.jpg?width=1024)
La panettiera Lorenza Roiati - ANSA
Il 25 aprile ad Ascoli Piceno ha riaperto il dibattito sulle identificazioni “facili”, dopo che la polizia ha chiesto e registrato le generalità alla titolare di un forno, colpevole – per così dire – di aver esposto uno striscione fuori dal suo negozio: «25 aprile buono come il pane, bello come l’antifascismo». Non è il primo caso. A dicembre del 2023 capitò alla prima della Scala di Milano, quando la Digos chiese i documenti a un loggionista che aveva osato gridare: «Viva l’Italia antifascista». Due mesi dopo, sempre a Milano, toccò a una decina di cittadini che portarono un fiore al sit-in per Aleksej Navalny. C’è poi la ragazza di Friday for future identificata per aver esposto un cartello («Ma non sentite caldo?») al Festival della letteratura di Mantova.
Ora, l’articolo 4 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps) consente all’autorità «di ordinare che le persone pericolose o sospette e coloro che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identità siano sottoposti a rilievi segnaletici» e di imporre ai soggetti con le medesime caratteristiche «di munirsi, entro un dato termine, della carta di identità e di esibirla ad ogni richiesta degli ufficiali o degli agenti di pubblica sicurezza». Ma è davvero difficile ritenere che una panettiera rientri nella categoria delle persone sospette o pericolose e lo stesso si può dire del loggionista della Scala.
.jpg?dt=1746035641230?width=620)
Il manifesto della panettiera davanti alla sede di M5s - ANSA
Non convincono neanche le motivazioni offerte dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi all’indomani del caso degli attivisti pro-Navalny: «È capitato pure a me nella vita di essere identificato - ha detto - non è un dato che comprime una qualche libertà personale. L'identificazione delle persone è una operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio». Il che sarebbe vero se si fosse trattato di un controllo casuale, come in effetti capita con i posti di blocco o sulla metropolitana. In questi casi, però, le verifiche sono casuali: si ferma un cittadino e si registrano le sue generalità. Questo sì, è capitato a tutti. Nel caso della panettiera, invece, non pare ci sia nulla di casuale e sembra piuttosto che si sia deciso di identificare quella determinata persona che ha esposto proprio quello striscione. In tutto questo non si hanno notizie di identificazioni a carico dei neofascisti che hanno recentemente inneggiato a Mussolini a Dongo. Probabilmente si tratta di volti già noti alle autorità ma in ogni caso qualcosa non torna.