mercoledì 13 dicembre 2023
La Corte costituzionale di Tirana ha sospeso l'intesa tra la premier Meloni e il primo minstro albanese Rama sulla redistribuzuone dei migranti. Entro tre mesi la decisione finale.
La premier Meloni con il primo ministro albanese Rama

La premier Meloni con il primo ministro albanese Rama - Ansa

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Doccia fredda sull'accordo tra governo italiano e albanese sui migranti, la cui ratifica era prevista proprio il 14 dicembre. La Corte costituzionale di Tirana ha infatti sospeso le procedure parlamentari per l'approvazione dell'intesa. A chiamare in causa la Corte erano stati due ricorsi, presentati dal Partito democratico albanese e da altri 28 deputati dell'opposizione al primo ministro Edi Rama. Secondo quanto stabilito dai giudici del Paese delle aquile l'accordo viola sia la Costituzione che altri accordi internazionali sottoscritti dall'Albania. Come noto, l'accordo prevede la realizzazione in Albania di due strutture per le "procedure di frontiera o di rimpatrio" di migranti che dovrebbero ospitare non più di tremila persone in contemporanea, per un totale di circa 36mila persone l'anno. Più nel dettaglio, la ratifica parlamentare dell'intesa con il governo presieduto da Giorgia Meloni è sospesa finché la stessa Corte Costituzionale albanese non si esprimerà con una sentenza, per la quale ha tre mesi di tempo. L'esame del ricorso è previsto il 18 gennaio.
Circa le reazioni alla sospensione fonti di Palazzo Chigi, interpellate sulla questione, hanno fatto sapere di non temere ritardi nell'attuazione del protocollo. L'esecutivo, tra l'altro, aveva appena incassato l'appoggio da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea, nella lettera inviata ai 27 sullo stato dei lavori sulla migrazione, come avviene di prassi prima dei vertici a Bruxelles, aveva definito l'intesa Italia-Albania "un modello" a cui guardare. Di tenore diametralmente opposto i commenti dell'opposizione italiana. «Questo governo vince qualunque premio in giro per l'Europa e a livello internazionale. Ma in incompetenza e inadeguatezza», ha detto il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. «Lo spot di Giorgia Meloni rischia di non andare in onda», gli ha fatto eco Davide Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera.

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