Al via la Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. Ma servirà?

Nella Capitale 100 delegazioni e 2mila imprese, ma mancano certezze su fine del conflitto, territorio da ricostruire e rientro dei profughi. Per Meloni l'obiettivo di mostrare un Occidente unito
July 8, 2025
Al via la Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. Ma servirà?
Ansa | Meloni e Zelensky
Poteva essere un evento “esecutivo”, resterà invece un evento dal significato più politico che sostanziale. Alla Vigilia della quarta Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina, ospitata dall’Italia, i nodi non sciolti sopravanzano ogni buona volontà: il conflitto è ancora in corso e non ha una “data di scadenza”, difficile fare riferimento a un’entità territoriale ben precisa oggetto del piano di ricostruzione, permane l’incognita del rientro degli ucraini rifugiatisi fuori dai confini, attrarre gli indispensabili investimenti privati si sta rivelando più complesso del previsto. Per Giorgia Meloni, dunque, padrona di casa domani e venerdì alla “Nuvola” di Roma, resta una sola priorità: riconsegnare a Volodymir Zelensky quell’unità dell’Occidente che si era affievolita tra effetto-Trump e dissidi tra Paesi europei. Un obiettivo non impossibile, anche alla luce delle ultime, negative telefonate tra il presidente Usa e Vladimir Putin. Un obiettivo che sarà corroborato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che raggiungerà il suggestivo centro congressi domani sera a dimostrare che sul sostegno a Kiev l’Italia mantiene la piena compattezza istituzionale. Anche l’Ue ha voluto mandare un messaggio alla vigilia della Conferenza, lasciando trapelare l’ipotesi di un fondo da 100 miliardi di euro da includere nel Bilancio settennale, atteso tra poche settimane.

I conti della ricostruzione

Il quarto Rapporto redatto dalla Banca mondiale, dal governo di Kiev e dalle Nazioni Unite aggiorna il conto dei danni e il prezzo della ricostruzione a dicembre 2024. I danni inflitti a edifici e infrastrutture ammontano a circa 176 miliardi di dollari. I settori più colpiti sono quello abitativo (con danni per 57 miliardi di dollari, il 33% del totale), quello dei trasporti (circa 36 miliardi) e quello dell’energia e delle attività estrattive (approssimativamente 20 miliardi di dollari). Più dura la guerra, più la conta dei danni aumenta. Nel 2024, in particolare, gli attacchi russi si sono concentrati sulle infrastrutture energetiche, i cui danni sono cresciuti del 93% rispetto all’anno precedente. Nella sua calcolatrice la Banca mondiale ha inserito anche interruzione dei servizi, aumento dei costi operativi e riduzione di entrate per governo e privati, arrivando a una cifra complessiva di 589 miliardi di dollari, contro i 499 registrati a fine 2023. Il 66% dei danni diretti, pari a 116 miliardi di dollari, nonché il 47% dei costi di ricostruzione (248 miliardi), riguardano le regioni di Kharkiv, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Esclusa Kharkiv, le altre quattro regioni la Russia le pretende per l’annessione, stando al memorandum che Mosca ha presentato al secondo round di negoziati a Istanbul, il mese scorso. Equivalgono a un impegno di ricostruzione pari a 188 miliardi di dollari. Come detto, la contabilità è resa ancora più complessa dall’incognita rappresentata dagli oltre 6,9 milioni di ucraini scappati dalla guerra. Rientreranno o meno per sostenere la ricostruzione e a offrire manodopera? L’Ue, in particolare Germania e Polonia, come possono agevolare il ritorno? Al netto di tutte queste incognite, la Banca mondiale stima un investimento decennale per la ricostruzione pari a 524 miliardi di dollari. Ma proprio il 2025 evidenziando il problema principale: il governo ucraino con l’aiuto dei donatori ha stanziato 7,37 miliardi di dollari (tra le questioni affrontate anche lo sminamento), ma permane un divario di finanziamento di quasi 10 miliardi di dollari. Serve il massiccio aiuto dei privati. Non a caso tra i 3.500 partecipanti alla Conferenza, escluse le 100 delegazioni ufficiali, le 40 organizzazioni internazionali e numerosi rappresentanti delle autonomie locali, ci sono circa 2mila aziende, di cui quasi 500 italiane.

La Conferenza di Roma dopo Lugano, Londrae Berlino

La Conferenza per la Ricostruzione, erede della Conferenza per le Riforme dell’Ucraina, nel 2022 ha fatto tappa a Lugano, dove è stato impostato il lavoro. Nel 2023 nuovo round a Londra, dove le prime 500 aziende hanno siglato l’Ukraine business compact. Nel 2024 a Berlino la scelta delle quattro dimensioni su cui articolare gli interventi - business, capitale umano, dimensione regionale e locale, riforme e adesione all’Ue –. A Roma, come detto, il tema è mobilitare il privato. L’obiettivo è eguagliare o superare i 16,5 miliardi di euro di nuovi fondi e accordi sottoscritti l’anno scorso in Germania.
Ma l’impostazione del governo italiano, che co-presiede l’evento insieme a Kiev, è principalmente politica. L’esecutivo sarà schierato al gran completo. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani darà il benvenuto alle delegazioni, la premier Giorgia Meloni terrà l’intervento centrale della sessione plenaria di domattina e mostrerà la piena sintonia con gli altri principali leader presenti: la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il leader polacco Donald Tusk. Volodymir Zelensky sarà a Roma già oggi e stasera incontrerà al Colle Sergio Mattarella. Con lui anche la moglie Olena Zelenska. La delegazione Usa sarà guidata, Keith Kellogg, inviato della Casa Bianca per l’Ucraina. Assenti il francese Emmanuel Macron e il britannico Keir Starmer, che però domani si collegheranno alla prevista riunione dei 30 Paesi della “Coalizione dei volenterosi”.

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