venerdì 6 febbraio 2015
​Il presidente del IX Municipio di Roma: entro tre mesi partirà la sperimentazione in una strada del quartiere. Il Comune parteciperà al finanziamento del progetto.
Degrado capitale di Francesco Riccardi
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Una sorta di Amsterdam de noantri e annunciata proprio alla vigilia della "Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone" (domenica). Tra poche settimane saranno infatti disponibili all’Eur le "strade a luci rosse", dove cioè clienti e prostitute potranno serenamente appartarsi (in macchina) e avendo accanto anche unità di strada col compito di "monitorare" l’attività delle ragazze ed effettuare controlli sanitari, distribuire preservativi ed evitare lo sfruttamento dei cosiddetti "protettori". Naturalmente tutto questo nelle intenzioni, visto che sarà poi interessante verificare quanto accadrà nella realtà.L’idea è venuta al presidente presidente del IX Municipio, Andrea Santoro, con la benedizione della Giunta comunale: parola dell’assessore capitolino alle Pari opportunità Alessandra Cattoi, secondo la quale «il percorso iniziato dal presidente Santoro è molto rispettoso di tutte le persone che vengono coinvolte in questa vicenda: da una parte le donne, dall’altra parte i cittadini che vivono in quartieri dove effettivamente ci sono situazioni di degrado». Occhio non vede, insomma, e cuore non duole.Così, sempre secondo l’assessore alle Pari opportunità, «nel progetto di Santoro, che condivido, viene coinvolta in modo molto importante anche la parte sociale, quindi la tutela della donna e la lotta allo sfruttamento». Progetto che sarebbe diventato operativo con un incontro fra l’assessore al Sociale di Roma Capitale, Francesca Danese, e il presidente Santoro. Fuori dalle "strade a luci rosse" il divieto di prostituzione in strada verrà fissato con un’apposita ordinanza che prevederà anche multe fino a 500 euro. «L’approccio dell’assessore Danese mi è sembrato molto positivo, concreto e poco ideologico», racconta Santoro, aggiungendo che il progetto «è prima di tutto un’operazione di recupero sociale».Costerà 5mila euro al mese («Cifre assolutamente sostenibili per una città come Roma», rassicura ancora Santoro) e l’obiettivo sarebbe rendere il quartiere più vivibile, senza prostituzione selvaggia e degrado. Mentre la realtà racconterà quasi certamente che la prostituzione semplicemente se ne andrà in altre zone, con il suo carico di schiavitù, vittime della tratta, minorenni e vario degrado.«Creare un quartiere a luci rosse significa solo spostare il problema da una strada all’altra. Lo sfruttamento sessuale e il degrado si combattono facendo rispettare rigorosamente le regole e le ordinanze, cosa che in quartieri come l’Eur in tutti questi anni non è mai avvenuta», dice Stefano Pedica, del Pd: «Niente ghetti della prostituzione. Il suo sfruttamento non può essere tollerato in nessuna via». Ed è d’accordo la parlamentare Ncd Barbara Saltamartini: «La decisione ha dello sconvolgente. L’amministrazione Marino si dice favorevole e giustifica la folle scelta con l’ormai vecchia quanto falsa motivazione di liberare le prostitute dallo sfruttamento e le strade dal degrado», mentre «questa soluzione all’amatriciana non solo non risolve il problema dello sfruttamento delle ragazze, ma permette il proliferare dei ricettacoli di criminalità organizzata».Il capogruppo della lista CittadinixRoma, Gianluigi De Palo, spiega che «da dicembre stiamo raccogliendo firme (contro il progetto, ndr) perché convinti che la dignità di una donna non valga il decoro di una città». È durissimo il vicecapogruppo di Forza Italia in Campidoglio, Dario Rossin: «Il quartiere dell’Eur, meta di architetti da ogni dove, diventerà un famigerato bordello a cielo aperto». Invece affida a Twitter la sua soddisfazione il capogruppo Sel in Campidoglio, Gianluca Peciola: «Condividiamo proposta di sperimentare a Roma primo quartiere a luci rosse. Passo avanti per liberare donne da sfruttamento e violenza. Sel».

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