I poliziotti feriti nell'esplosione: «Qualcuno da lassù ci ha protetto»
Il racconto concitato dei due agenti sopravvissuti, Francesco D’Onofrio e Marco Neri, durante la visita del cardinale vicario Baldo Reina: «Non sappiamo ancora spiegarci perché non siamo morti»

«Qualcuno da lassù ci ha protetto», dicono al cardinale vicario Baldo Reina l'agente di Polizia Francesco D’Onofrio e il viceispettore Marco Neri, rimasti feriti al momento dell’esplosione dello scorso 4 luglio in via dei Gordiani, a Roma. Sono ricoverati nella stessa stanza al policlinico Umberto I. Ancora non riescono a spiegarsi come siano riusciti a sopravvivere. Il porporato ieri è andato a trovarli. «Vi porto il saluto, l’abbraccio e la gratitudine di Papa Leone XIV e di tutta la diocesi di Roma per quello che avete fatto con grande generosità», ha detto il cardinale, che è arrivato nell’ospedale intorno alle 13, accompagnato dal questore della Capitale Roberto Massucci.
È stato un incontro che ha visto momenti di commozione, di preghiera e anche qualche risata. Sintomo che davvero il peggio sembra essere passato. «I dolori si sono attenuati anche con l’aiuto della morfina – hanno raccontato i poliziotti, che hanno riportato ustioni sulle braccia e sulla schiena -. C’è da attendere, ci vuole tanta pazienza». Entrambi hanno ancora negli occhi ogni singolo istante dell’incidente. «Non è rimasto più niente dove ci trovavamo – hanno aggiunto -. Non c’è una spiegazione logica di come siamo rimasti in vita. Abbiamo visto la pelle che si incendiava, le radio e i cinturoni sciogliersi. Cadevano detriti come proiettili. Un pezzo di cemento ci è passato a fianco e ha ribaltato una macchina. Non si vedeva nulla, era come camminare nel buio più totale. Eppure – hanno aggiunto -, abbiamo preso la strada giusta. È come se qualcuno, forse santa Barbara e San Michele Arcangelo, ci avesse protetto creandoci una bolla attorno».
A ricostruire la dinamica ci ha pensato anche il questore. Massucci ha spieg

ato che quando i poliziotti sono arrivati sul posto era già scoppiato il primo incendio causato dalla fuga di gas. Hanno quindi fatto evacuare più velocemente possibile chi era presente, ma due persone hanno tardato ad allontanarsi. Gli agenti sono quindi rientrati nell’area per portarli in salvo. In quel momento si è verificata la seconda esplosione. Prima di andare via, il cardinale ha guidato una preghiera. Tra gli altri, erano presenti anche monsignor Andrea Manto, vicario Episcopale per la Pastorale della Salute e Coordinatore dell'Ambito della cura delle età e della vita, e il cappellano del policlinico don Marco Simbola. «Ringraziamo il Signore perché tutto è andato bene - ha detto il porporato - e preghiamo per voi, per le famiglie coinvolte e per quelle che hanno avuto difficoltà con la casa, perché tutto quello che è successo poteva sfociare in una tragedia, ma i danni ci sono. Siamo qui ad assicurare la nostra vicinanza». Il porporato li ha quindi benedetti e li ha ringraziati ancora per il loro servizio. «Avete salvato tante persone - ha concluso -. Questo vi fa onore e vi farà onore per sempre. Quello che è successo resterà indelebile nella vostra memoria. Sentitevi avvolti da tante preghiere e dall’affetto di tanti cittadini e di tanti cristiani che vi vogliono bene».
Francesco D’Onofrio aveva al collo la corona del Rosario di papa Francesco. Gli ha fatto compagnia nelle ultime notti insonni. «Me l’ha portata in ospedale un mio amico sacerdote quando ha saputo dell’incidente – ha raccontato -. Me l’ha consegnata dicendomi che gli era stata donata proprio dal pontefice». Qualche ora più tardi, è arrivato anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Ci tenevo a incontrarli e a portar loro l’abbraccio della città — ha detto il primo cittadino dopo la visita —. Non appena si rimetteranno li aspetto in Campidoglio, insieme agli altri operatori che sono intervenuti, per il giusto riconoscimento che la città deve loro». Nel pomeriggio, il cardinale vicario si è recato anche nella parrocchia di San Giuseppe Cafasso, distante poco più di un chilometro dal luogo dell’incidente, incontrando il parroco padre Gaetano Saracino.
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