domenica 6 febbraio 2022
Il Movimento doveva proporre e votare per primo Mattarella come capo dello Stato
Il presidente Sergio Mattarella

Il presidente Sergio Mattarella - Ansa

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Caro direttore,

lunedì 24 gennaio, il M5s ha avuto la massima occasione di testimoniare la propria missione: essere un Movimento, intrinsecamente diverso da tutti i partiti. Votando subito Sergio Mattarella, avrebbe lasciato agli altri la vergogna di iniziare la più importante votazione della Repubblica con una reiterata e schiacciante maggioranza di schede bianche. Una maggioranza dell’ignavia, che rispecchia l’ignavia ideale e programmatica di quasi tutta la classe politica, compresa una parte della classe politica 5 stelle.

Al diritto di voto conquistato in due secoli dagli italiani e dalle italiane, infatti, corrisponde il dovere di voto di chi è eletto per esercitarlo. Fare politica, infatti, vuol dire assumersi la responsabilità di scegliere. Non vuol dire restare 'sul divano', anzi sulle 'poltrone', a braccia conserte per vedere cosa succede. La rielezione di Mattarella poteva essere prevista con quasi certezza da anni, da mesi e da settimane, un po’ come lo era stata la nomina di Mario Draghi a presidente del Consiglio.

In entrambi i casi il confronto tra la gravità delle condizioni del Paese e l’indolenza della classe politica non lasciava altra scelta. Se il vertice del M5s lo avesse capito e avesse descritto in Parlamento le qualità umane e di competenza che spingevano a riproporre Mattarella, quel voto non sarebbe stato strumentale, ma sinceramente politico.

La scelta di chi non esita a mettere le carte in tavola, non partecipando a un infantile gioco a nascondino, dimostrando di non voler far perdere al Parlamento una settimana di lavoro sotto una valanga di schede bianche. Gli altri partiti, infatti, hanno sollevato un turbinio di candidati e candidate effimeri. Una scelta che è sembrata dominata dall’ossessione di ’'avere i numeri', con un candidato purchessia e attraverso un vortice di telefonate mendicanti. E a peggiorare le cose, è arrivata proprio dal M5s la proposta maldestra di eleggere al Quirinale una direttrice dei Servizi segreti. Al netto della rispettabilità della persona, il passaggio dal vertice dei Servizi segreti al vertice dello Stato è tipico dei regimi ed è presupposto per sospetti. Non conosco, inoltre, capi di servizi segreti che abbiano dimostrato visioni, intenzioni e competenze per svolgere la urgente missione del secolo e dei governi, ossia una grande transizione eco-sociale.

L’elezione del presidente Mattarella segna inoltre il tramonto di alcuni cardini dell’ideologia M5s anti-politici. Primo: i partiti' sarebbero un male della democrazia e dovrebbero scomparire. Secondo: i politici di professione sarebbero un virus civile e gli eletti dovrebbero occupare cariche politiche al massimo per due legislature. Terzo: una competenza acquisita in cariche politiche pregresse non sarebbe necessaria né autorizzata per essere eletti, fare le leggi e dirigere lo Stato.

Il presidente Mattarella è il contrario di queste professioni di fede. Infatti, egli è stato membro di un partito e parlamentare per decenni, ministro, vicepresidente del Consiglio e già presidente della Repubblica. Oltre che per le sue qualità e competenze personali (già professore di Diritto costituzionale e di Diritto parlamentare ) è questa lunga esperienza di 'professionista della politica' che lo rende capace e degno di ricoprire la più alta carica dello Stato – al pari di decine di professionisti della politica in centocinquant’anni di Stato unitario.

Se la dirigenza 5stelle avesse proposto motivatamente e votato il presidente Mattarella avrebbe giocato una carta quasi sicura. Avrebbe visto i deprecati partiti accodarsi al Movimento, e avrebbe raccolto il merito del migliore risultato per il Paese. Infine, avrebbe avuto l’occasione di dimostrare la propria maturità, riconoscendo che, se svolta con onore e responsabilità, quella politica è una delle professioni più nobili, che per imparare a svolgerla bene sono spesso necessari anni e decenni. Se il Movimento capisse e dichiarasse queste verità, invece che tirato per le orecchie dalla Storia, dimostrerebbe di essere veramente un partito nuovo, e benvenuto.

Docente universitario e saggista, è stato dal 1992 collaboratore di Beppe Grillo

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