Il Pride proibito anti-Orban è già diventato un caso politico
di Redazione
Anche la leader del Pd Schlein e il numero uno di Azione Calenda attesi a Budapest. Tajani (Fi): divieto sbagliato. Nei giorni scorsi due sindaci di FdI hanno autorizzato iniziative analoghe

Il Pride “proibito” di Budapest si farà, e ci saranno anche tanti italiani guidati dall’opposizione al gran completo (o quasi). Elly Schlein e Carlo Calenda si trovano già in città insieme ad alcuni esponenti dei rispettivi partiti. Giuseppe Conte non sarà presente ma ha inviato una delegazione di M5s e lo stesso hanno fatto i leader di Iv, Avs e +Europa. La parata, quest’anno, non si sarebbe dovuta fare per ordine di Viktor Orbán in persona. L’Ungheria dal 2021 punisce la rappresentazione pubblica di «divergenza dall’identità di sé corrispondente al sesso alla nascita, cambio di sesso o omosessualità», e lo scorso marzo ha vietato il Pride con l’intento di «proteggere i minori». Il sindaco di Budapest ha però permesso comunque lo svolgimento della manifestazione facendola passare per “evento municipale”, che non richiede dunque l’approvazione della polizia.
Il primo cittadino, Gergely Karácsony, viene da un partito ecologista di centrosinistra e ha sempre avuto posizioni molto critiche nei confronti di Orbán. Questa volta ha anche l’appoggio delle istituzioni europee. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio Europeo, ha sottolineato che «il diritto di riunirsi pacificamente va rispettato da tutti gli Stati membri. Criminalizzare l’organizzazione del Pride o imporre multe ai partecipanti andrebbe contro tutto ciò in cui crediamo come Unione». Ha quindi lanciato un appello alle autorità ungheresi affinché permettano alla manifestazione di svolgersi «senza timore di sanzioni». Gli organizzatori della parata rischiano infatti un anno di reclusione, mentre i partecipanti potrebbero incorrere in multe fino a 500 euro.
Nel frattempo, dall’Italia, Calenda ha respinto le minacce del governo ungherese: «Le uniche conseguenze legali le dovrebbe avere Orbán per violazione dello stato di diritto e per essere un servo sciocco di Putin». Stamattina a Budapest il Partito socialista europeo terrà anche una sua riunione. La delegazione italiana al Pride comprende almeno 40 eurodeputati, tra cui Alessandro Zan: «Sappiamo che possiamo correre dei rischi - ha commentato il dem - ma battersi per la libertà è molto più importante». Anche FI si è schierata contro il divieto ungherese: il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha infatti sottolineato che «la manifestazione delle proprie idee è il sale della democrazia». FdI non ha commento la vicenda, ma nei giorni scorsi il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, coordinatore regionale del partito, ha concesso il patrocinio dell'amministrazione comunale al “Toscana pride party”, suscitando forti critiche da parte della Lega. Analoga autorizzazione l’ha data il sindaco meloniano di Piombino, Francesco Ferrari.
A Budapest non ci sarà l’eurodeputata di Avs Ilaria Salis (detenuta per oltre un anno in un carcere ungherese), che attende la decisione sulla richiesta di revoca della sua immunità avanzata da Budapest.
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