Moda e Made in Italy, il governo affila le armi

Dopo i casi che hanno coinvolto aziende come Armani, Valentino, Dior e da ultimo anche Loro Piana, il ministro Urso avverte: allo studio una norma per difendere il marchio e l'intera filiera
July 24, 2025
Moda e Made in Italy, il governo affila le armi
Imagoeconomica |
Ormai non è più un caso e l’Italia rischia un danno di immagine difficile da ricostruire. Perché il caporalato nei marchi del lusso (dopo cinque casi scoperti) non è solo una questione di diritti dei lavoratori ma rischia anche di mettere in ginocchio la credibilità del sistema moda e del Made in Italy.
In seguito alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto aziende come Armani, Valentino e Dior e da ultimo Loro Piana con l’esternalizzazione della produzione dei capi di abbigliamento in contesti lavorativi di sfruttamento del lavoro, oggi il governo è impegnato a trovare una soluzione per contrastare quella catena di ''subappalti non autorizzati'' per una produzione esternalizzata a società, senza capacità produttiva, che a loro volta appaltano le lavorazioni a laboratori cinesi spesso irregolari. Come nei casi riscontrati dalle inchieste della magistratura, le ditte in subappalto interessate si basano su evasione fiscale e contributiva, omissione dei costi relativi alla sicurezza, situazioni abitative degradanti per la manodopera irregolare e clandestina, turni di lavoro no stop, retribuzione sottosoglia rispetto ai minimi tabellari. Loro Piana, a detta del giudice, avrebbe così agevolato questo sistema di sfruttamento per ottenere l'abbattimento dei costi e la massimizzazione dei profitti. Condizioni di sfruttamento dei lavoratori emerse anche alla Z Production di Campi Bisenzio che produce borse per conto di Montblanc, posta sotto accusa per le condizioni lavorative dei dipendenti.

La ministra Calderone: potenziamo l’attività di controllo

«Stiamo potenziando l'attività ispettiva - ha detto la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, rispondendo al question time alla Camera sulle iniziative per il contrasto del fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori nel settore del tessile e della moda - è recente l'autorizzazione e all'assunzione di 500 unità di personale ispettivo di Inps e di Inail perché per noi è fondamentale aprire un sistema di vigilanza che ci dia la possibilità anche di avere una con ampio spettro, una valutazione di tutti quelli che sono i comportamenti che emergono da un'attenta lettura dei dati”.

Il ministro Urso: i protocolli anti-caporalato non bastano

È di pochi giorni fa l'annuncio del ministro Urso al tavolo della moda di "una previsione legislativa e quindi di una proposta legislativa che tende proprio a valorizzare anche il marchio del Made in Italy nell'ambito di quelle che sono le corrette attività di inquadramento del personale e soprattutto la regolarità connessa anche al marchio del Mediterraneo".
“Non possiamo permettere che i comportamenti illeciti di pochi compromettano la reputazione dell’intero comparto, penalizzando tante aziende virtuose e, di conseguenza, il nostro Made in Italy, simbolo di eccellenza e qualità. Lo strumento dei protocolli contro il caporalato è sicuramente importante e necessario, ma non sufficiente. Stiamo lavorando a una norma per certificare la sostenibilità e la legalità delle imprese del comparto, con l’obiettivo di offrire una soluzione strutturale che tuteli tutti" ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenendo al tavolo nazionale per il settore moda al Mimit. La norma avrebbe l'obiettivo di certificare la filiera che fa capo al titolare del brand, sulla base di verifiche preventive ad hoc, in modo da escludere che quest'ultimo debba rispondere per comportamenti illeciti o opachi riconducibili ai fornitori o ai subfornitori lungo la catena. «Una norma per certificare la sostenibilità e la legalità delle imprese del comparto, con l'obiettivo di offrire una soluzione strutturale che tuteli tutti».


I sindacati: serve un sistema obbligatorio di certificazione della legalità


“Mentre ragioniamo, insieme alle controparti, su come sostenere in Italia la filiera della Moda, assistiamo a fenomeni di illegalità, legata ad appalti e subappalti, da parte di grandi marchi. Loro Piana è solo l’ultimo caso ed è sconcertante che gli attori istituzionali non siano in grado di costruire un sistema obbligatorio di certificazione della legalità su scala nazionale della filiera, che garantisca lavoro e salari dignitosi, l’applicazione dei Ccnl sottoscritti dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative, condizioni di salute e sicurezza e il contrasto al dumping”, hanno commentato le segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.

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