martedì 9 maggio 2017
L'ultimo libro di de Bortoli: l'allora ministro incontrò l'ad di Unicredit per salvare l'istituto. Lei querela e Unicredit smentisce pressioni. M5s, ci quereli tutti. Abbiamo ragione
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi

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Non si fermano le polemiche tra il Pd e 5Stelle. Dopo il botta e risposta sui rifiuti di Roma, adesso è il caso Unicredit a tenere banco nella politica. E al centro del contendere c'è Maria Elena Boschi, renziana di ferro e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, difesa da tutto il suo partito. «Deve dimettersi immediatamente» e «liberare la scena istituzionale insieme con tutti i renziani che hanno infettato le istituzioni», l'attacco di M5s che rincara con un «Boschi ci quereli tutti. Abbiamo ragione». Una replica che arriva dopo le minacce di denuncia del sottosegretario Boschi a cui oggi si aggiunge un'ulteriore presa di posizione: «Da oggi parleranno solo i miei avvocati».

La vicenda

Il fatto nasce dalla pubblicazione di un’anticipazione di "Poteri forti" il libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, secondo il quale l’allora ministro delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata che, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere. Fonti di Unicredit a tarda sera di ieri hanno negato di aver mai ricevuto pressioni: «Unicredit non ha subito pressioni politiche per l'esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria».

Il Pd, solo nell’arco costituzionale, difende a spada tratta Boschi e lei restituisce al mittente la campagna del fango annunciando querele alle quali domani mattina si aggiungerà l’esposto denuncia contro M5S e Grillo firmato dal pd Francesco Bonifazi. La vicenda riesplode un anno e mezzo dopo la bocciatura della prima mozione di sfiducia M5S alla Camera (dicembre 2015) dopo l’approvazione del decreto salva banche. Tra i quattro istituti messi in liquidazione con il decreto c’era Banca Etruria di cui il padre di Boschi era vicepresidente al momento del commissariamento (febbraio 2015). Si pronunciò anche l’Antistrust, che non rilevò la partecipazione del ministro all’adozione «di alcun atto con danno dell’interesse pubblico».

Allora Boschi negò di essersi mai occupata della banca. E ieri analizzava così la questione su Facebook: «La storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche. Non ho mai chiesto all’ex ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni, ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario. E siccome sono stupita per questa ennesima campagna di fango, stavolta ho affidato la pratica ai legali per tutelare il mio nome e il mio onore. Chi è in difficoltà per le falsità di Palermo o per i rifiuti di Roma non può pensare che basti attaccare su Arezzo per risolvere i propri problemi».

La replica dei grillini

Boschi è solo una bugiarda, la replica immediata, sempre su Facebook, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista: «Se non si dimetterà, la costringeremo ancora una volta a venire in aula con una mozione di sfiducia Perché lei - prosegue Di Maio - ammette di avere incontrato il capo di Unicredit ma dice di non aver parlato di questo». Chiediamo: quando si sono incontrati? E di cosa hanno parlato?. «Boschi vada a casa - tuona Grillo sul blog - o faremo di tutto per mandarcela noi. E valuteremo anche possibili azioni sul fronte giudiziario. La misura è colma, non ne possiamo più. Il M5s lo ha sempre detto: sul dossier banche e risparmio i conflitti di interessi in seno al governo Renzi hanno minato la sua capacità di intervenire in modo equo e corretto».

L'attacco della Lega Nord

«Se fosse vero che un ministro si è occupato della banca dove lavorava il papà e il fratello dovrebbe dimettersi dopo 3 secondi, per rispetto delle migliaia di cittadini truffati. Io aspetto ancora la commissione di inchiesta sulle banche e che lo Stato risarcisca i cittadini truffati», dice il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Mentre il leader di Articolo 1 - Movimento democratico e progressista Roberto Speranza ammette di rimanere sempre colpito dal familismo e dall'eccesso di concentrazione di potere in 20 km: «De Bortoli è un professionista molto serio. Il ministro Boschi, che ha avuto la fiducia del Parlamento non credo possa cavarsela con una dichiarazione. Valuteremo con attenzione. Ciò che è certo è che occorre fare chiarezza in modo definitivo su questa vicenda senza lasciare zone d'ombra. Se non c'è chiarezza l'unica strada sono le dimissioni».

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