Inchiesta sull'Urbanistica contestata dal Riesame, cosa succederà adesso?

Rese note le motivazioni che hanno portato ad annullare le misure cautelari per l’architetto Scandurra e l’imprenditore Bezziccheri. La Procura pronta a ricorrere in Cassazione
September 15, 2025
Inchiesta sull'Urbanistica contestata dal Riesame, cosa succederà adesso?
Ansa | L'architetto Alessandro Scandurra, ex membro della Commissione Paesaggio, coinvolto nell'inchiesta sull'urbanistica a Milano
Una «svilente semplificazione argomentativa» che porta a considerare come automatico un «un patto corruttivo» non dimostrato ma basato su congetture. Il Tribunale del Riesame ha depositato ieri le motivazioni che hanno portato, lo scorso 12 agosto, ad annullare i domiciliari per l’architetto ed ex componente della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano, Alessandro Scandurra e la custodia cautelare in carcere per l’imprenditore Andrea Bezziccheri di Bluestone, entrambi convolti nell’inchiesta della Procura milanese sull'”incontrollata espansione edilizia” della città. L’impianto accusatorio, che aveva portato a sei richieste di arresto, viene pesantemente criticato dalle magistrate Vincenza Papagno, Francesca Ghezzi e dalla presidente del collegio Paola Pendino, giudice estensore delle motivazioni. Contestate le conclusioni del gip Mattia Fiorentini secondo il quale, scrive Pendino «sarebbe sufficiente l’esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi per poter ritenere sussistente un accordo corruttivo».
Per ora sono state depositate solo due motivazioni, mancano ancora quelle su Manfredi Catella di Coima (domiciliari annullati anche per lui), sull'ex assessore Giancarlo Tancredi, sull'ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e sul manager Federico Pella (anche per loro revocati gli arresti ma con misure interdittive).
Il Tribunale del Riesame di fatto ha spazzato via buona parte delle imputazioni di corruzione della maxi inchiesta sulla gestione urbanistica, in cui tra gli oltre 70 indagati c'è pure il sindaco Giuseppe Sala e che ha già generato anche tante indagini e processi sugli abusi edilizi su grattacieli e torri del nuovo skyline della metropoli. La Procura, però, con l'aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Petruzzella, Filippini e Clerici, è pronta a ricorrere in Cassazione.
I giudici Pendino-Ghezzi-Papagno hanno ritenuto che non ci siano agli atti indizi gravi e precisi che indichino la colpevolezza di Scandurra in merito all’accusa di corruzione. «Non si comprende – si legge nelle motivazioni – sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell’attività di libero professionista». Si parla di un «quadro fattuale confuso che non permette di apprezzare se Scandurra avesse concretamente polarizzato attorno a sé una cerchia di imprenditori risoluti a pagarlo per ottenere l’aggiudicazione di pareri favorevoli».
Smontanto anche l’altro pilastro accusatorio dei pm, quello legato alla disciplina del conflitto di interessi all’interno della Commissione di Palazzo Marino che secondo il Riesame «era connotata da indubbi profili di lacunosità e ambiguità a riprova della non immediatezza della portata precettiva della regolamentazione, circostanza del tutto trascurata dal gip».
Per i pm Scandurra, membro della Commissione dal 2018 al 2024 che aveva ricevuto incarichi progettuali, remunerati, da diversi imprenditori tra i quali Bezziccheri e Catella avrebbe dovuto astenersi dal partecipare, per evidente conflitto di interessi, alle sedute della Commissione nella quali erano previste le discussioni sui progetti affidati direttamente a lui o comunque di imprenditori con i quali aveva rapporti di collaborazione. Il patto corruttivo secondo la Procura sarebbe dimostrato dalle chat tra Scandurra e gli imprenditori-corruttori e dal pagamento delle fatture. Per il Riesame, però, le argomentazioni del gip «non convincono». Mancano gli «elementi essenziali» della corruzione perché non risulta «adeguatamente indagata la genesi del patto corruttivo». Al limite, si legge nelle motivazioni depositate ieri, in questo caso «in difetto della prova» sarebbe «piuttosto ipotizzabile l’applicazione della fattispecie di abuso di ufficio», reato di recente abrogato. La Commissione, fa notare ancora il Riesame, «era composta da 11 membri» e non vi sono «evidenze di indebite pressioni o sollecitazioni da parte di Scandurra» sui progetti da approvare. L’architetto durante i due mandati «si è sempre astenuto in occasione della trattazione di progetti direttamente affidati a lui». In sostanza, per i giudici l’architetto-componente della Commissione paesaggio ha sempre rispettato le regole comunali sull’astensione, modificate nel 2023 con vincoli più stringenti, e non gli può essere attribuito nemmeno il falso contestato.
Contestate le ipotesi d'accusa su tutti i capi contestati come accordi corruttivi a Bezziccheri e Scandurra per i progetti Park Towers, Hidden Garden, via Salomone, via Grazioli, East Town. Un elemento centrale delle accuse era una fattura da circa 22mila euro, che la Procura riteneva fittizia e funzionale al presunto patto corruttivo. Secondo i giudici del Riesame, invece, quel documento è riconducibile a prestazioni realmente effettuate.
Altrettanto priva di fondamento secondo il Tribunale del Riesame, la contestazione analoga a Bezziccheri. L’imprenditore «non era a conoscenza, e non era tenuto a conoscerla, della disciplina regolamentare sul conflitto di interessi».
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