venerdì 30 giugno 2023
A Primavalle per l'ausiliare del settore Ovest di Roma «folle violenza e sfrenata distruttività» nate dal «degrado della nostra civiltà». L'uso di droghe e un piccolo debito le cause dell'aggressione?
Fiori sul luogo in cui è stato abbandonato il corpo della giovane vittima

Fiori sul luogo in cui è stato abbandonato il corpo della giovane vittima - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Pregare per la famiglia di Michelle Maria Causo, la ragazza accoltellata a morte da un coetaneo. E allo stesso tempo interrogarsi sulla latitanza degli adulti nell'affermare il valore inestimabile della vita e la forza dell'amore. Monsignor Baldo Reina, vescovo ausiliare del settore Ovest della diocesi di Roma, interviene sul feroce femminicidio che ha sconvolto non solo il quartiere di Primavalle a Roma ovest, ma anche le cronache nazionali.

All'indomani del fermo del 17enne romano di origini srilankesi - è accusato di omicidio volontario - il vescovo interviene da pastore per analizzare le cause profonde di un degrado che porta un adolescente a uccidere brutalmente per futili motivi. Il giovane e la ragazza si frequentavano ultimamente, anche se non sembra ci fosse una relazione: Michelle, dicono i genitori, aveva un fidanzato da un paio di anni che non abitava a Primavalle. Ancora da accertare il movente. Tra le ipotesi un rifiuto della giovane ad un approccio sessuale del ragazzo. Ma dall'interrogatorio trapela che l'accusato avrebbe anche parlato di un piccolo debito: il litigio sarebbe esploso nell'appartamento dove il giovane vive con la madre perché la ragazza gli doveva una trentina di euro. Il ragazzo, noto nel quartiere per la passione per la musica trap - con il suo contorno di subcultura di sesso e droghe - una settimana fa aveva dedicato un brano su TikTok a Michelle parlando di «relazione tossica» fra di loro. Gli esami tossicologici dovranno dire se ha agito sotto effetto di sostanze stupefacenti.

«L’omicidio di Primavalle a Roma della giovanissima Michelle Maria Causo ci interpella come Chiesa e come Società Civile», si legge nell'incipit della lettera del Vescovo, diffusa stamattina dal Vicariato di Roma. «Non possiamo essere silenti perché quanto è avvenuto è assurdo, inconcepibile, puro scatenamento di una folle violenza e sfrenata distruttività. La ragione va cercata nel persistente degrado della nostra civiltà in cui i giovani sono vittime sacrificali di un sistema alienante, incentrato sull’inaridimento della vita interiore e sulla insubordinazione rispetto alle regole della civile convivenza».

Monsignor Baldo Reina, vescovo ausiliare del Settore Ovest della Diocesi di Roma

Monsignor Baldo Reina, vescovo ausiliare del Settore Ovest della Diocesi di Roma - ROMA Sette

​Per il vescovo ausiliare del Settore Ovest della diocesi di Roma «è evidente che il presente in cui vivono immersi è segnato da una crisi valoriale che le giovani generazioni hanno ereditato dagli adulti, sì, quasi fosse una sorta di pendolo che oscilla tra lo stordimento mortifero e il disinteresse per tutto. Ma allora - dice monsignor Reina - se il disagio è soprattutto culturale, non ci sono rimedi a portata di mano, se non un rilancio delle agenzie educative – famiglia, scuola, associazioni, movimenti e comunità cristiane – in grado di contrastare, attraverso la testimonianza, quella nociva deriva del pensiero, lo stordimento dell’anima e la dilagante ignavia che non danno gioia alcuna».

Scrive monsignor Reina: «Quando si arriva ad uccidere è evidente l’incapacità, da parte di chi commette l’efferato crimine, di cogliere il valore inestimabile della vita. E se a farlo è un giovane ai danni di una sua coetanea, siamo tutti chiamati in causa per aver fatto troppo poco o addirittura essere stati latitanti nell’affermare la forza dell’amore, unico antidoto contro gli oscuri presagi del nostro tempo. E se poi di giustizia vogliamo parlare - afferma il Vescovo - essa si potrà ottenere nella misura in cui sapremo sanare ciò che è davvero malato: il cuore della persona umana, indipendentemente dall’età anagrafica. Perché nessuno può dire io non c’entro!», afferma.

Di fronte a una crisi di umanità così preoccupante, conclude monsignor Reina, «la speranza, dunque, è quella di un cambiamento negli stili di vita e nel significato stesso da attribuire all’esistenza umana. Come Diocesi di Roma ci stringiamo nella preghiera attorno ai familiari di Michelle Maria, soprattutto alla cara mamma, esprimendo le nostre più sincere condoglianze per l’immenso dolore che li ha colpiti».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: