giovedì 20 ottobre 2022
In precedenza, il leader M5s Giuseppe Conte aveva espresso dubbi su Tajani agli Esteri e affermato: «Non più necessario l'invio di armi dall'Italia a Kiev»
La delegazione del Pd con il presidente Mattarella

La delegazione del Pd con il presidente Mattarella - Ansa

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«Ambiguità», usa spesso questa parola Enrico Letta nelle dichiarazioni dopo il colloquio (l'ultimo della giornata) con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non ci dovranno essere da parte del prossimo esecutivo, ammonisce il segretario del Pd, su «lavoro, diritti e ambiente», ma anche «sanità» e «scuola». Il tema però è ovviamente quello del posizionamento internazionale del prossimo governo, richiamato da tutte le opposizioni dopo gli audio "rubati" di Berlusconi. Nel giorno in cui uscivano le considerazioni del Cavaliere, «il Parlamento europeo dava il premio Sacharov all'Ucraina», ha proseguito Letta. E quindi in futuro non ci dovranno essere «ambiguità», nella «condanna all'invasione russa». Il segretario del Pd ha poi aperto alle istanze pacifiste (sì alla pace purché sia «vera e giusta»). Infine, l'ultimo passaggio sulla Costituzione: «Niente stravolgimenti» da parte della maggioranza, ma nessuna preclusione a interventi mirati.

In precedenza era stato il turno del Movimento 5 stelle. «Ci aspettiamo un esecutivo a forte vocazione europeista» e con una chiara «collocazione euroatlantica», aveva dichiarato Giuseppe Conte, chiedendo al prossimo governo di «imprimere una svolta» verso una «soluzione diplomatica». Rispondendo a una domanda, Conte ha poi affermato che «non è più necessario da parte dell'Italia l'invio di armi». Gli audio di Berlusconi (definiti «inaccettabili») mettono in dubbio l'idoneità del forzista Antonio Tajani a fare il ministro degli Esteri. «Non faremo ostruzionismo parlamentare fine a se stesso», ha infine garantito il leader M5s.

Intorno alle 17 era invece salita la delegazione del Terzo Polo, senza Matteo Renzi (sostituito da Teresa Bellanova). Carlo Calenda ha aperto a un'«opposizione dialogante» su alcuni temi, ma solo con un governo atlantista e filo-Ucraina: fuori da queste direttrici, «la nostra opposizione sarà durissima», ha affermato il leader di Azione. Ennesimo "no", invece, a un fronte unico delle opposizioni con Pd, M5s e Verdi-Si. Anzi, da parte loro c'è «un chiaro intento di escluderci», ha denunciato Calenda.

Stamattina, il primo a salire al Colle è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa (alle 10), seguito da quello della Camera Lorenzo Fontana (alle 11). Da lì, le opposizioni: il gruppo del Senato per le autonomie (SVP-Patt, Campobase e Sud Chiama Nord) a mezzogiorno, seguito mezz'ora dopo dal Gruppo Misto di Palazzo Madama, il cui rappresentante Peppe De Cristofaro ha assicurato: «Voteremo no alla fiducia».

Subito dopo, Sergio Mattarella ha telefonato (come da prassi nelle consultazioni) al Presidente emerito Giorgio Napolitano. Nel pomeriggio, è stato il turno del Gruppo Misto alla Camera alle 16. Ha aperto uno spiraglio al centrodestra Manfred Schullian del Südtiroler Volkspartei: no alla fiducia, ma «valuteremo la lista dei ministri». Mezz'ora dopo è arrivata la rappresentanza “Alleanza Verdi e Sinistra” del Gruppo Misto di Montecitorio, con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Il grande atteso alle consultazioni però è il centrodestra, chiamato domani alle 10.30. Ci sarà, riferiscono fonti azzurre, Silvio Berlusconi, accompagnato dai due capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo (non da Antonio Tajani, a Bruxelles causa vertice Ppe). Sarà quindi il primo incontro con Giorgia Meloni dopo la trasferta in via della Scrofa di lunedì. Un gesto che doveva essere distensivo, ma che invece ha preceduto un terremoto politico, fatto di audio rubati e nomi di ministri spiattellati a favor di microfono. Con la leader di Fdi ci saranno i due capigruppo Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida.

Con loro l'inatteso mediatore di questa fase, Matteo Salvini, anche lui scortato dai capigruppo leghisti Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. E poi ci saranno anche i centristi di "Noi Moderati": «Berlusconi deve prendere atto che ora la leader del centrodestra è Giorgia Meloni», ha dichiarato Maurizio Lupi, pronosticando un incarico alla leader di Fdi già «domani sera».

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