martedì 13 settembre 2022
Fino a giovedì nel capoluogo lombardo approda (per la prima volta in Italia) il “Global Summit”: a fare gli onori di casa “Scarp de’ tenis”, storica testata sostenuta da Caritas Ambrosiana
Redattori e venditori di Scarp de’ tenis, giornale di strada milanese

Redattori e venditori di Scarp de’ tenis, giornale di strada milanese - Collaboratori

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Cento rappresentanti di 35 giornali di strada dei 5 continenti per raccontare la resilienza che serve per superare le nuove sfide di un tempo duro. Fino a giovedì Milano ospiterà il “Global street paper summit” organizzato ogni anno in una città diversa dalla rete internazionale delle riviste (Insp) che danno voce e un lavoro dignitoso agli ultimi. Inizio in grande stile a Palazzo Reale ieri sera del simposio organizzato da Scarp de’ tenis, il mensile nato a Milano nel 1996 e promosso dalla Caritas Ambrosiana, membro dal 2015 della rete internazionale. Da oggi si prosegue in un altro luogo suggestivo della metropoli capitale del non profit, il palazzo delle ex Stelline (erano le orfanelle, equivalente femminile dei Martinitt).

«I giornali sono importanti – ha dichiarato in apertura ai partecipanti il direttore della Caritas diocesana di Milano, Luciano Gualzetti – voi lo siete in particolare perché anticipate spesso i media tradizionali». Il concetto ai quattro angoli del pianeta è lo stesso, acquistandoli si compie un atto di solidarietà entrando in una relazione fondamentale con gli ultimi.

«Ci eravamo candidati a ospitare il summit del 2020 – spiega il direttore di “Scarp”, Stefano Lampertico – saltato per la pandemia da Covid. È la prima volta che viene organizzato in Italia e ci sembrava un’occasione importante perché questo è un momento cruciale anche per i giornali di strada, che offrono opportunità per cambiare vita a migliaia di persone in difficoltà per dipendenze, malattie e disoccupazione, sempre ben riconoscibili perché vendono con la pettorina. A loro restano una quota del prezzo di copertina e le mance».

Al centro del dibattito i contenuti, con lo sviluppo di una narrazione etica e la salvaguardia dei gruppi vulnerabili. E il marketing con la “brandizzazione” e l’aumento del reddito dei venditori. Il pioniere di questa stampa alternativa fu Street news, nato a New York nel 1989 dall’idea del musicista statunitense Hutchinson Person per aiutare gli homeless della “Grande mela” a lavorare e uscire dall’isolamento. In 30 anni le testate si sono moltiplicate, oggi raggiungono quattro milioni e mezzo di lettori. Prima della pandemia vendevano circa 20 milioni di copie e dal 1989 hanno dato lavoro a 300mila senza dimora ed altri emarginati.

La rete propone ai soci la libera condivisione di storie, reportage e interviste a forte impatto sociale spaziando dai mutamenti climatici alla guerra alla crisi alimentare ed economica e dialogando spesso con i protagonisti della cultura, dello sport e dello spettacolo. Tra i giornali più noti, il britannico The big issue, partito da Londra per diffondersi nell’universo anglofono e le agguerrite testate tedesche e austriache. Il giornale di Salisburgo

Apropos è riuscito a mandare in strada con una pettorina a vendere nel 2015 persino l’arcivescovo Franz Lackner. Il brasiliano Aurora de rua è un progetto portato avanti da un personaggio straordinario come frei Enrique, pellegrino della Trinità originario della Francia che aiuta così la sua comunità di bambini di strada e senza dimora. Zebra, il giornale di strada di Bressanone e Bolzano, è l’altro componente italiano della rete. Tra gli scoop, memorabile l’intervista rilasciata a Scarp de’ tenis da papa Francesco nel 2017. E lo scorso 29 giugno a Roma è nato l’Osservatore di strada distribuito dai clochard in piazza San Pietro.

La sfida digitale

Nuove forme di vendita e pagamento nell’era digitale salvano la fondamentale relazione tra lettore e venditore. In Finlandia li ha sperimentati Iso numero, mensile di Helsinki venduto da homeless, immigrati, rifugiati e rom. «In buona parte si finanzia con le vendite – spiega la direttrice Veera Vehkasalo –, il resto è coperto da fondi statali e sponsor. In Finlandia non si usano più i contanti, si può acquistare con una app per pagare le copie. Ogni venditore ha un codice, da scannerizzare con il qr code, che gli assicura il guadagno. Anche un quarto dei quotidiani si acquista così».

The big issue, colosso da 70 mila copie del Regno Unito, si è aperto alla vendita parziale di contenuti digitali. «Scaricando la nostra app – spiega George Wright – si possono comprare articoli del giornale e i pezzi della rete internazionale. La relazione resta acquistando l’edizione cartacea».






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