Mussomeli superstar: così i borghi a un euro stanno diventando famosi nel mondo
Si ramifica sempre di più la mappa dell'Italia a un euro, ovvero quella dei Comuni che hanno introdotto prezzi agevolati per le case contro lo spopolamento

Il senso di comunità che si può sperimentare in un piccolo territorio in cui è facile conoscersi, il calore e l’accoglienza della gente, la tranquillità e la sicurezza a qualsiasi ora, la bellezza del paesaggio, ma anche la vivacità culturale, soprattutto d’estate, tra feste religiose, festival musicali, balli in piazza e spettacoli dal vivo: sono alcune delle motivazioni che hanno spinto molte persone di almeno 18 nazionalità diverse a trasferirsi e vivere stabilmente a Mussomeli, un paesino siciliano in provincia di Caltanisetta. A raccontarlo di recente è stata la Cnn che le ha dedicato un ampio reportage. Il motivo di questa attenzione anche dai media stranieri? Il piccolo comune – che negli anni passati era diventato una delle tante aree interne soggette a spopolamento e abbandono – nel 2023 ha raggiunto il numero di residenti di 10 anni prima, cosa che non succedeva da un ventennio. Oggi non solo conta ufficialmente circa 9mila residenti, ma è diventato famoso pure negli Stati Uniti: a invertire la tendenza e renderlo così popolare è stata la politica della vendita di case diroccate a solo un euro o di case magari già abitabili senza la necessità di ristrutturazioni a circa 10mila euro.
Dal 2017, quando sono state messe in vendita le prime case, ne sarebbero state vendute circa 450, di cui 150 a un euro. Mussomeli – che come è noto non è l’unico comune in Italia ad avere adottato con successo la politica delle case a un euro –, vista dagli occhi degli stranieri che vi si sono trasferiti o dagli autoctoni che vi sono tornati, risulta una città viva nonostante le piccole dimensioni. Gli intervistati hanno raccontato soprattutto delle diverse occasioni culturali e di incontro in paese, ma con il vantaggio, per esempio, di non dover mai perdere tempo nel traffico come nelle grandi metropoli, di poter tornare a casa per pranzo anche a piedi e di vivere in un contesto come quello della Sicilia, da sempre terra di immigrazione ed emigrazione abituata a relazionarsi con gli stranieri.
Ciò che però ha giocato sicuramente un ruolo nella scelta dei nuovi abitanti è stato il fatto che nel paesino vi sono ancora tanti di quei presidi che possono fare la differenza nella quotidianità: i medici di base, un ospedale e una clinica privata, i veterinari, i meccanici, gli impianti sportivi, ma anche banche, supermercati e negozi di moda. Mussomeli è anche abbastanza vicina alle città più grandi, a meno di un’ora d’auto da Caltanisetta e da Agrigento e a circa un’ora e mezza da Palermo. Per quanto si tratti di territori in cui la rete di collegamento non è sviluppata come nelle città del Nord, è evidente che avere i servizi ed essere abbastanza vicino a grandi città o ad aree molto turistiche – per esempio Piazza Armerina – ha contribuito alla buona riuscita del progetto di ripopolamento. I B&B sempre più particolari e le recensioni dei turisti accolti da tutto il mondo hanno fatto il resto, tanto che, sempre secondo il reportage, dal 2016 al 2024 il numero di turisti registrati ogni anno è aumentato del 919%.
Oltre Mussomeli, va detto che tra tutti i comuni d’Italia proprio quelli siciliani sono stati i pionieri di questa rinascita dell’entroterra, con Salemi, in provincia di Trapani, che nel 2008, all’epoca in cui era amministrata da Vittorio Sgarbi, ideò per prima la politica delle vendite a prezzi agevolati: oggi la città è riuscita a realizzare quel progetto con almeno una trentina di case vendute, anche dopo l’attenzione mediatica data da un documentario della Bbc e l’arrivo di tanti turisti. Tra i comuni che ancora oggi promuovono iniziative del genere nell’isola si contano per esempio Sambuca di Sicilia (Agrigento) e Gangi (Palermo): entrambe diventate famose, hanno venduto a prezzi simbolici o molto bassi rispettivamente più di 230 e di 150 immobili. Ma anche nelle altre regioni il modello si è diffuso con successo. Nel Pugliese, c’è per esempio Biccari (Foggia), un borgo sui monti Dauni che conta circa 2mila abitanti e una quarantina di case vendute, ma anche una grande città come Taranto che sta promuovendo un’iniziativa simile per la riqualificazione della Città Vecchia. In Sardegna sono diversi i comuni che hanno aderito al progetto, con il Sassarese tra i più attivi, che conta per esempio almeno una decina di case assegnate anche in un comune di circa 2mila abitanti come Nulvi, ma anche il Nuorese o Oristano, che ha visto aderire comuni ancora più piccoli: come Montresta di circa 400 residenti.
In linea con le migrazioni interne, è soprattutto l’entroterra meridionale che ha dovuto ricorrere a questa misura di contrasto dello spopolamento in misura maggiore, con iniziative simili tra Abruzzo, Calabria, Basilicata e Molise. Non sono mancate però adesioni nelle regioni del Nord, come Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta, a dimostrazione che la riqualifica di un territorio abbandonato o degradato – in un Paese che invecchia come il nostro – riguarderà sempre più città: dai piccoli ai grandi comuni, da Sud a Nord.
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