Al via dal 15 settembre le domande per il bonus psicologo: non sarà per tutti

Per il 2025 si stimano almeno 400mila richieste, ma solo poco più di uno su 100 avrà il contributo
August 11, 2025
Al via dal 15 settembre le domande per il bonus psicologo: non sarà per tutti
Cc Pexels, Alex Green |
È ufficiale: dal 15 settembre al 14 novembre sarà possibile presentare la domanda per richiedere il bonus psicologo. Come scritto nel decreto interministeriale (Salute-Mef), pubblicato il 9 agosto scorso in Gazzetta Ufficiale, la misura è finanziata per il 2025 con 9,5 milioni di euro: una cifra che rischia di essere nuovamente insufficiente a coprire l’intera domanda.
Si stima che nel 2025 le richieste di bonus saranno oltre 400mila. Il sostegno economico è per chi vuole iniziare un percorso di psicoterapia affrontando ansia, stress o depressione. Il beneficio è destinato ai cittadini con un reddito Isee non superiore ai 50mila euro e riconosce fino a 50 euro per seduta, a prescindere dal suo costo. Il massimo contributo a persona è di 1.500 euro per chi ha un Isee sotto i 15mila; di 1.000 euro per chi ha un Isee tra i 15 e i 30mila e fino a 500 euro per i richiedenti con reddito tra 30 e 50 mila euro. «Il contributo può essere richiesto una sola volta ed è utilizzabile presso gli specialisti privati regolarmente iscritti nell’elenco degli psicoterapeuti, che abbiano comunicato l’adesione all'iniziativa al Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi», hanno spiegato i ministeri. Con questi numeri, è evidente che le risorse distribuite per scorrimento non saranno sufficienti per tutti coloro che ne avrebbero diritto: i fondi stanziati al momento potrebbero coprire all’incirca le richieste di solo 6.300 persone, poco più di una su 100. Un problema che si trascina pure su quest’anno, dunque, dato che anche nel 2024 le istanze sono state 400mila, ma solo 3.325 cittadini ne hanno avuto diritto.
Il bonus insomma mostra tutti i suoi limiti, non solo nel soddisfare le domande, ma anche nel rispondere al vero fabbisogno della nostra società. Basti pensare che nel 2024, oltre 16 milioni di italiani hanno avuto disturbi psicologici di media o grave entità, in aumento del 6% rispetto al 2022. Più del 10% delle famiglie, inoltre, ha almeno un componente con una malattia mentale o una malattia neurologica.
Per tutto questo Pubblica, ente del terzo settore senza scopo di lucro, a fine luglio ha lanciato un appello chiedendo di firmare la proposta di legge "Diritto a stare bene" per garantire che siano finanziate tutte le richieste attraverso un sistema misto di finanziamento pubblico e privato in decontribuzione. La campagna coordinata da Pubblica punta a raccogliere le 50mila firme per portare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per istituire in Italia un servizio pubblico nazionale di psicologia, ossia garantire uno psicologo gratuito a tutte e a tutti e rendere così il benessere psicologico un diritto garantito.
La chiusura della raccolta firme è il 10 dicembre 2025. Il testo della proposta presentata a fine luglio in Senato prevede, tra le altre cose, proprio il finanziamento del bonus psicologo per il 100% di coloro che avendone i requisiti ne faranno richiesta, oltre a un sistema psicologico pubblico integrato nel Servizio Sanitario, articolato su tre livelli – nazionale, regionale e territoriale – fondato su strutture operative stabili e personale qualificato attraverso percorsi di formazione uniformi. In particolare, il progetto prevede l’introduzione su scala nazionale dello "psicologo di base", la stabilizzazione e il potenziamento del bonus psicologo, il riconoscimento e l'accreditamento del ruolo del terzo settore e l'istituzione di un’Autorità Garante con lo scopo di vigilare sulla tutela dei diritti psicologici e la riforma della formazione specialistica universitaria per gli psicologi, analoga a quella dei medici specializzandi, con contratti di formazione-lavoro retribuiti. Nel testo, frutto di un lavoro svolto per oltre tre anni da un comitato scientifico composto da accademici, professionisti ed esperti nel campo dei diritti, si chiede infine di investire 3,3 miliardi di euro annui per la strutturazione di una Rete Psicologica Nazionale.
Pubblica non è l’unica a lanciare l’allarme. Tra i primi firmatari della proposta c’è Luigi Di Maio, che a luglio ha dichiarato: «È la prima che firmo da tanti anni e lo faccio con convinzione». «La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale sul bonus psicologo è una notizia positiva – ha commentato invece Ilenia Malavasi, deputata del Pd e componente della Commissione Affari Sociali –, ma non basta in alcun modo. Se davvero vogliamo garantire il diritto alla salute mentale per tutte e tutti, è necessario allargare la platea dei beneficiari, aumentare le risorse e rendere strutturale questa misura». In un momento storico in cui «le fragilità sono in aumento, soprattutto tra giovani, studenti, lavoratori precari e donne, dobbiamo smettere di considerare questi interventi come straordinari e una tantum. È ora di rendere strutturale il bonus psicologo – insiste –, ampliando le fasce di reddito coinvolte e semplificando l’accesso. Inoltre, riteniamo necessario proseguire con l’iter parlamentare per istituire lo psicologo di base delle cure primarie».
Del resto, i benefici sanitari ed economici di un supporto psicologico così esteso sono quantificabili. Per esempio, secondo un’analisi condotta dall’Università La Sapienza sui dati di 3.400 utenti della piattaforma “Unobravo” (il centro medico di psicologia online), il servizio consentirebbe anche di abbattere le liste d'attesa e ridurre i costi della sanità pubblica. Guardando le dichiarazioni dei partecipanti allo studio, infatti, si vede che chi ha intrapreso un percorso di supporto psicologico di almeno sei mesi ha dichiarato una riduzione nell’utilizzo di prestazioni sanitarie: accessi al pronto soccorso, visite specialistiche ed esami da laboratorio. In particolare, proprio sugli accessi al pronto soccorso, nel campione analizzato si è evidenziata una diminuzione del 50%, del 15% degli esami e del 10% delle visite specialistiche.
Insomma, come dicono i coordinatori della campagna per il “diritto a stare bene”, non si tratta di una legge per cambiare la psicologia in Italia, ma per cambiare l’Italia partendo dal benessere psicologico.

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