Morire per una liposuzione: tutti i rischi del mercato dei “ritocchi”
Un'altra vittima a Roma: è stata operata in uno studio senza autorizzazioni da un chirurgo con precedenti per responsabilità mediche. Parlano gli esperti (e ricordano di chi ci si può fidare)

Ana Sergia Alcivar Chenche, una donna ecuadoriana di 46 anni, è morta a Roma sabato poco dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione in una clinica privata, nel quartiere di Primavalle. Il centro, del medico peruviano José Gregorio Lizarraga Picciotti, aveva ricevuto l’ultima autorizzazione, valida per 5 anni, nel 2007. Dal 2012, dunque, operava senza licenza. La procura di Roma ha iscritto il dottore, con già diversi precedenti per responsabilità medica e contro il quale erano state presentate negli anni diverse denunce per lesioni, insieme all’anestesista e all’infermiera della clinica nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, mentre l’edificio è stato posto sotto sequestro. Un altro caso simile risale al 18 marzo scorso, sempre a Roma, quando Simonetta Kalfus era morta dopo una liposuzione avvenuta in una clinica di Cinecittà.
«Quello delle cliniche low-cost – spiega Antonello Tateo, responsabile di Chirurgia plastica nella Clinica Capitanio dell’Istituto Auxologico Italiano – è un problema legato al mercato della chirurgia plastica, casi di cronaca come questo dovrebbero far riflettere su tutte le sfaccettature della questione». È solo uno dei molteplici aspetti che riguardano il mercato dei “ritocchi”, che dilaga nella nostra società. Un contesto che incoraggia a non accettare ciò che è percepito come imperfetto e che spinge anche molti giovanissimi a ricorrere a interventi correttivi del proprio aspetto. «Non siamo più in grado di accettare i nostri difetti estetici – afferma Gianluca Castelnuovo, ordinario di Psicologia clinica dell’Università Cattolica di Milano e responsabile del Servizio di Psicologia clinica e Psicoterapia dell’Irccs Auxologico – e ci affidiamo alla chirurgia e alla medicina estetica. Ma quelli sono elementi che ci caratterizzano, e nasconderli ci fa perdere le nostre identità. Il rischio è che si crei un disequilibrio, un circolo vizioso, in cui a un primo intervento ne segue un altro, e poi un altro ancora...».
Frenesia, immediatezza e velocità sono concetti ormai all’ordine del giorno e la possibilità di ottenere in fretta qualcosa che potrebbe richiedere molto tempo può fare gola. Ma si tratta di soluzioni frettolose, certo non le migliori. «La liposuzione – prosegue Castelnuovo – è una scorciatoia per ottenere un risultato immediato senza fatica, ma non permette di prendersi cura della propria salute in modo approfondito».
Ana Sergia Alcivar Chenche forse si era rivolta allo studio di Picciotti attratta da quello che si legge sulla pagina Facebook della clinica: «Offriamo il miglior prezzo del mercato italiano, senza abbassare la qualità/sicurezza in ciascun intervento». «Oggi la medicina estetica e la chirurgia plastica sono trattate come una cosa ordinaria – commenta Tateo – e le persone non considerano che quello che si acquista è il know-how di un professionista e la serietà di una clinica, non un prodotto qualsiasi. Anche i social alimentano questa convinzione con promozioni al ribasso. Tutto questo è di fatto consentito da una regolamentazione inesistente».
Le pubblicità online delle cliniche sono spesso ingannevoli per l’utente, che non può sapere se un centro è davvero idoneo o meno. Ma come capire quando ci si può fidare? Lo spiega Tateo: «I siti di Aicpe e Sicpre, i due organismi ufficiali riconosciuti dal Ministero della Salute, offrono la lista di tutti i chirurghi autorizzati a operare».
Le pubblicità online delle cliniche sono spesso ingannevoli per l’utente, che non può sapere se un centro è davvero idoneo o meno. Ma come capire quando ci si può fidare? Lo spiega Tateo: «I siti di Aicpe e Sicpre, i due organismi ufficiali riconosciuti dal Ministero della Salute, offrono la lista di tutti i chirurghi autorizzati a operare».
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