martedì 17 settembre 2019
Cinque, in tempi diversi, sono stati riaffidati alle famiglie d’origine, due stanno ancora combattendo con i fantasmi suscitati dai metodi assurdi dei servizi sociali
Mentre si attendono le richieste di rinvio a giudizio, preoccupano gli esiti delle situazioni vissute dai minori prima e dopo l’intervento dei terapeuti della Val D’Enza con metodi finiti nel mirino della procura Tutti i minori di cui si parla nell’ordinanza di Reggio Emilia stanno seguendo complessi percorsi di psicoterapia, questa volta condotti in modo saggio, sotto il controllo del Tribunale dei minori di Bologna Per gli ultimi due minori infine sono già state emesse sentenze di affido preadottivo. Sono gli unici casi in cui le ipotesi di abusi sono state purtroppo ritenute credibili La fiaccolata tenutasi dopo le rivelazioni dell’inchiesta “Angeli e demoni”, relativa ad un presunto giro di affidi illeciti a Bibbiano / Ansa

Mentre si attendono le richieste di rinvio a giudizio, preoccupano gli esiti delle situazioni vissute dai minori prima e dopo l’intervento dei terapeuti della Val D’Enza con metodi finiti nel mirino della procura Tutti i minori di cui si parla nell’ordinanza di Reggio Emilia stanno seguendo complessi percorsi di psicoterapia, questa volta condotti in modo saggio, sotto il controllo del Tribunale dei minori di Bologna Per gli ultimi due minori infine sono già state emesse sentenze di affido preadottivo. Sono gli unici casi in cui le ipotesi di abusi sono state purtroppo ritenute credibili La fiaccolata tenutasi dopo le rivelazioni dell’inchiesta “Angeli e demoni”, relativa ad un presunto giro di affidi illeciti a Bibbiano / Ansa

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Bibbiano non è solo un caso mediatico-giudiziario. Non è solo un teatro amaro di strumentalizzazioni politiche che sgomentano per la totale assenza di coerenza etica (l’ultimo episodio è andato in scena domenica a Pontida). Non è solo l’ultimo caso di una lunga serie di situazioni che mostrano come il nostro apparato di protezione dei minori fuori famiglia abbia urgente necessità di una revisione globale, puntando all’armonizzazione di leggi e competenze oggi in equilibrio instabile tra magistratura, amministrazioni locali e, addirittura, privati.

È anche – e soprattutto – un’inchiesta in cui sono finiti loro malgrado nove minori che hanno subito violenze psicologiche gravissime proprio da parte di quelle istituzioni preposte alla loro protezione e sono stati sottratti alle famiglie sulla base di presunzioni che, in almeno sette casi, si sono rilevate frutto di errori intollerabili, nella migliore delle ipotesi, se non di obiettivi legati a far lievi- tare i costi delle psicoterapie, oltre ad assurde congetture ideologiche.

E ora tutti questi bambini e ragazzi, in vario modo e con diverse gradualità, stanno scontando sulla propria pelle gli esiti di comportamenti di cui la magistratura valuterà le responsabilità. Ma quanto avranno inciso quelle disavventure sul loro equilibrio psicologico? E come si sta cercando di rimediare ai guasti prodotti nella loro psiche dal gruppo di assistenti sociali e di psicologhe della Val d’Enza coordinate dalla dirigente del servizio, Federica Anghinolfi, tuttora ai domiciliari?

Osservando gli esiti di quanto capitato, si può dire che ci siano situazioni sotto controllo e altre che mostrano ancora ferite aperte e sanguinanti. Abbiamo più volte fatto notare come dalle intercettazioni dei carabinieri, in gran parte rese pubbliche, emergano episodi agghiaccianti di accanimento violento verso i bambini, ascoltati per ore in modo oppressivo e minaccioso, con la reiterazione ossessiva di domande finalizzate a far raccontare a piccoli abusi e maltrattamenti da parte dei genitori. In sette casi su nove questi episodi si sarebbero rivelati inesistenti.

Al di là di quanto emergerà nel processo – dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno – siamo di fronte a procedure che, come più volte sottolineato, risultano al di fuori da ogni protocollo di corretto ascolto dei minori ma anche da ogni regola di deontologia professionale, oltre che da un minimo tasso di umanità. Con quali risultati? Quattro dei nove bambini coinvolti nell’inchiesta avevano già fatto ritorno alle proprie famiglie prima che fossero resi pubblici gli esiti del lavoro della procura di Reggio Emilia. La decisione era arrivata nei mesi scorsi, in tempi diversi, grazie alle verifiche avviate dai magistrati del Tribunale dei minori di Bologna a cui va dato atto di aver eseguito, in tempi non sospetti, il lavoro di verifica sulle relazioni dei servizi sociali con scrupolo e attenzione.

E infatti, a fronte di perizie risultate tutt’altro che convincenti, erano richiesti approfondimenti di merito. Quindi, visto che neppure le nuove spiegazioni erano state convincenti, i quattro bambini avevano fatto ritorno alle proprie famiglie. Come già spiegato, queste verifiche sono state decise dal presidente dei Tribunale dei minori, Giuseppe Spadaro, nonostante l’assenza di comunicazioni dettagliate sull’inchiesta in corso da parte della procura di Reggio Emilia.

O, meglio, la procura aveva comunicato solo l’archiviazione dei procedimenti penali a carico dei genitori maltrattanti ma ciò ovviamente non impediva, anzi imponeva ai giudici minorili di approfondire ugualmente le situazione di pregiudizio dei minori segnalate dai servizi sociali. Un’incongruenza che non ha impedito di risolvere quattro situazioni diverse, con un lavoro di accertamento molto complesso in cui è stato per esempio necessario riannodare i fili all’interno dei vari nuclei familiari.

In un caso gli assistenti sociali erano intervenuti per i maltrattamenti inflitti alla moglie da un marito alcolista a cui il figlio di cinque anni era costretto ad assistere. La procura minorile ha obbligato l’uomo a seguire un percorso di riabilitazione e, una volta accertato che il problema era stato superato, ha dato disposizione perché, con il consenso della madre, il piccolo potesse rientrare in famiglia.

Per un quinto bambino era stato il Tribunale ordinario di Reggio Emilia a disporre il ritorno a casa. Anche in questo caso l’allontanamento era stato deciso sempre dai servizi sociali della val d’Enza, nel corso di una causa di separazione. Poi il giudice, già all’inizio di giugno, verificata le condizioni, aveva deciso che il piccolo potesse essere riaffidato al padre.

Esistono poi due casi per cui è già stata pronunciata la sentenza di affido preadottivo. L’indagine ha permesso di accertare la correttezza dell’ipotesi di abusi, confermata implicitamente anche dal fatto che i genitori, a differenza di tutti gli altri coinvolti nel caso Bibbiano, non hanno presentato appello. Per questi due bambini si apre quindi la strada dell’adozione definitiva e, si spera, condizioni per una vita migliore nell’abbraccio di una madre e di un padre capaci di stemperare con l’affetto e con il tempo i fatti terribili di cui sono stati vittime.

Tutta da definire poi la sorte degli ultimi due minori di cui si parla nell’inchiesta. Per loro il ritorno in famiglia non può ancora essere programmato, anche se il gip di Reggio Emilia ha archiviato la posizione dei genitori per quanto riguarda le accuse di abusi. Sono due piccoli che hanno comunque alle spalle situazioni familiari non semplici. L’allontanamento coatto e poi le 'terapie' inflitte dai servizi sociali della Val d’Enza – compreso le sceneggiate delle terapeute travestite da lupo cattivo delle favole per suggestionare i ricordi dei piccoli – avrebbero fatto il resto. Il tribunale dei minori di Bologna ha affidato questi casi ad altri servizi sociali. Dovranno essere condotte nuove perizie mentre, con tutte le cautele del caso, si stanno riavvicinando i bambini alle rispettive famiglie. Situazioni di estrema delicatezza. I piccoli ripetono di aver subìto abusi ma gli esperti, sulla base di riscontri obiettivi, esprimono dubbi. Saranno necessarie lunghe psicoterapie, condotte questa volta in modo saggio e opportuno, per ridare serenità a questi bambini. Ma quali danni potranno essere superati e quali invece incideranno per sempre nel profondo della loro mente?

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