giovedì 7 novembre 2019
Otto persone fermate in un'operazione contro i nuovi schiavisti che sfruttano gli extracomunitari ma non solo. Criminali protetti dall'omertà che danneggiano gli italiani onesti
Carabinieri in azione stamani nell'Agrigentino contro la piaga del caporalato (Ansa)

Carabinieri in azione stamani nell'Agrigentino contro la piaga del caporalato (Ansa)

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C'è anche il caso di una donna, sfruttata dai caporali, che ha abortito sopraffatta dalla fatica mentre lavorava per pochi soldi nei campi. Lo ha detto il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, parlando dell'inchiesta sul caporalato, messa a segno fra Campobello di Licata, Canicattì e Naro, chiamata Ponos dal nome di una divinità greca. In tutto sono 8 le persone fermate.

Un fatto che aggiunge tristezza e miseria in una vicenda già squallida di nuovo schiavismo. «Vi era un meccanismo di permessi turistici sfruttati per fare arrivare questi lavoratori che venivano poi privati del passaporto, alloggiati in case procurate dalla stessa organizzazione. L'orario di lavoro in buona parte notturno: iniziavano alle 3 e proseguivano fino alle 17 ed oltre. Le paghe erano di circa 30 euro, ma i lavoratori dovevano pagare anche i mezzi di trasporto e gli alloggi per dormire. Il lavoro avveniva sempre sotto il rigido controllo di guardiani e abbiamo avuto anche un caso di una donna che ha abortito durante le fatiche sui campi».

«La nuova normativa sul caporalato - ha detto poi il magistrato - non ha dato i risultati che il governo e il parlamento si aspettavano. I motivi? L'omertà in primo luogo, le organizzazioni criminali lucrano sul lavoro nero e chi gestisce questi giri ha la consapevolezza di non andare incontro a denunce ed esposti».

«Per sfruttare il lavoro nero - ha continuato Patronaggio che ha coordinato l'inchiesta insieme al pm Gloria Andreoli - bisogna avere le spalle larghe, sapere che nessuno ti denuncerà. Il lavoro nero colpisce in prima battuta gli extracomunitari, ma non solo. Danneggia anche i siciliani che faticano a ritagliarsi uno spazio lavorativo dignitoso e, in generale, rappresenta un grave danno per l'economia».

Infatti il lavoro nero sfrutta i più poveri, impedisce ai giovani di trovare lavoro con paghe dignitose e mette in grave difficoltà gli imprenditori corretti, creando una concorrenza sul mercato insostenibile ed impedendo anche lo sviluppo di un'agricoltura moderna e di qualità. Non solo, sottrae risorse al fisco e al settore previdenziale, contribuendo a mettere in difficoltà il sistema pensionistico e quindi danneggiando i pensionati. Insomma un disastro per gli italiani tutti, che però in troppi non percepiscono.

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