venerdì 7 febbraio 2025
Indagine dell’Università Cattolica mostra cambiamenti dopo il Covid. Più tempo trascorso in casa, maggior uso di Internet, meno spese per ristorazione. Esiti variabili per età e condizioni economiche
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Accanto alla tragedia e a tutti i dati negativi ben noti, la pandemia da Covid-19 ha provocato il cambiamento di molti comportamenti, alcuni dei quali in un’ottica “positiva”. È quanto emerge dalla ricerca “Behavioural Change: prospettive per la stabilizzazione di comportamenti virtuosi verso la sostenibilità”, condotta da un’ampia squadra di studiosi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata oggi a Milano.

Dalla ricerca, condotta in due fasi (nel giugno 2021 e nel giugno-luglio 2023), è emerso che circa il 30% della popolazione ha aumentato il tempo trascorso in casa e l’utilizzo di Internet per il tempo libero, ma ha anche adottato comportamenti sostenibili nella vita quotidiana.

Cambiamenti però che sono stati registrati in modo disomogeneo in relazione all’età, al sesso, al livello di istruzione o di condizione economica, alla ripartizione geografica (non solo Nord/Sud, ma anche città più popolate rispetto alle altre).

Le rilevazioni sono state eseguite online (a cura di Ipsos) su un campione rappresentativo della popolazione tra i 18 e gli 80 anni: sono state coinvolte in totale 4.576 persone (due gruppi indipendenti di 2.021 individui nella prima fase e 2.555 nella seconda).

«La ricerca – osserva Emanuela Mora, direttrice del dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica, e coordinatrice della ricerca – ha coinvolto sociologi, economisti, psicologi, filosofi, letterati: è stata transdisciplinare. Siamo partiti dalla constatazione che durante la pandemia di colpo siamo stati obbligati a cambiare i nostri comportamenti, provocando cambiamenti rilevanti nelle routine quotidiane».

In alcuni casi sono stati osservati comportamenti «preferibili a quelli precedenti, “sostenibili”. Sembrava non ci fossero adeguate volontà politiche per incoraggiarli, invece stando tutti più tempo in casa, ci siamo resi conto che potevamo vivere consumando meno, e abbiamo adottato comportamenti più sostenibili nella vita quotidiana».

Tra gli esempi emersi dalla ricerca: bere acqua dal rubinetto, uso più parsimonioso dei fogli di carta, utilizzo dei detersivi ecologici, acquisto di prodotti sfusi e a chilometro zero, preferenza dell’usato al nuovo, minore consumo di carne e raccolta differenziata.

Un altro fronte soggetto a cambiamenti è stato l’utilizzo di Internet, a cui durante i lockdown è stato giocoforza fare maggiore ricorso: il ricorso alla Rete è aumentato in modo strutturale, sia per lavoro (+23%) sia per tempo libero (+37%) con nette differenze tra età e livelli di istruzione.

Anche il tempo trascorso in casa è aumentato in modo strutturale per oltre un intervistato su tre, e in misura maggiore per chi è in condizioni economiche precarie e per chi non è occupato. Sul comportamento “casalingo” e con la tecnologia «si è osservata una specie di chiasmo – segnala Mora – tra uomini e donne. Le donne che tradizionalmente trascorrono più tempo in casa e in attività connesse con la gestione della famiglia (anche quelle che lavorano) hanno visto crescere in modo interessante la loro disponibilità all’uso delle tecnologie».

D’altra parte gli uomini «che nelle ricerche vengono rilevati come tecnologici, hanno visto crescere in modo significativo le loro attività intradomestiche. Sarà interessante vedere quanto questo dato si mantiene». Quanto all’uso di Internet, anche se tra la prima e la seconda rilevazione il “consumo” è diminuito (era passata l’epoca dei lockdown), «l’attitudine è rimasta: anche chi lo usava meno ha scoperto che Internet non fa paura».

In più è emerso che le spese nei negozi di vicinato e per ristorazione hanno subito una diminuzione strutturale (-15% e -43%), soprattutto tra chi ha scarse condizioni economiche (rispettivamente -19% e -51%): «Questo è un dato problematico: infatti può essere stato molto influenzato dagli effetti della crisi economica».

Tra le rilevazioni interessanti c’è anche l’attitudine a interagire, frutto della parte della ricerca di economia comportamentale, curata dall’équipe di Mario Agostino Maggioni, direttore del dipartimento di Economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo dell’Università Cattolica e coordinatore della ricerca. «Abbiamo chiesto al campione di intervistati di interagire con un partner anonimo – riferisce Maggioni – secondo le regole del gioco detto “dilemma del prigioniero”. È emerso che dove il rischio di offrire un atteggiamento cooperativo può essere sfruttato dal proprio partner anonimo una significativa quota, circa il 70-80% del campione, sceglie di cooperare».

Viceversa, quando si mettono i due soggetti in condizione asimmetrica il risultato cambia: «A chi viene dato il potere di dividere una torta, in genere lo fa a proprio favore. E in genere chi “subisce” la divisione chiede un riequilibrio della spartizione, pena il mancato accordo. Anche se la mancata accettazione della divisione da parte del secondo soggetto comporta che nessuno riceverà nulla. Il risultato è stato che quasi tre quarti delle interazioni di questo secondo gioco non sono andate a buon fine, perché le proposte non venivano accettate dalla controparte. Infatti lo stesso accadeva a parte invertite: quando chi subiva la divisione ottiene il potere di effettuarla, ne approfittava».

Un segnale positivo è stato che il gioco, durante la seconda rilevazione, è stato modificato mostrando prima a una parte degli intervistati alcune foto drammatiche della crisi pandemica (come lo sfilare delle bare o le terapie intensive) e grafici che mostravano i dati sulla diffusione dei contagi: «Rispetto al campione non esposto a immagini o grafici – conclude Maggioni – quelli che avevano visto un qualsiasi riferimento al Covid quando si trovavano tra i favoriti dalla fortuna diventavano più generosi, più equi».

«La pandemia ha agito come uno shock esogeno che ha accelerato trasformazioni già in atto – concludono Mora e Maggioni –, ma la sua influenza sulla popolazione è stata disomogenea. Questo evidenzia la necessità di politiche mirate a favorire l’adozione di comportamenti virtuosi e a ridurre le disuguaglianze».

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