mercoledì 28 giugno 2017
La tecnologia non risolve i problemi della bigenitorialità, ma può aiutare. La ricetta degli Stati Uniti che l'Italia (all'anno zero in fatto di garanzie per la famiglie interrotte) dovrebbe importare
Genitori separati, ecco la app che li mette d'accordo
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Arriva via Internet la soluzione vincente per garantire la bigenitorialità? Da qualche tempo è attivo anche in Italia un sito made in Usa che, secondo quanto dichiarato dai responsabili dell’iniziativa, ha già permesso a 113.837 famiglie in 141 Paesi del mondo di trasformare i problemi quotidiani dei genitori separati in buone prassi a vantaggio di tutti. Dal sito 2houses (eloquentemente, “due case”) si può scaricare una app che costa meno di 3 euro al mese e assicura una serie di servizi relativi ad altrettante incombenze a cui i genitori che non vivono più sotto la stesso tetto devono assolvere.

C’è per esempio un calendario che mette a disposizione una pianificazione del tempo condivisa online in cui si può intervenire con modifiche e aggiunte in modo sincronizzato. Con lo stesso criterio c’è uno spazio per tenersi reciprocamente informati sulle spese affrontate per il figlio, un diario per condividere informazioni, notizie, video, eventi legati alla vita quotidiana dei ragazzi. E poi una banca dati con tutti i riferimenti, i dati sanitari, le informazioni scolastiche, le mail dei genitori dei compagni di scuola. Un capitolo riguarda addirittura la lista della spesa, in maniera tale che il genitore che non vive abitualmente con il figlio ma che può contare su tempi identici trascorsi con lui, possa avere sempre sott’occhio la correttezza della sua dieta.

Gli esperti d'accordo: strumenti da promuovere

Ma basta davvero uno strumento web per rendere più agevole ai genitori separati la gestione corretta dei figli e intervenire in modo equilibrato e paritario nella loro vita, continuando ad esercitare il diritto-dovere dell’impegno educativo? Si potrebbe sorridere di fronte all’ipotesi di riuscire ad abbassare la conflittualità grazie a un app condivisa. È un fatto però che alla 54esima Conferenza annuale dell’Afcc (l'Association of Family and Conciliation Court) che raccoglie a livello mondiale gli operatori del diritto di famiglia e dei servizi di mediazione e di consulenza familiare, il tema degli strumenti online per la gestione dei figli di separati e divorziati, è risultato tra i più seguiti. Come riferito da Francesco Belletti, direttore del Cisf (il Centro internazionale studi famiglia, l’unica realtà italiana aderente all’Afcc e presente nei giorni scorsi al convegno di Boston) sono numerosi ormai numerosi negli Usa i software che gestiscono la regolarità del pagamento degli alimenti, i bilanci di entrambi i coniugi, la ripartizione dei costi che mamme e papà devono affrontare per i figli in bilico tra una casa e l’altra e tanto altro ancora.

C’è per esempio Our family Wizard che offre una serie di strumenti per pianificare la custodia dei figli e tenere sotto controllo il tempo che ciascun genitore passa effettivamente con loro. Oppure Family Plan che promette comunicazioni e pianificazioni così efficienti tali da rendere inutile il continuo ricorso al tribunale per far rispettare gli accordi presi. E ancora Caseload manager che offre anche servizi di mediazione, assistenza familiare e consulenza. Sulla stessa linea Coparenter, Twohappyhomes e altre realtà di un settore sempre più affollato a dimostrazione sia che quello della separazione è purtroppo un mercato in crescita, sia che il web può almeno in parte colmare quelle difficoltà di comunicazione spesso inevitabili tra due persone che hanno visto naufragare i propri progetti familiari.

E da noi?

Sarebbe interessante capire se, in un Paese come il nostro che negli ultimi due anni è finito per tre volte nel mirino della Corte europea dei diritti dell’uomo per aver violato il diritto alla bigenitorialità, la diffusione di piattaforme web per genitori separati, potrebbe davvero rappresentare un aiuto. Di fronte al fallimento della legge 54 del 2006, che dopo aver sancito un criterio sacrosanto – quello appunto della pari responsabilità educativa – non ha poi offerto ai tribunali strumenti concreti per applicare quei criteri, è possibile pensare di percorrere strade alternative? I tentativi recentemente avviati dai Tribunali di Brindisi e di Salerno che hanno approvato linee-guida a cui i genitori dopo la separazione sono chiamati ad attenersi per tutelare, insieme al proprio ruolo, anche la corretta "gestione ordinaria" dei figli, lascia capire che la direzione potrebbe essere quella giusta. Tutti le soluzioni che agevolano questo obiettivo non sono da sottovalutare.

Certo, non saranno gli strumenti online che potranno permettere di colmare il divario che separa l’Italia dai Paesi che hanno approvato leggi per introdurre nell’ordinamento l’affido "materialmente condiviso", ma di fronte al silenzio della politica – la riforma della legge 54 non è certo tra le priorità in questo scorcio di legislatura – perché non provare a cautelarsi in altro modo? Le critiche che le associazioni americane degli avvocati hanno già indirizzato alla diffusione delle piattaforme web per genitori separati lasciano capire che non si tratta poi di strumenti così disprezzabili.

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