Milano-Cortina, i pm: «Ingerenza del Governo». E “chiamano” la Consulta
Per i magistrati che indagano sui presunti appalti truccati, la qualificazione di ente privato, per decreto, della fondazione che organizza l'evento ha bloccato l'inchiesta

Con il decreto di giugno del governo, poi convertito in legge, di qualificare la Fondazione Milano-Cortina 2026 ente di diritto privato, c'è stata una «indebita ingerenza» con «ripercussioni dirette sull’attività investigativa» e sulle indagini, di fatto bloccate, della Procura di Milano su presunti appalti per i servizi digitali truccati in cambio di mazzette. Lo si legge nelle oltre 200 pagine con cui l'aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis della Procura diretta da Marcello Viola hanno chiesto alla gip Patrizia Nobile di archiviare l’indagine (con sette indagati).
Una richiesta di archiviazione che però è in funzione di un’altra richiesta, sempre alla gip Nobile: quella di mandare gli atti alla Consulta sollevando la questione di legittimità costituzionale del decreto e della legge. Ciò anche perché lo scorso febbraio l'Anac, l’autorità anticorruzione, in un documento inviato al Comitato organizzatore delle Olimpiadi, sosteneva che la Fondazione Milano-Cortina 2026 «è un ente pubblico». Nel report dell’anticorruzione si parlava della Fondazione in quanto organismo di diritto pubblico.
I motivi di che ne spiegherebbero tale natura sarebbero: il fatto che la totalità dei titolari o dei componenti dell'organo d'amministrazione o di indirizzo è di nomina pubblica, così come di nomina pubblica è pure l'organo di controllo.
Inoltre - sosteneva sempre l'Anac in quel report - la Fondazione Milano-Cortina è stata istituita per realizzare un interesse pubblico di portata generale, cioè l'organizzazione dei Giochi olimpici invernali. I membri fondatori della Fondazione, poi, sono soggetti pubblici: dalla Presidenza del Consiglio ad alcune Regioni e Comuni, fino al Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Le scelte della Fondazione risultano ampiamente determinate da soggetti pubblici, e l'attività della Fondazione non è svolta in totale autonomia. Infine, i deficit di bilancio saranno a carico di Stato ed enti territoriali. Il capitolo extra-costi, con l’eventuale intervento dello Stato a copertura, che è pubblico per definizione. A questo proposito l'Anticorruzione registrava che nell'esercizio 2023 la Fondazione Milano-Cortina ha conseguito un risultato economico negativo che, sommato a quello degli esercizi precedenti, porta a un deficit patrimoniale (in costante peggioramento) pari a 107.800.743 euro. Tale deficit patrimoniale ha potuto essere sostenuto mediante le garanzie fornite dagli Enti Territoriali coinvolti nel programma olimpico e paralimpico, nonché dallo Stato italiano.
Inoltre - sosteneva sempre l'Anac in quel report - la Fondazione Milano-Cortina è stata istituita per realizzare un interesse pubblico di portata generale, cioè l'organizzazione dei Giochi olimpici invernali. I membri fondatori della Fondazione, poi, sono soggetti pubblici: dalla Presidenza del Consiglio ad alcune Regioni e Comuni, fino al Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Le scelte della Fondazione risultano ampiamente determinate da soggetti pubblici, e l'attività della Fondazione non è svolta in totale autonomia. Infine, i deficit di bilancio saranno a carico di Stato ed enti territoriali. Il capitolo extra-costi, con l’eventuale intervento dello Stato a copertura, che è pubblico per definizione. A questo proposito l'Anticorruzione registrava che nell'esercizio 2023 la Fondazione Milano-Cortina ha conseguito un risultato economico negativo che, sommato a quello degli esercizi precedenti, porta a un deficit patrimoniale (in costante peggioramento) pari a 107.800.743 euro. Tale deficit patrimoniale ha potuto essere sostenuto mediante le garanzie fornite dagli Enti Territoriali coinvolti nel programma olimpico e paralimpico, nonché dallo Stato italiano.
Analogamente il procuratore di Milano, Marcello Viola, aveva spiegato che la Fondazione Milano-Cortina 2026, «sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come “ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato”, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali».
La qualificazione pubblica o privata è il nodo della richiesta alla gip (e eventualmente alla Corte Costituzionale), dal momento che gli inquirenti (i pm, ma, stando alla richiesta, anche la gdf) ritengono che il decreto del governo che ha stabilito la natura privata abbia di conseguenza bloccato le indagini (di qui la richiesta di archiviazione dell’inchiesta da parte dei pm che si considerano impossibilitati a procedere), impedendo «non solo un’attività di intercettazione telefonica», ma anche, scrivono, «la possibilità di richiedere un sequestro preventivo delle somme di denaro che, allo stato, possono ritenersi profitto di reato di entrambi i reati di turbativa d’asta, con correlativo danno» per la Fondazione.
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