martedì 24 luglio 2012
Presto interventi top secret per fermare chi appicca il fuoco Pioggia di email al ministero dagli abitanti: aiutateci. Dai cittadini chiesto anche l’intervento dell’esercito: qui è in corso una guerra. Domani primo incontro dei comitati fuochi presso la parrocchia San Paolo Apostolo a Caivano.
Quei roghi che non si spengono nella notte della Campania di Maurizio Patriciello
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Il piano per combattere i “roghi dei rifiuti” è pronto e scatterà tra pochi giorni. Sicuramente in settimana. Una decisione operativa presa ieri dopo l’incontro a Roma tra il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e il comandante del Noe, il generale Vincenzo Paticchio. Top secret sul contenuto del piano. «Non scopriamo le carte anticipatamente per non fare un favore alla camorra», dicono ambienti del ministero spiegando il massimo riserbo. Tempi rapidissimi, dunque, come annunciato da Clini nell’intervista ad Avvenire lo scorso 20 luglio. Prima l’invio del Noe a Napoli per raccogliere documentazione e informazioni recenti sulla drammatica situazione. Poi ieri la relazione dei carabinieri al ministro e l’immediata predisposizione di un piano.Si vuole fare presto, anche perché aumenta la mobilitazione dei cittadini della “terra dei fuochi”. Ieri, infatti, il ministero dell’Ambiente, ma anche quello dell’Interno, le prefetture di Napoli e Caserta e altre istituzioni locali, sono state bersaglio di un mail mobbing, più di cento messaggi, tutti con lo stesso testo, inviati da abitanti dell’area tra le province di Napoli e Caserta per chiedere «a tutte le istituzioni di definire immediatamente azioni coordinate a breve e lungo termine per porre fine ai roghi e all’accumulo di rifiuti, prevedendo anche l’intervento dell’esercito, visto che abbiamo l’impressione di essere in guerra contro usurpatori della legalità, della nostra salute e della bellezza dei nostri territori». Lo scrivono, tra l’altro, da Afragola, da Volla, da Giugliano, da Capua, da Santa Maria la Fossa, paesi napoletani e casertani, a conferma della vastità del dramma. Parlano di «insostenibile situazione di attentato all’ambiente e quindi alla salute dei cittadini». Denunciano che «nulla è stato fatto di concreto per prevenire e reprimere questo inqualificabile fenomeno». E si chiedono: «Dobbiamo tutti morire o evacuare in veste di profughi ambientali?». Tornando ad accusare: «Qui è in atto un genocidio contro un intero popolo». E proprio per questo chiedono l’intervento dell’esercito, peraltro ancora presente a presidiare il termovalorizzatore di Acerra, le discariche e gli impianti Stir.Parole dure ma dette con molta dignità, evitando esasperazioni. Come i contenuti della prima assemblea-presidio del "Coordinamento comitati fuochi" convocato per domani alle 18,30, presso la parrocchia di S.Paolo Apostolo a Caivano, per poi spostarsi in via Cinquevie, presso il campo rom, gruppo coinvolto come manovalanza nei roghi. Senza alcune intenzione di criminalizzazione. Anzi proprio il contrario. Il coordinamento intende infatti lanciare due messaggi: «Innanzitutto di collaborazione e dialogo con i rom, senza demonizzare quelli che sono, a nostro parere, l’anello debole della catena. E poi ribadiamo il nostro convinto no alle ronde, le quali nel nostro territorio potrebbero solo essere pericolose». Il rischio che la camorra, responsabile dei guasti del territorio con rifiuti e quant’altro, provi a cavalcare la protesta è molto concreto. Lo stesso Coordinamento ha ieri presentato una denuncia-querela contro i presidenti della Regione e delle due province, gli assessori competenti, e i sindaci dei comuni coinvolti, per omissione d’atti d’ufficio, per non aver impedito roghi e scarichi.Insomma la gente si sta attivando e anche per questo al ministero hanno dato una secca accelerazione agli interventi. I dati raccolti dal Noe sono, infatti, assolutamente espliciti. In primo luogo quelli dell’istituto "Pascale" sul fortissimo aumento della mortalità per tumore nelle province di Napoli e Caserta. E poi quelli, già da tempo in possesso dell’Arpac, azienda regionale per l’ambiente, sugli oltre tremila siti inquinati dai rifiuti, vecchie e nuove discariche, già bruciate o pronte per i roghi, fonti di diossine e altri veleni.
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