lunedì 5 maggio 2025
Tre giorni di lutto a Settala, nel Milanese. La figlia della donna ha assistito all'uccisione della madre e ha chiamato il 118. Il Comune: la famiglia era seguita dai servizi sociali
La palazzina dove viveva la coppia marocchina a Caleppio, frazione di Settala nel milanese

La palazzina dove viveva la coppia marocchina a Caleppio, frazione di Settala nel milanese - Ansa

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Una tragedia familiare con una bimba di dieci anni che assiste impietrita al femminicidio della madre e trova la forza di chiamare i soccorsi. Con una voce spaventata ha spiegato al 118 che «papà ha ucciso la mamma» e ha dato l'indirizzo di casa. Immediata la corsa dei carabinieri, ma per la donna non c'era più nulla da fare. Il marito, ubriaco e fuori di testa, è stato portato in carcere, mentre per la figlioletta di 10 anni della coppia, è scattato il protocollo di protezione ed è stata messa al sicuro a casa di uno zio materno. L’uomo era stato denunciato dalla donna per maltrattamenti di tre anni fa: venne attivata la procedura prevista dal codice rosso, ma non ci furono misure cautelari. Secondo quanto raccontato da diversi vicini di casa però per alcuni mesi lui non si era visto. Due anni fa la donna era tornata in Marocco con la figlia e per un certo periodo lo aveva allontanato, poi però era tornato.

L'ennesimo femminicidio è avvenuto sabato sera a Caleppio, una frazione di Settala, Comune alle porte di Milano, in un caseggiato di case popolari. Secondo una prima ricostruzione, attorno alle nove e mezza, dopo aver cenato, la bambina si sarebbe ritrovata spettatrice di una scena terribile: il padre Khalid, 50 anni, con un lavoro in una azienda di condizionatori della zona, ha accoltellato la madre, Amina, più giovane di lui di 7 anni, lasciandola per terra, senza vita, vicino al materasso nella camera da letto e poi avrebbe pregato davanti al corpo. La piccola probabilmente è rimasta in stato di choc e soltanto un paio d'ore dopo, come risulta dagli accertamenti, ha preso il cellulare ed ha avvertito la polizia. Poi è scesa dalle scale di corsa per tre piani con il padre che la seguiva. I militari della Compagnia di San Donato l'hanno trovata all'ingresso del palazzo e l'hanno portata via. Quasi in contemporanea hanno arrestato l'uomo, il quale, mentre veniva immobilizzato, ha ripetuto: «L'ho ammazzata, l'ho ammazzata». Il pm milanese Antonio Pansa, che si è recato con gli investigatori nell'abitazione per i primi rilievi e per sentire alcuni testimoni, lunedì inoltrerà al gip la richiesta di convalida dell'arresto del 50enne, ora a San Vittore, con l'accusa di omicidio aggravato. Inoltre ha disposto il sequestro dell'appartamento in cui è stato individuato anche il coltello da cucina con cui sarebbero stati inferti una dozzina di colpi, e del telefonino dell'uomo. La bimba verrà sentita invece con un'audizione protetta e in presenza di una psicologa e l'autopsia si terrà nei prossimi giorni.

La coppia era arrivata dal Marocco almeno quattro anni fa, quando la piccina faceva la prima elementare. Amina aveva un lavoretto in un pub vicino a casa, «era educata, una brava persona» a detta dei vicini. Tutti sapevano che l’uomo aveva dei problemi. Il marito si ubriacava spesso - ha raccontato una vicina - e cominciava a lanciare sedie e bottiglie dalla finestra fino all'arrivo dei carabinieri. E questo si è ripetuto a partire da da due estati fa, ha riferito un altro vicino, quando mamma e piccola sono andate in Marocco. «Era stato allontanato e, infatti, non l'abbiamo visto per un certo periodo. Ma la moglie, forse per paura di ripercussioni, lo aveva fatto ritornare». Mentre lei, persona riservata, e il volto incorniciato dal velo, era sempre «gentile», lui era «aggressivo» perché «beveva molto». Di problemi ne ha dati parecchi e in particolare ad una vicina, Emanuela Collini, che vive sullo stesso pianerottolo e che un paio di anni fa aveva sporto una sorta di denuncia. Anche lei ha raccontato alla polizia che era stato «allontanato» (ma alle forze dell'ordine non risulta) e che era violento.

Massimo Giordano, il sindaco di Settala, ha spiegato che la famiglia era "sotto osservazione" da parte dei servizi sociali del Comune. «Erano allertati da tempo. Penso che tutto quello che la nostra amministrazione ha fatto fosse perfettamente conforme alle procedure» e che oltre «non si potesse andare». Eppure anche questa volta non è stato abbastanza a fermare la violenza. Su Facebook il sindaco ha annunciato l’intenzione di proclamare tre giorni di lutto. «A nome mio e di tutta l’amministrazione comunale esprimo profondo cordoglio per quanto è accaduto. La nostra comunità è sconvolta dalla tragedia famigliare che si è consumata e il pensiero di una bambina che ha dovuto affrontare quell’orrore ci lascia sgomenti».

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