Ospedale San Raffaele di Milano un nuovo capitolo nella cardiochirurgia grazie a un processo di ricerca, innovazione e formazione dagli standard elevati che ha portato alla creazione dell’Heart Valve Center, un percorso di cura avanzato per le patologie delle valvole cardiache.

«Quella del riconoscimento che sto per ricevere a New York è una bellissima sorpresa, ricevuta nel contesto di un evento di estrema importanza, e che condivido con tutti i miei collaboratori del San Raffaele». Alfieri è rimasto nell’ospedale milanese fino al 2017 quale direttore della Cardiochirurgia e del dipartimento Cardio-toraco-vascolare; negli stessi anni ha retto la cattedra di Cardiochirurgia nell’Università Vita-Salute San Raffaele. In precedenza aveva lavorato a Bergamo, occupandosi delle patologie congenite pediatriche, e poi negli Stati Uniti. La sua esperienza con la cardiochirurgia dell’adulto è iniziata nel 1980 in Olanda, dove è stato per sei anni. Tornato in Italia nel 1986, è diventato primario degli Spedali Civili di Brescia, prima del trasferimento a Milano. Oggi è presidente dell’“Alfieri Heart Foundation”.

In questi giorni, avrebbe dovuto presenziare all’inaugurazione, nella Sala Ex Cavallerizza di Brescia, della mostra “sVALVoLATI, la chirurgia del cuore, un viaggio nel tempo”, promossa, in occasione di “Bergamo Brescia capitale della cultura”, dallo stesso San Raffaele e da “BergamoScienza”, che sarà visitabile dal 4 maggio fino al 25 giugno (dal 29 settembre si sposterà a Bergamo).

La mostra, spiegano gli organizzatori, è un viaggio espositivo nella storia della cardiochirurgia dagli esordi nell’antichità, a partire dagli egizi, fino ai nostri giorni, con l’esperienza della realtà aumentata e delle sale operatorie del futuro. Il visitatore ripercorre visivamente le tappe che hanno caratterizzato l’evoluzione della chirurgia del cuore e si avvicina alle conquiste scientifiche e tecnologiche che hanno cambiato radicalmente la vita delle persone, e che hanno nelle città di Milano, Bergamo e Brescia, dei punti di riferimento mondiali. «È importante condividere la storia dell’innovazione per crearne di nuova. L’intento della mostra – dichiara Alfieri – è trasmettere ai giovani l’eccezionalità e il fascino di questa disciplina che racchiude in sé tutti gli aspetti positivi del progresso medico». Aspetti in cui l’Italia ha saputo primeggiare facendo scuola nel mondo.



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