In montagna un'estate di incidenti: verso quota 100 morti

Domenica un uomo ha perso la vita sul Monte Pence, nel Cuneese, dopo essere precipitato sotto gli occhi di alcuni escursionisti. Nelle stesse ore un'altra tragedia sul Monte Bianco
August 17, 2025
In montagna un'estate di incidenti: verso quota 100 morti
Ansa | Il Soccorso alpino valdostano impegnato sul Monte Bianco
Un’estate che doveva essere di libertà e di bellezza, tra sentieri ad alta quota e panorami mozzafiato, si sta trasformando in un bollettino quasi quotidiano di incidenti mortali. Le cronache degli ultimi giorni che arrivano dalla montagna raccontano ancora cadute, soccorsi disperati e vite spezzate. Con il Ferragosto alle spalle, il conto delle vittime sulle montagne italiane si avvicina ormai a quota cento, un numero impressionante. L'ultimo dato del Corpo nazionale del soccorso alpino (Cnsas) è fermo al 23 luglio con 83 morti, con quasi 3 decessi al giorno a partire dal 21 giugno, ma anche in agosto i numeri sono rimasti costanti con cifre che si avviano verso quota 100 vittime tra gli escursionisti. "Ad oggi è impossibile fornire un dato aggiornato - spiega Simone Alessandrini del Soccorso Alpino - ma i nostri interventi non si sono certo fermati in queste ultime settimane, anzi".
Ancora nella giornata domenicale di ieri un uomo ha perso la vita sul Monte Pence, nel Cuneese, dopo essere precipitato sotto gli occhi di alcuni escursionisti. L’allarme, scattato poco dopo le 13,30, ha mobilitato immediatamente l’elisoccorso regionale. La compagna dell’uomo, bloccata in posizione pericolante, è stata messa in sicurezza, mentre per lui le manovre di rianimazione si sono rivelate inutili. La salma è stata recuperata grazie alla collaborazione tra elisoccorso e Guardia di Finanza. Nelle stesse ore un’altra tragedia si consumava sul massiccio del Monte Bianco, lungo la cresta del Brouillard a oltre 4.000 metri: a perdere la vita è stato Davide Migliorino, 36enne di Treviglio. Procedeva slegato con due compagni quando un appiglio ha ceduto, provocando la sua caduta nel vuoto. Sul posto è intervenuto il Soccorso Alpino Valdostano. Solo alla vigilia di Ferragosto, il Monte Rosa era stato teatro di un altro dramma: due alpinisti italiani, un uomo e una donna, sono precipitati dal Castore dopo essersi probabilmente persi a causa del maltempo. I loro corpi sono stati individuati e recuperati dal Soccorso Alpino della Guardia di Finanza. Tragedie che si sommano a quella dell’11 agosto in Alto Adige, dove padre e figlio hanno perso la vita scivolando da un sentiero esposto nella zona di Plan, a Moso in Passiria.
Non mancano gli episodi a lieto fine, grazie alla prontezza e alla competenza delle squadre di soccorso. Ieri a Treviso una donna di 73 anni è caduta in una scarpata durante una passeggiata con il marito lungo il sentiero che dal Santuario della Madonna del Covolo porta alla Madonna dei Tre Busi. Fortunatamente la donna si è fermata contro un albero senza riportare gravi conseguenze: recuperata con paranco e imbrago, è stata portata al sicuro. Stesso epilogo positivo per due giovani che, nella notte tra sabato e domenica, sorpresi da un violento temporale mentre salivano verso il Monte Mars nel Biellese, hanno chiesto aiuto. Una lunga e complessa operazione, condotta congiuntamente da Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino, li ha riportati in valle.
Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino (Cnsas) parla di una stagione drammatica e ricorda che il 44% degli interventi riguarda semplici escursionisti, spesso colpiti da malori o vittime di cadute, mentre il restante 56% coinvolge attività alpinistiche più complesse. A pesare, spiega ancora Alessandrini del Cnsas, è l’aumento costante del turismo montano negli ultimi cinque anni: «La montagna è sempre più affollata, ma la preparazione scarseggia. Quasi il 90% dei frequentatori non è iscritto al Club Alpino Italiano e quindi non ha seguito corsi formativi di base». Troppi affrontano sentieri e ferrate senza l’abbigliamento adeguato, magari in scarpe da ginnastica e magliette di cotone, senza attrezzatura tecnica né acqua a sufficienza. «C’è chi sale in pantaloncini, solo per scattare una foto da postare sui social», osserva Alessandrini, «ma così si mette a rischio la propria vita e quella dei soccorritori».
Sul tema della sicurezza e del rispetto della montagna si inserisce anche un’altra polemica, quella sull’eliturismo. Il Club Alpino Italiano ha denunciato l’aumento di voli turistici commerciali in elicottero su alcune vette delle Dolomiti, come la Torre Trieste nel gruppo del Civetta. Un fenomeno giudicato «non sostenibile, fine a sè stesso e contrario allo spirito della montagna». La commissione centrale Tutela Ambiente Montano del Cai richiama la responsabilità di tutti: «Dobbiamo smetterla di usare la montagna per qualsiasi finalità ludica. Non è un parco giochi, ma un ambiente fragile e da rispettare».
Il bilancio di questa estate è destinato a segnare un punto critico nella storia recente dell’alpinismo e dell’escursionismo italiani. Da un lato la crescente attrattiva delle cime, dall’altro la mancanza di cultura della montagna e di preparazione adeguata. In mezzo, il lavoro incessante dei soccorritori, che ogni giorno si calano in dirupi, affrontano temporali improvvisi o rischiano la vita in quota per salvare chi è rimasto intrappolato. Con il conto delle vittime vicino alle cento, le parole del Cai e del Cnsas assumono il valore di un monito: la montagna regala bellezza e libertà, ma pretende rispetto, preparazione e senso del limite per evitare che l’avventura si trasformi in tragedia.

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