Amoroso: il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento
Davanti a Sergio Mattarella, il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso presenta gli indirizzi giurisprudenziali e le sentenze che hanno caratterizzato l'ultimo anno

«Il futuro è divenuto incerto e nello scenario globale vari parametri sembrano in rapido e imprevedibile mutamento. Ma lo stato di diritto costituisce ancora un saldo ancoraggio del vivere insieme come consorzio civile con comunanza di valori e principi fondamentali, i quali danno corpo al patto fondativo della società», così il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, ha aperto la riunione straordinaria della Consulta alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oltre che dei presidenti di Camera e Senato e del Guardasigilli.
«Oggi siamo a 15 giudici, ma recentemente abbiamo operato anche a 11 giudici», ha puntualizzato all'inizio. Con un collegio ridotto a 11, la Corte è stata costantemente a rischio di trovarsi impossibilitata a esercitare le sue funzioni in caso di impedimento di un giudice perché non avrebbe raggiunto il quorum, ma come ha sottolineato il presidente la Corte è di nuovo al completo. Il presidente ha presentato la relazione sull'ultimo anno di attività dei giudici costituzionali. «Le pronunce nel 2024 sono state 212, ben 94 contengono dispositivi di illegittimità costituzionale, ossia quasi il 50%», ha spiegato relativamente ai dati sull'operato giurisdizionale. «Sono soprattutto tali ultime sentenze che hanno modificato l'ordinamento giuridico sia cancellando disposizioni quando sono consistite in pronunce meramente caducatorie, sia correggendone altre e inserendone talora di nuove quando la Corte ha fatto ricorso a pronunce additive o sostitutive», ha aggiunto.
Ma la parola chiave riguarda il potere legislativo e i suoi limiti. Il presidente ha spiegato che la scelta del Governo di agire per decreti legge può essere sindacata dalla Corte, se mancano i criteri d'urgenza. «Il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica» ma «ai limiti generali del potere legislativo sono riconducibili il canone della ragionevolezza e quello della proporzionalità, l'uno e l'altro sempre più ricorrenti nella giurisprudenza recente». Consapevole di ciò, ha sottolineato, la Corte ha fatto ricorso ai criteri di ragionevolezza e di proporzionalità «sempre con motivate argomentazioni, con l'effetto comunque di ritagliare, ormai da tempo, un'area più estesa di sindacato sull'esercizio del potere legislativo».
Dopo aver ricordato che «il legislatore nazionale si muove quasi sempre in un contesto europeo segnato dall'appartenenza all'Unione europea» e che gli ordinamenti giuridici dei 27 Paesi tendono all'armonizzazione per affrontare, «uniti nella diversità», le sfide del nuovo secolo, Amoroso si è soffermato su alcune sentenze e i relativi temi che hanno caratterizzato il 2024. Tra questi ha ribadito la protezione che la Costituzione riconosce ai minori: «Il loro best interest è al fondo di varie discipline di tutela». Per quanto riguarda gli stranieri in Italia il presidente ha ricordato che «lo status di cittadino di Paese terzo è venuto in rilievo sotto il profilo dell'emersione del lavoro irregolare e della discriminazione indiretta». Molte pronunce di incostituzionalità hanno riguardato poi la protezione dei diritti sociali riconosciuti dalla Carta. Tra questi il diritto a una casa, per esempio. «La Corte - ricorda - ha da tempo riconosciuto che il bisogno abitativo esprime un'istanza primaria della persona umana radicata sul fondamento della dignità. Per questo ha ravvisato nel diritto all'abitazione i tratti di un diritto sociale inviolabile». In un passaggio sulle espressioni della Corte relative al fine vita, ha specificato invece che «la sentenza 135 ha ribadito i presupposti della precedente pronuncia», ossia che chi agevola la fine della vita non è punibile soltanto nelle condizioni previste espressamente dalle sentenze della Corte.
Amoroso ha voluto poi ricordare che la pena deve essere proporzionata alla fattispecie penale affinché non sia compromessa la sua finalità rieducativa. «L'esecuzione della pena deve tendere alla riabilitazione del condannato con modalità che non rappresentino aggravamenti ingiustificati della stessa». Rispondendo poi in conferenza stampa ai giornalisti, sui sucidi in carcere e sulla sentenza relativa all'affettività in carcere, ha specificato che «i suicidi sono una tragedia» e «la Corte è consapevole delle difficoltà organizzative» per rendere effettivo questo diritto all'affettività, ma prima «c'era un vero impedimento alle visite che ora è stato rimosso, quindi la Corte ha svolto il suo compito».
Rispondendo invece sul Ddl Sicurezza ha spiegato che il principio di omogeneità al decreto legge va valutato caso per caso e non è detto che ricorra anche per questa legge. Sulla pronuncia per il terzo mandato ha spiegato che «la Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l'assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti e quindi questo vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale, la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario». «Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte», ha ricordato infine rispondendo sulle questioni relative al conflitto tra i poteri e a quelli di attribuzione. E sullo scontro tra toghe e Governo ha commentato: «Il confronto e la critica è sempre possibile. I giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si ritrova nelle motivazioni dei loro provvedimenti, che sono comunque criticabili, anche aspramente. Non è accettabile però che ci possano essere attacchi personali perché qui si va su un terreno diverso, di delegittimazione della magistratura ed è poi un terreno scivoloso che bisogna evitare a tutti i costi».
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