«Caporalato negli opifici cinesi»: l'accusa contro Tod's

La società di Della Valle non è indagata, ma secondo i pm avrebbe agevolato lo sfruttamento non controllando la filiera. «Lavoratori pagati 2,75 euro l'ora»
October 8, 2025
«Caporalato negli opifici cinesi»: l'accusa contro Tod's
Lo store di Tod's in Galleria a Milano / REUTERS
La Procura di Milano ha chiesto l'amministrazione giudiziaria della Tod’s spa, marchio guidato da Diego e Andrea Della Valle per aver agevolato colposamente un «pesante sfruttamento lavorativo» nella propria filiera produttiva. Come per altri casi simili, la società non è indagata, ma sono iscritti per caporalato i titolari degli opifici (perlopiù cinesi) che sfruttavano i lavoratori, in base a quanto accertato dalle ispezioni effettuate dai carabinieri del Nucleo tutela del lavoro.
«Lavoratori che - si legge nella richiesta di amministrazione giudiziaria - vengono pagati 2,75 euro all’ora e il lavoro si svolge prevalentemente di notte, nei giorni festivi (Natale compreso) in una condizione di para schiavitù». Una «tomaia in produzione» in una ditta in subappalto viene così a costare tra 8 e 14 euro, mentre un paio di scarpe sul sito viene venduta a 690 euro. «Due mondi, solo apparentemente distanti, quello del lusso da una parte e quello di laboratori cinesi dall’altra, entrano in connessione per un unico obiettivo: abbattimento dei costi e massimizzazione dei profitti attraverso elusione di norme penali giuslavoristiche». Così il pm della Dda di Milano Paolo Storari in un’integrazione della richiesta di amministrazione giudiziaria per il gruppo che avrebbe agevolato, non controllando la catena di produzione, forme di sfruttamento del lavoro da parte dei sub-fornitori, in particolare opifici cinesi. Negli atti degli accertamenti, condotti dai carabinieri, vengono riportate le dichiarazioni dei lavoratori degli opifici-dormitorio e le condizioni di scarsa sicurezza. Alcuni operai hanno raccontato, ad esempio, anche che pagavano «150 euro al mese» per dormire in «camere» messe a disposizione dai titolari degli opifici. «Si riscontra la presenza di dormitori e refettori, praticamente quasi la totalità dei laboratori ispezionati anche in altre procedure, la manodopera è attinta a ciclo continuo h/24 - scrive il pm - con particolare produttività nelle ore notturne e nelle giornate festive, allorquando l’incidenza di eventuali controlli da parte degli enti preposti è pari allo zero». Un quadro da cui emergono «paghe da fame, lavoro notturno e festivo, luoghi di lavoro fatiscenti, dove si lavora, si mangia e si dorme, macchinari privi di sistemi di sicurezza per aumentare la produttività» scrive il pm nel ricorso in Cassazione.
La richiesta di amministrazione giudiziaria per Tod’s spa infatti risale allo scorso dicembre, ma è stata resa nota ieri, in quanto oggetto di una questione di competenza territoriale che dovrà essere discussa il 19 novembre prossimo davanti alla suprema Corte. Lo scorso marzo il Tribunale sezione misure di prevenzione aveva respinto la richiesta della procura di Milano perché, nel caso dei laboratori lombardi, aveva ritenuto che il mancato controllo sui subfornitori sarebbe stato da attribuire alla società appaltante italiana cui Tod’s aveva affidato la commessa in prima battuta, che a sua volta aveva subappaltato ai laboratori cinesi. Il Tribunale aveva anche eccepito che i capi di abbigliamento prodotti da questi laboratori erano destinati ai dipendenti di Tod’s e non alla vendita. Per quel che riguarda invece i laboratori cinesi nelle Marche, cui Tod’s aveva direttamente appaltato la produzione di tomaie, il Tribunale aveva stabilito che la competenza a procedere spettasse alle autorità giudiziarie marchigiane.
In maggio, dopo il ricorso della procura, la Corte d’Appello di Milano ha stabilito che ci sono evidenze per procedere, ma aveva eccepito che siccome il fatturato maggiore riguarda i laboratori marchigiani, la competenza territoriale è di Ancona. «Abbiamo sempre rispettato le regole e così si impegnano a farlo i fornitori», ha comunicato Tod’s spa in una nota.

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