giovedì 16 settembre 2021
Le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) nel 2019 sono state 73.207, confermando l'andamento in diminuzione (-4,1% rispetto al 2018) a partire dal 1983. Sono state 66.638 nel 2020
Un reparto di ginecologia

Un reparto di ginecologia - Archivio Ansa

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In calo gli aborti mentre aumenta il ricorso alla procedura farmacologica. L’obiezione di coscienza non è un problema per l’applicazione della legge. Le regioni intendono attuare le nuove, discusse linee di indirizzo del ministro Roberto Speranza sull’aborto farmacologico. È stabile infine il ricorso alla cosiddetta contraccezione di emergenza. Sono questi, in sintesi, i punti significativi della Relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 194, con i dati provvisori del 2020 e quelli definitivi del 2019, resa pubblica dal ministero della Salute.

In pandemia gli aborti sono ancora calati, secondo tutti gli indicatori: lo scorso anno sono stati 67.638, -7,6% rispetto al 2019, che a sua volta registrava un calo del 4,1% rispetto al 2018. In calo anche il tasso di abortività (numero di aborti per 1.000 donne in età 15-49 residenti in Italia): 5,5 nel 2020 rispetto a 5,8 del 2019, e il rapporto di abortività (numero di aborti rispetto a 1.000 nati vivi) 169 nel 2020 rispetto a 174,5 del 2019.


Da sempre gli aborti sono correlati alle nascite, in persistente diminuzione: ricordiamo che nel 2020 si è registrato un minimo storico di 404.000 nati, con un calo accentuato nei mesi di novembre e dicembre come effetto della prima ondata epidemica. Nella prossima Relazione al Parlamento i dati definitivi del 2020 mostreranno gli effetti di Covid-19 più in dettaglio.

Gli indicatori specifici del periodo pre-pandemico non mostrano novità: in diminuzione gli aborti fra le minorenni – 2,3 per mille nel 2019, erano 2,4 l’anno precedente – gli aborti ripetuti – 25,2% nel 2019 rispetto al 25,5% nel 2018 – e anche gli aborti fra le straniere, che nel 2019 sono il 29,2% di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza, rispetto al 30,3% del 2018 (erano il 33% nel 2014). Le donne straniere continuano ad avere tassi di abortività 2-3 volte più elevati rispetto alle italiane: per tutte le età il tasso è 14 per mille, con un picco a 25,5 fra 20 e 24 anni.

In aumento il metodo farmacologico, ormai 1 aborto su 4 (il 24,9% di tutte le Ivg), pur essendo variabili i rapporti fra le regioni: prime tre Piemonte (45,6%), Liguria (44,2%), Emilia Romagna (41,1%) . Una diffusione disomogenea perché l’aborto farmacologico è innanzitutto una strategia politica, quella che vuole modificare di fatto la 194, trasformando l’aborto da un problema sociale ad un atto privato, facendolo uscire dagli ospedali per confinarlo a domicilio: è questo l’obiettivo delle linee di indirizzo del ministro Speranza che nell’agosto 2020 ha indicato la possibilità di somministrare i farmaci abortivi in strutture extraospedaliere, compresi i consultori, consentendo quindi alle donne, di fatto, di abortire anche a casa. La 194 non lo prevede, ma le regioni si stanno adeguando alle indicazioni ministeriali: dalla Relazione emerge che, su 21 regioni, 13 intendono effettuare aborti in strutture extraospedaliere (ambulatori e/o consultori), una lo ha già iniziato a fare, e tre stanno ancora valutandone l’opportunità.

Nonostante le ossessive campagne di stampa contro gli obiettori di coscienza, ancora una volta dalla relazione non emergono criticità a questo riguardo: ciascun non obiettore effettua 1,1 aborti a settimana (media nazionale), in diminuzione rispetto agli anni precedenti. L’ultima Relazione offre una raccolta dati meno dettagliata rispetto alle precedenti, ma le conclusioni del ministro sono chiare: rispetto all’obiezione di coscienza i dati non mostrano criticità nei servizi di Ivg, né a livello regionale che delle singole strutture. D’altra parte anche i tempi di attesa sono in calo, e la mobilità fra le regioni è bassa: il 92,7% delle IVG è nelle regioni di residenza, e di queste l’86,7% nella provincia di residenza.

Il ricorso alla cosiddetta contraccezione di emergenza è stabile, dopo anni di costante e importante aumento: 259.644 le confezioni di EllaOne vendute (la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo) e 288.498 quelle di Norlevo (la cosiddetta pillola del giorno dopo), per un totale di 548.142 confezioni nel 2019. Un prodotto per cui il Consiglio Superiore di Sanità in un parere del 2015 su EllaOne, non escludeva l’azione antinidatoria – cioè un precocissimo aborto.

QUI LA RELAZIONE AL PARLAMENTO


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