Così Hope è diventata italiana. Grazie alla sua prof
Avvenire aveva raccontato la vicenda della 18enne che si era messa in fila davanti alla Questura di Torino con la docente, per avere i documenti necessari alla maturità. Il traguardo è stato raggiunto

Non è stata certamente una passeggiata, ma adesso possiamo chiamare Hope con il suo nome italiano, Speranza. Il 26 febbraio la studentessa 18enne dell’ultimo anno dell’istituto enogastronomico Beccari - alla periferia di Torino - nata in Italia, ma ancora priva di cittadinanza e con il permesso di soggiorno scaduto, ha finalmente potuto ritirare la carta di identità all’anagrafe della sua città.
Avevamo raccontato la sua storia su Avvenire il 24 gennaio scorso, quando la ragazza, come raccontavano le cronache locali, si era messa in fila in questura con la sua professoressa d’italiano Rachela Baroni, una scout che ha deciso di aiutare la ragazza, a superare le tante barriere burocratiche che le avevano impedito di ottenere il rinnovo del permesso e di presentare la domanda di cittadinanza. In base alla legge che risale al lontanissimo 1992, questa richiesta va presentata tra i 18 e i 19 anni per il figlio di stranieri che risiede ininterrottamente nel Belpaese dalla nascita.
«Hope avrebbe comunque potuto dare l’esame anche senza il permesso, ma adesso che ha i documenti può ad esempio andare a ritirare la licenza media e arrivare alla maturità esattamente come i suoi compagni di classe. E in estate potrà partecipare agli stage che sono molto importanti per l’inserimento lavorativo degli studenti che come lei hanno scelto di lavorare nell’accoglienza turistica», precisa Rachela Baroni, la prof che ha affrontato con la sua allieva le file dei migranti all’alba per presentare domanda di rinnovo del permesso.
Un caso che aveva colpito l’opinione pubblica sia per la storia, che rappresenta tutte le difficoltà spesso ignorate delle seconde generazioni (secondo i dati Ismu sono un milione gli studenti senza cittadinanza negli istituti di ogni ordine e grado della Repubblica) che per l’impegno civile della docente e dell’istituto.
La studentessa ha sempre avuto buoni voti, ma è orfana di madre dall'agosto 2023 e, al colmo dello sconforto, tre mesi dopo aveva chiesto aiuto alla professoressa, coordinatrice della classe. Non aveva il medico di base né il codice fiscale e non aveva nemmeno potuto presentare la domanda di ammissione all'esame di Stato entro il 30 dicembre scorso.
«Ogni volta che si presentava a fare la fila in Questura con il padre veniva rimandata indietro per qualche problema. Si sentiva precaria e impotente, non riusciva ad accedere agli uffici e quindi le ho proposto di accompagnarla - racconta Rachela Baroni -. Era diventata una corsa contro il tempo perché Hope compie 19 anni a maggio».
Avevamo raccontato la sua storia su Avvenire il 24 gennaio scorso, quando la ragazza, come raccontavano le cronache locali, si era messa in fila in questura con la sua professoressa d’italiano Rachela Baroni, una scout che ha deciso di aiutare la ragazza, a superare le tante barriere burocratiche che le avevano impedito di ottenere il rinnovo del permesso e di presentare la domanda di cittadinanza. In base alla legge che risale al lontanissimo 1992, questa richiesta va presentata tra i 18 e i 19 anni per il figlio di stranieri che risiede ininterrottamente nel Belpaese dalla nascita.
«Hope avrebbe comunque potuto dare l’esame anche senza il permesso, ma adesso che ha i documenti può ad esempio andare a ritirare la licenza media e arrivare alla maturità esattamente come i suoi compagni di classe. E in estate potrà partecipare agli stage che sono molto importanti per l’inserimento lavorativo degli studenti che come lei hanno scelto di lavorare nell’accoglienza turistica», precisa Rachela Baroni, la prof che ha affrontato con la sua allieva le file dei migranti all’alba per presentare domanda di rinnovo del permesso.
Un caso che aveva colpito l’opinione pubblica sia per la storia, che rappresenta tutte le difficoltà spesso ignorate delle seconde generazioni (secondo i dati Ismu sono un milione gli studenti senza cittadinanza negli istituti di ogni ordine e grado della Repubblica) che per l’impegno civile della docente e dell’istituto.
La studentessa ha sempre avuto buoni voti, ma è orfana di madre dall'agosto 2023 e, al colmo dello sconforto, tre mesi dopo aveva chiesto aiuto alla professoressa, coordinatrice della classe. Non aveva il medico di base né il codice fiscale e non aveva nemmeno potuto presentare la domanda di ammissione all'esame di Stato entro il 30 dicembre scorso.
«Ogni volta che si presentava a fare la fila in Questura con il padre veniva rimandata indietro per qualche problema. Si sentiva precaria e impotente, non riusciva ad accedere agli uffici e quindi le ho proposto di accompagnarla - racconta Rachela Baroni -. Era diventata una corsa contro il tempo perché Hope compie 19 anni a maggio».
Dopo quella data avrebbe dovuto aspettare anni e poi ricominciare magari da capo a presentare domanda in un gioco dell’oca burocratico che riguarda decine di migliaia di ragazze e ragazzi figlie di immigrati nate come lei nel nostro paese e non riconosciuti italiani dalla legge nonostante abbiano sempre vissuto e studiato in Italia.
«Fondamentale» per la professoressa, al fine di districarsi in questi meandri, è stata l’indicazione del consigliere comunale torinese Abdullahi Ahmed, origine somala e primo rifugiato politico eletto, fondatore dell’associazione Generazione Ponte e
presidente della Commissione Consiliare Speciale per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La ricevuta della presentazione della domanda di permesso è stata sufficiente per procedere con la richiesta degli altri documenti.
Anche l’ufficio anagrafe di Torino ha svolto un ruolo importante e in un mese la studentessa ha potuto così ottenere il riconoscimento della cittadinanza. Quindi ha potuto ritirare giovedì 26 in posta la nuova carta d’identità che era scaduta come il suo permesso di soggiorno.
«Hope è felicissima e lo siamo anche noi, siamo tutti molto emozionati e contenti per un risultato così bello che ci riempie di gioia - aggiunge la professoressa Baroni -. Certo, il pensiero ora va a chi deve fare tutto da solo, con difficoltà economiche e linguistiche».
Due le azioni che Hope ha intrapreso con la nuova carta di identità italiana. La prima è stata lo Spid all’Informagiovani del suo quartiere, la seconda è stata la presentazione della domanda per il bando del servizio civile l’anno prossimo con i salesiani per occuparsi dei minori meno fortunati.
Nel frattempo, sta studiando per sostenere l’esame di maturità che per lei ha finalmente il gusto della normalità e, per una volta, la dolcezza del lieto fine.
presidente della Commissione Consiliare Speciale per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
La ricevuta della presentazione della domanda di permesso è stata sufficiente per procedere con la richiesta degli altri documenti.
Anche l’ufficio anagrafe di Torino ha svolto un ruolo importante e in un mese la studentessa ha potuto così ottenere il riconoscimento della cittadinanza. Quindi ha potuto ritirare giovedì 26 in posta la nuova carta d’identità che era scaduta come il suo permesso di soggiorno.
«Hope è felicissima e lo siamo anche noi, siamo tutti molto emozionati e contenti per un risultato così bello che ci riempie di gioia - aggiunge la professoressa Baroni -. Certo, il pensiero ora va a chi deve fare tutto da solo, con difficoltà economiche e linguistiche».
Due le azioni che Hope ha intrapreso con la nuova carta di identità italiana. La prima è stata lo Spid all’Informagiovani del suo quartiere, la seconda è stata la presentazione della domanda per il bando del servizio civile l’anno prossimo con i salesiani per occuparsi dei minori meno fortunati.
Nel frattempo, sta studiando per sostenere l’esame di maturità che per lei ha finalmente il gusto della normalità e, per una volta, la dolcezza del lieto fine.

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