Fare testamento? Non è solo «roba da ricchi». Chi e come lascia solidarietà

Sempre più enti non profit diventano destinatari di fondi e progetti, mentre l'incertezza globale causa una lieve flessione delle persone propense a fare gesti di generosità. Ecco i numeri
September 11, 2025
Fare testamento? Non è solo «roba da ricchi». Chi e come lascia solidarietà
Per la prima volta le organizzazioni non profit attive in Italia hanno fornito una fotografia aggiornata sui lasciti testamentari, grazie ad una nuova ricerca presentata ieri a Roma – alla vigilia della Giornata internazionale del Lascito Solidale che verrà celebrata il 13 settembre – in un incontro organizzato dal Comitato Testamento Solidale in collaborazione con Vita. Una ricerca, compiuta per il tredicesimo anno dall’Istituto Walden Lab, che ha riguardato anche un campione di popolazione e che quindi offre uno spaccato quanto mai ampio di un tema conosciuto ora dall’82% degli italiani (dato enormemente cresciuto dal 52% della prima ricerca).
Emerge un quadro in chiaroscuro, ma resta ben saldo e motivato un ottimismo di fondo, come rimarcato a più riprese da Rossano Bartoli, portavoce del Comitato e presidente della Lega del Filo d’Oro.
Ecco comunque la sintesi dei dati: si avverte una leggera flessione nella propensione degli italiani verso i lasciti solidali, fenomeno che sembra riflettere un calo di fiducia nel futuro, dovuta all’instabilità che regna negli scenari mondiali. I dati mostrano infatti una diminuzione dal 18% al 15% della propensione a fare testamento, mentre si registra una crescita significativa (+5 punti) del pregiudizio secondo cui i lasciti riguarderebbero solo «chi è ricco o ha molte proprietà». Proprio per il peggioramento della percezione collettiva sul futuro, emerge la diminuita volontà di prendere impegni a lungo termine che possano «sottrarre risorse al futuro dei miei eredi». Rimane però invariata al 68% la percentuale di chi coinvolgerebbe i familiari nella decisione del lascito, confermando l’importanza del dialogo intergenerazionale in queste che sono vere e proprie scelte di solidarietà «e che hanno a che fare più con la vita che con la morte», come ha chiosato la giornalista Maria Soave, moderatrice dell’incontro cui hanno preso parte, oltre a Bartoli, Flavia Fiocchi, consigliere nazionale del Notariato con delega per il Sociale; Paolo Anselmi, presidente WaldenLab; Anna Rita Longo, Università del Salento; Jean-Luc Giorda, psicologo, psicoterapeuta.
Per quanto concerne invece la rilevazione compiuta tra ben 197 enti del Terzo Settore, emerge che tra il 2020 e il 2024, il settore dei lasciti solidali mostra una chiara tendenza positiva: cresce di 11 punti la percentuale di organizzazioni non profit che hanno ricevuto un numero di lasciti compreso tra 1 e 5 e di di 3 punti la percentuale di quelle che hanno ricevuto un numero di lasciti compreso tra 6 e 30 ed anche di chi ne ha ricevuti più di 30; complessivamente, cresce di 16 punti la percentuale delle organizzazioni non profit che hanno ricevuto almeno un lascito. Cresce anche il peso percentuale dei lasciti sul totale delle raccolte fondi, praticamente raddoppiato in appena 4 anni. E il 77% degli enti prevede un ulteriore aumento in futuro.
«I dati della nostra ricerca – ha detto a tal proposito Rossano Bartoli – confermano una tendenza molto incoraggiante, che contrasta con le preoccupazioni emerse dall’indagine sulla popolazione generale. Durante il periodo pandemico e post-pandemico, dal 2020 al 2024, abbiamo assistito a una vera e propria crescita del fenomeno dei lasciti solidali: questo ci dice che il lascito solidale si sta diffondendo capillarmente nel tessuto del Non Profit italiano. Ancora più rilevante è il dato economico: il peso dei lasciti sul totale delle raccolte fondi è quasi raddoppiato, dimostrando che si tratta di una forma di sostegno sempre più strategica per la sostenibilità delle nostre organizzazioni».
Flavia Fiocchi e il Notariato intendono «rassicurare gli italiani su un aspetto fondamentale: fare un lascito solidale non significa in alcun modo mettere a rischio i diritti dei propri familiari. La legge italiana tutela, infatti, rigorosamente la quota legittima degli eredi. È anche importante sfatare il pregiudizio, evidenziato dalla nostra ricerca, secondo cui i lasciti sono di appannaggio solo di chi possiede grandi patrimoni: anche un piccolo gesto può fare la differenza e rappresentare un atto di generosità verso le future generazioni». Ancora una volta, come già nelle ricerche degli anni passati, è emersa inoltre l’importanza della comunicazione per far conoscere agli italiani la cultura della solidarietà che passa attraverso i lasciti testamentari, per una “bellezza che resta”, secondo lo slogan che non a caso campeggiava sull’incontro di ieri.

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