giovedì 28 luglio 2022
Intervista al leader Iv: Draghi può tornare con un pareggio. Meloni da battere sulle idee, non sul rischio fascismo
Renzi: "Di Maio nel centrosinistra è un mistero buffo"
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Senatore Matteo Renzi, Italia viva ballerà davvero da sola alle politiche o ci sono ancora dei margini?

Le alleanze si fanno sulle idee, non sulle poltrone. Se vogliamo essere seri e costruire un percorso sulla base dell’esperienza Draghi, ci siamo. Se dobbiamo ottenere qualche seggio per stare zitti e buoni, preferisco correre da solo. Ho imparato nella mia esperienza scout che la strada in salita è quella più difficile, ma è anche quella che dà più soddisfazione. Valeva allora, vale oggi come leader politico. Non mi svendo. E comunque chi vuole votare per il centro non può che votare per noi. Da un lato gli estremisti di destra, dall’altro i nostalgici del comunismo e, in fondo a sinistra, i grillini che hanno sfiduciato Draghi. Siamo solo noi il vero voto utile.

Davanti a una possibile vittoria del centrodestra, perché si dovrebbe scegliere Iv?

La destra non ha ancora vinto. Anche se il Pd sembra impegnarsi molto per perdere, la partita è ancora aperta. Noi saremo in linea con le nostre battaglie: lavoro pagato meglio e non assistenzialismo, più soldi alla sanità col Mes per un servizio sanitario migliore per tutti, giustizia giusta e chi sbaglia paga anche se fa il magistrato, più spazio ai giovani in linea con le nostre storiche battaglie sulla cultura e sul Terzo settore, una difesa dell’ambiente non ideologizzata ma concreta. E poi la famiglia: l’assegno unico e universale è nato alla Leopolda, un motivo ci sarà. È solo se stiamo sui contenuti che la destra non passa.

Le dimissioni di Draghi hanno accorciato i tempi elettorali, mentre un terzo polo aveva bisogno di tempo. È pentito di non aver fatto prima dei passi in questa direzione?

Si, certo, si poteva fare prima. Ma è anche vero che questa accelerazione fa male al Paese più che al centro. Qui nessuno parla più dei veri problemi: inflazione, carestia, mancanza d’acqua, ondate migratorie. E una guerra fratricida in Europa che spacca il cuore. Le elezioni anticipate indeboliscono l’Italia, non il centro.

Lo schema di Letta sembra essere un’alleanza di partiti senza un programma comune. Può funzionare?

Non mi permetto di giudicare. È una scelta di Letta, ne risponderà lui il 26 settembre. A noi è stato detto che portiamo meno voti di quelli che facciamo perdere. Credo in realtà che sia il rancore personale a motivare le scelte di chi preferisce i veti ai voti. E del resto come possiamo stare in una coalizione che si unisce per Draghi, ma che candida persone che hanno fatto opposizione a Draghi dal primo giorno? Meglio essere pochi ma credibili che un confuso e sgangherato cartello elettorale.

Il Pd ha chiuso l’alleanza con M5s. Da più esponenti si continua però a non rinnegare l’esperienza fatta. Cosa ne pensa?

Che sono affermazioni figlie del mal di pancia di chi dopo aver detto "Conte o morte" ha visto Conte fare del male al Paese. Sarà un tema da campagna elettorale. Davvero Letta e Speranza ancora giustificano chi ha portato i soldati russi in Italia con la scusa del Covid? Chi ha fatto leggi così sbagliate da aver permesso truffe di miliardi allo Stato? Chi ha firmato i decreti Salvini e poi si è scoperto leader dell’estrema sinistra? Ma c’è un limite alla decenza di costoro?

Che strada è quella di un Pd che preferisce Di Maio a Iv?

Un mistero buffo. Della serie: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Il Pd dice no a noi per stare con chi lo ha definito «il partito che rubava i bambini» e ha una storia fatta di gilet gialli e di no al Tap. E invece preferisce cancellare la storia di chi ha guidato il governo più riformista degli ultimi anni. Non si può che fare loro un grande in bocca al lupo.

A proposito: le responsabilità della crisi sono anche di Di Maio, che aveva fatto una scissione per rafforzare Draghi?

Si. Ma non è colpa sua. È stato incoraggiato in modo sbagliato. Poi ha sbagliato il Pd che ha inseguito Conte. Quindi la destra e, infine, il vero killer della credibilità italiana: il M5s.

È già partita una campagna sul "pericolo Meloni" e sul rischio fascismo. Li vede anche lei?

Non vedo pericoli fascisti. Il fascismo ha preso il potere in Italia nell’ottobre 1922, non nell’ottobre 2022. Attaccherò Giorgia sulle idee, a cominciare dalla mancanza di credibilità di una che 15 anni fa era già al governo e ora sembra spuntata dal nulla. Ma non useremo l’argomento "fascista" e neanche gli articoli dei giornali internazionali, lo trovo molto provinciale. Farò di tutto perché Meloni non vada al governo. Ma se ci andrà non parlerò male del mio Paese.

Lei e Calenda volete riportare Draghi a Palazzo Chigi. Non sarebbe meglio lasciarlo tranquillo, ormai?

Draghi non si è mai candidato. Ma se ci fosse una situazione di pareggio, Mattarella potrebbe richiamarlo. Perché ci sia il pareggio serve un centro forte. Questo Pd che ospita i nuovi comunisti non è più un voto praticabile per i riformisti.

Anche Carfagna lascia Fi. L’ha sentita per caso?

Carfagna e Gelmini mi sembrano propense a stare in un raggruppamento riformista. Vedremo che faranno, specie se la coppia Bonino-Calenda si alleerà col Pd.

Se rimarrà in Parlamento con una mini-pattuglia o dovesse addirittura restarne fuori, come proseguirebbe l’attività politica?

Ci basta il 3% per rientrare in Parlamento. E io sono convinto che un progetto centrista valga il 5%. Torneremo ai nostri posti. E daremo di nuovo le carte come nella scorsa legislatura. Ma speriamo che si cambino le regole costituzionali e si faccia finalmente un sistema elettorale sul modello del sindaco d’Italia. Il cittadino deve scegliere chi lo governa, non votare per una coalizione che sta insieme solo per due poltrone.

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