L'ultima, lunghissima giornata del Leoncavallo
Blitz a sorpresa delle forze dell’ordine nello storico centro sociale, ora sgomberato. Meloni: «No a sacche di illegalità». Il sindaco Sala: «Non siamo stati informati dalla Prefettura»

Il Leonka si è fermato alla 132esima barricata. Il 133esimo sfratto del centro sociale Leoncavallo era in calendario il 9 settembre, ma l’ufficiale giudiziario, scortato da polizia e carabinieri, è arrivato iin anticipo nell’edificio di via Watteau, periferia Nord Est di Milano; ed senza preavviso, per notificare l’ingiunzione in una Milano d’agosto ancora semi-vuota. E al Leonka non ha trovato nessuno. «Ci stanno sgomberando! Accorrete numerosi»: è l’appello lanciato ieri mattina alle nove sui social. Troppo tardi. La via era chiusa dai reparti mobili di polizia e carabinieri, con il supporto della Digos. Le forze dell’ordine sono entrate nell’ex cartiera occupata dal 1994 (prima si trovava nella sede storica di via Leoncavallo). Così dopo 50 anni, lo storico centro sociale di Milano, quello di Fausto e Iaio, i due militanti di sinistra assassinati, citati da Ignazio La Russa nel suo discorso di pacificazione, in occasione del suo insediamento alla presidenza del Senato, chiude.
La linea del Governo Meloni e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è la tolleranza zero. «In uno Stato di diritto non possono esistere zone franche o aree sottratte alla legalità», ha detto la presidente del Consiglio. «Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive», ha aggiunto Piantedosi. Una mossa sicuramente efficace dal punto di vista dell’ordine pubblico: non ci sono stati scontri né momenti di tensione tra forze dell’ordine e manifestanti - circa in duecento hanno raccolto l’appello delle «Associazione mamme antifasciste del Leoncavallo», che occupava l’area. Ma destinata a far discutere sotto il profilo del decantato dialogo istituzionale. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha detto di non aver avuto nessuna comunicazione e di essere stato chiamato ieri mattina dal prefetto Claudio Sgaraglia a sfratto in esecuzione, nonostante il giorno prima (mercoledì) si fosse svolta in prefettura la riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza: «In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo - ha detto Sala -. Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c'erano molte modalità per avvertire l’Amministrazione».
La prefettura di Milano, in una nota ha sottolineato i costi dell’occupazione abusiva, dopo che «la società proprietaria («L’Orologio», della famiglia Cabassi) ha promosso un’azione risarcitoria per il danno subito» e che «la corte di Appello di Milano il 29 ottobre 2024, aveva condannato il Ministero dell’Interno al risarcimento del danno a favore della società proprietaria, nella misura di euro 3.309.150 euro». E ora cosa succede? Il Comune è in trattativa con l’associazione «Mamme del Leoncavallo» per l’assegnazione di uno stabile in via San Dionigi (zona Rogoredo-Porto di Mare), un vecchio deposito merci che richiede però un radicale intervento di bonifica.
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