Il Sud devastato dagli incendi. I vescovi: «È odio verso il Creato»

Dopo le denunce dei giorni scorsi della Chiesa di Manfredonia - «il nostro territorio è in mano alla criminalità organizzata» -, ecco le prese di posizione delle Diocesi di San Severo e Locri-Gerace
July 23, 2025
Il Sud devastato dagli incendi. I vescovi: «È odio verso il Creato»
. | Un incendio boschivo degli ultimi giorni
Decenni, persino secoli impiega un bosco per diventare grande, e creare un delicato ecosistema, un riconoscibile patrimonio naturalistico e ambientale. Pochi minuti bastano alle fiamme per incenerirlo. Non per un rogo spontaneo. E neanche, spesso, per colpevoli leggerezze. Ma per volontà di menti criminali, di disegni irresponsabili, di personaggi senza scrupoli. Così viene deturpato il creato in un periodico e macabro rituale contro il quale i vescovi alzano la voce, con toni veementi.
Durissime le parole dell’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Franco Moscone. Già la scorsa settimana, quando le fiamme arrivano sin nell’oasi Lago Salso e nella riviera sud di Manfredonia, violentando flora, fauna e l’equilibrio dell’intero ecosistema, il presule denuncia le «mani fomentatrici di odio verso il Creato e verso la popolazione: si tratta di gesti motivati da una pura logica criminale. Siamo di fronte ad una situazione che non ci saremmo mai aspettata». La presa di posizione della Chiesa locale diventa un macigno per tutto il contesto locale: «Il nostro territorio è in mano ad una criminalità organizzata che si sente libera di fare tutto ciò che vuole e si sente forte e potente da poter organizzare qualsiasi gesto sconsiderato». E ancora: «Sembra che la “terra dei fuochi” sia passata dal Casertano al Tavoliere con le ecoballe che vengono sversate qui da noi e poi date alle fiamme».
Passano pochi giorni e lo stesso pastore è il primo firmatario di una lettera aperta - condivisa da associazioni ambientaliste, organismi socio-culturali, organizzazioni di categoria, cooperative - indirizzata alle autorità politiche e militari del territorio e, in particolare, al comando del 32° Stormo dell’Aeronautica militare di stanza ad Amendola (Foggia), «con la speranza – si afferma – che una tale struttura militare si metta al servizio dei bisogni del territorio». Di fronte alla minaccia per cittadini e ambiente, i firmatari sono convinti che «le competenze e la tecnologia disponibili nel presidio di Amendola possano offrire una soluzione immediata ed efficace». Insomma, la sorveglianza aerea continua, «ferme restando le garanzie costituzionali», può rappresentare «l'unico metodo efficace per la protezione di aree estese. Il territorio pugliese dispone delle risorse necessarie attraverso gli asset militari locali».
Sempre dal Foggiano si alza la voce di un altro vescovo, quello di San Severo, Giuseppe Mengoli, per il quale di fronte ai roghi di questi giorni «la Chiesa non può rimanere in silenzio, facendo finta di niente», ma «denuncia ad alta voce la deplorevole e feroce strategia di chi vuole demolire, invece che costruire». Di chi persegue «l’ormai triste “rito” estivo che trasforma una terra bella e accogliente, come la nostra, in un teatro di logiche prevaricazioni e di violenze. La Capitanata non può apparire come un campo di battaglia!», tuona Mengoli che si augura che «la giustizia fermi ogni mano e ogni volontà irresponsabile e scellerata». Del resto, «dopo ogni incendio, non restano solo le grigie ceneri di una natura ormai distrutta ma anche il vuoto dei valori democratici, l’assenza del rispetto per il bene comune, la mancanza di cura verso il creato, del quale facciamo parte senza esserne però i padroni».
Dalla Puglia alla Calabria, colpita dalle fiamme in più punti e dove ieri oltre 180 persone sono state evacuate dal villaggio turistico “Volvito”, a Cirò Marina, per un vasto incendio. «Il paesaggio che eravamo abituati a vedere, boschi che ci offrivano frescura e bellezza, oliveti e i pascoli che parlavano del lavoro e della cura di generazioni, ora appaiono inceneriti, terribilmente distrutti», dichiara il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva. «Gli incendi, il più delle volte frutto di incuria e soprattutto di dolo – sottolinea – sono una ferita profonda inferta al creato e a noi stessi, perché tutto è connesso». Quando la natura soffre, «anche noi soffriamo. La ragione è semplice: noi stessi siamo terra. Quando la distruggiamo, distruggiamo qualcosa di noi». Monsignor Oliva invoca una «conversione ecologica», chiama alla «cura della nostra terra con gesti concreti, educandoci al rispetto dell'ambiente, contrastando l'illegalità e l'indifferenza, promuovendo la cultura della prevenzione e della responsabilità civile». Ringraziando i soccorritori, il vescovo si rivolge alle comunità colpite: «Non siete soli! Trasformate questa ferita in un'occasione di rinnovato impegno per la custodia del creato e per la solidarietà fraterna. Da questa prova – conclude – può rinascere una vita più forte, più attenta, più sensibile nei confronti della casa comune».

© RIPRODUZIONE RISERVATA